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PoLuMe, Ustra: ‘Il futuro del progetto è incerto’

L’Ufficio federale delle strade informa i Comuni interessati di voler analizzare i risultati della scorsa votazione per capire come reagire

Qualcosa di più di una pausa di riflessione
(Ti-Press)

L’Ufficio federale delle strade (Ustra) fa un mezzo passo indietro sul progetto di potenziamento autostradale fra Lugano e Mendrisio. “Fintanto che non ci saranno i necessari chiarimenti politici, la continuazione del PoLuMe resta quantomeno incerta”. Testuali parole di Ustra rivolte ai Comuni interessati dal disegno tanto atteso quanto criticato. Con l’annullamento dell’ultima riunione del Gruppo di accompagnamento politico al progetto, si è motivato nero su bianco non solo la necessità di fare una riflessione, ma che il futuro potrebbe prendere un risvolto inatteso. Una decisione che segue il risultato della votazione popolare del 24 novembre che ha sonoramente bocciato il potenziamento autostradale a livello cantonale e in tutti i Comuni toccati, da nord a sud.

Bissone propone le varianti caserecce

Ustra, si legge nella comunicazione, “ha deciso di prendersi il tempo necessario per capire le ragioni del no, analizzare il risultato nel dettaglio e definire come proseguire”. Volontà che è stata presa come una palla al balzo dal villaggio lacustre – che sulla carta dovrebbe essere uno dei maggiori beneficiari del PoLuMe – che durante l’ultima seduta di Consiglio comunale (Cc) ha sterzato verso le due varianti ‘made in Bissone’. Ovvero l’alternativa ‘bassa’ proposta dal consigliere comunale Roger Bacciarini, che vede l’interramento delle corsie autostradali poco prima dell’abitato; e quella del municipale Ludwig Grosa di sommergere l’autostrada attraverso dei ponti di Archimede. È stato proprio Bacciarini a proporre ai suoi colleghi del legislativo il voto consultivo che chiedeva loro se, in caso di concretizzazione del progetto Ustra – che a oggi rimane un punto interrogativo –, fossero favorevoli alle varianti proposte in ‘casa’. Sedici i favorevoli, 0 i contrari e due gli astenuti. Una votazione che non è stata tradotta in una risoluzione e che va quindi considerata in quanto segnale politico.

D’altronde, non è una novità, che più si procede verso sud, più la percentuale dei contrari cresce e si fa sentire. Dal ‘no’ del distretto di Lugano con il 55,03%, si passa al 55,80% di Melide, dopo il quale c’è Bissone con il suo 65,64%, Val Mara (67,28%), arrivando al distretto di Mendrisio, dove la bocciatura ha raggiunto quasi il 63%. Il controverso progetto non ha avuto vita facile, diverse anche le criticità sollevate dall’Associazione traffico e ambiente (Ata), i Cittadini per il territorio e il Comitato No alla terza corsia.

Le reazioni dei distretti

Lugano e Mendrisio sulla parziale retromarcia

Il primo ad augurarsi che Ustra e l’autorità federale tengano ora in debito conto l’onda di ‘no’ arrivata il 24 novembre scorso dai Comuni del Mendrisiotto e Basso Ceresio – in consultazione il potenziamento della rete delle strade nazionali – è stato, su queste colonne, il presidente della Commissione regionale dei trasporti Andrea Rigamonti. All’orizzonte, ci ha fatto presente un paio di settimane fa, c’è il rischio che al prossimo decreto la popolazione faccia sentire di nuovo la sua voce. E a quanto pare lo si è ascoltato: prima si è annullata la riunione (già in programma) del Gruppo di lavoro di accompagnamento politico al PoLuMe, poi si è annunciata la volontà di fermarsi a riflettere, infine, si è inserita (almeno per adesso) una parziale retromarcia. A parlare in queste settimane, del resto, sono stati anche gli atti parlamentari e le prese di posizione a cui si è dato voce negli enti locali.

Vista da Mendrisio, anche Samuele Cavadini, sindaco della Città, ritiene che «alla luce del voto è chiaro e comprensibile che occorra ripensare un po’ l’impianto di certi progetti. Come Municipio crediamo opportuno riflettere, appunto, sull’impostazione dei dossier e confrontarci con l’Ufficio federale delle strade per capire cosa fare». Del resto, viene da pensare che al veto giunto dal Distretto non sia estranea neppure la volontà federale di realizzare una corsia dedicata ai Tir lungo l’A2 fra Coldrerio e Balerna. «La cittadinanza ha dato un segnale proprio a fronte di quanto sta avvenendo nel Mendrisiotto, come nel caso dell’area di sosta per i camion».

‘Costruire insieme un precedente virtuoso’

Dal canto suo Filippo Lombardi, municipale di Lugano, titolare del Dicastero sviluppo territoriale e presidente della Commissione regionale dei trasporti del Luganese (Crtl), ribadisce quanto dichiarato in seguito alla votazione popolare del 24 novembre. In estrema sintesi, l’esito della consultazione rappresenta una frenata per il progetto stradale. Nell’ipotesi che si arrivasse a rinunciare al PoLuMe quale sarebbe la posizione della Città? «Sarebbe un risultato negativo, nella misura in cui il PoLuMe è ritenuto utile per eliminare il traffico parassitario che transita attraverso Lugano». La pausa di riflessione è dettata anche dal timore che un eventuale altro referendum possa affondare il progetto. «Questo è un problema generale di questo Paese dal quale non ne usciremo almeno per alcune generazioni».

Dalla pausa di riflessione possono nascere soluzioni in grado di raggiungere un consenso abbastanza ampio, se non pieno. Si può anche considerare la pausa di riflessione come un’opportunità, sostiene il municipale di Lugano. In che senso? «Non sono svaniti i miliardi di franchi che erano previsti per i progetti che non verranno realizzati – risponde Lombardi –. Nel conto stradale ci sono, anzi si accumulano anno dopo anno grazie alla benzina che gli automobilisti pagano. Se per far accettare il PoLuMe bisogna inserire misure di fiancheggiamento addizionali nel Mendrisiotto, lo chiederemo, in accordo con i colleghi della Commissione dei trasporti del Mendrisiotto». Secondo il presidente della Crtl «l’Ustra ha già fatto un buon lavoro e sono stati fatti passi avanti rispetto al progetto iniziale. Dovremmo ora riuscire a costruire assieme (tra Luganese e Mendrisiotto) un precedente virtuoso nel quale si dimostra che introducendo alcuni mezzi addizionali e dando soddisfazione alle aspettative della popolazione, si potrebbe ottenere anche un sufficiente, se non pieno, consenso per portare avanti le opere. In altre parole, questa pausa di riflessione potrebbe essere un’opportunità. Ad esempio usando forse meglio il denaro, mettendo in opera meno chilometri di strada ma trovando alternative più accurate e più integrate».

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