Sono in aumento nel Ceresio i praticanti dei bagni invernali, sulle orme di ‘Iceman’ Wim Hof
Tuffo, nuotata, poi fuori ad asciugarsi sotto il sole. Normale, in un lago. Un po’ meno quando la temperatura dell’acqua, e quella dell’aria, sono pochi gradi sopra lo zero. Eppure, sta prendendo piede sul Ceresio la pratica dei bagni invernali. Il 15 dicembre era in programma la ‘Mara Christmas’, 90 metri nelle acque di Maroggia, mentre il 26, Santo Stefano, si perpetuerà la tradizione de ‘Un tuffo in Paradiso’.
Al di fuori di questi eventi, al limite un po’ folcloristici, si sta consolidando un movimento di abituali... ‘nuotatori del freddo’. Sono ancora relativamente pochi, ma ormai non è raro notare in pieno inverno persone che per piacere, e per il benessere psicofisico, si immergono regolarmente nel lago da vari punti della riva, fra Paradiso e Castagnola. Non è un’esclusiva luganese: a Losanna è stata appositamente realizzata la struttura ‘Bains des rives’ con tanto di sauna. D’accordo, c’è pure chi buca la lastra di ghiaccio sfidando lo zero termico, ma è un’altra storia.
Tra gli ‘adepti’ vi sono alcuni volti noti del Luganese. Laura Tarchini, già presidente del Ppd/Centro cittadino, ha iniziato a praticare quest’anno. «Io di natura sono sempre stata freddolosa, ma l’anno scorso ero andata a vedere queste miei conoscenti, tra cui mia sorella (Isabella, ex campionessa di scherma) che già entravano nel lago d’inverno e la cosa mi incuriosiva. Soprattutto mi colpiva vederle così rinate dopo il bagno. Così ho letto il libro di Wim Hof (‘La forza nel freddo’ ndr) e mi sono detta: ci provo. Prima con gli esercizi sotto la doccia, poi a ottobre ho iniziato quando l’acqua era ancora a 19 gradi. Così, proseguendo gradualmente verso l’inverno è più facile. Mentre se si parte quando l’acqua è ormai a nove gradi, come ha fatto una ragazza l’altro giorno, chiaramente è più tosta. Io prima di entrare faccio esercizi sulla scaletta, delle flessioni appesa sulle braccia, fin quando sento che non ce la faccio più, che le braccia stanno per cedere. A quel punto, sempre facendo la respirazione, smetto, scendo la scaletta ed entro diretta».
Il bello, osservo, è che queste donne coraggiose fanno il bagno in bikini... niente muta insomma. «Esatto, io copro solo le estremità, mani e piedi con i guanti e le calze da sub. Col freddo la circolazione va a proteggere gli organi vitali, quindi alle estremità arriva meno sangue. E poi non bisogna restare dentro troppo. In realtà quando si è in acqua il freddo non lo si sente più, ci si anestetizza, però ho notato che se si esagera, dopo arriva un freddo boia perché la temperatura scende e al limite si rischia anche l’ipotermia». Un grado al minuto, ho letto: nove gradi di temperatura, nove minuti di bagno... «Sì, la misura è circa questa, io una volta dentro guardo l’orologio. Appena usciti bisogna fare un po’ di movimento per rimettere in circolazione il sangue, sempre tenendo la respirazione regolare che si ha anche in acqua, come insegna Wim Hof. Poi naturalmente bisogna subito coprirsi bene e bere qualcosa di caldo, noi abbiamo sempre una borraccia di the. Devo dire che il pomeriggio si ha una bella carica di energia addosso. E io, che avevo problemi di sonno, ora dormo molto meglio. Mia sorella e le altre amiche andavano una volta alla settimana, ma visto che mi piace ho iniziato ad andare due volte alla settimana… Alla fine più lo fai più lo faresti, crea una certa dipendenza, ma vado solo nelle giornate col sole, che comunque scalda tanto, poi in riva al lago c’è anche il riflesso dell’acqua».
Intanto i praticanti aumentano, si creano gruppetti. Si è intravisto pure qualche nudista in stile ‘bagno di mezzanotte’. «Nel nostro gruppetto siamo solo in tre: ci chiamiamo ‘Le Olaian’, che è la marca di un poncho che indossiamo per asciugarci dopo il bagno e cambiarci. Quando vedo la gente che cammina nel Parco Ciani tutta imbacuccata, mi rendo conto che probabilmente stiamo passando per matte. Invece, una volta che si inizia a fare questi bagni invernali, cambia la percezione del freddo. È una questione molto mentale».
Simile ma diverso è stato il percorso di Paolo Danzi, arrivato... nelle fredde acque invernali in seguito a un evento traumatico, quando la ‘moda’ (per così dire) non si era ancora sviluppata. «Ho avuto un incidente abbastanza grave con il rampichino, rompendomi una spalla. Ho subito alcune operazioni, purtroppo le cose non hanno funzionato e ho dovuto mettere una protesi all’interno dell’articolazione. Dopo questa operazione mi diedero una serie di antibiotici per bloccare le infezioni, ma purtroppo il corpo reagiva male e per bloccare tutti i batteri dovevo assumere dosi da cavallo. Così mi chiesi come migliorare il mio sistema immunitario. Facendo una ricerca ho trovato il libro di Wim Hof». Questo olandese, diventato personaggio televisivo e recordman, rimanendo due ore in una vasca di ghiaccio, sviluppò poi il cosiddetto ‘Metodo Wim Hof’ capace di sviluppare doti immunitarie grazie a bagni ghiacciati, respirazione e meditazione. L’efficacia scientifica di questo metodo è stata provata da alcuni studi, anche se è ancora oggetto di discussione. Di sicuro c’è chi sostiene di averne tratto beneficio. Ancora Danzi: «Io, che nel frattempo avevo cominciato a fare meditazione mindfulness, per gestire il dolore della spalla, ho iniziato a seguire ciò che spiega Wim Hof, prima le respirazioni, andando un po’ per gradi. Alla fine, con questo sistema di respiri profondi, si riesce anche a scaldare internamente il proprio corpo. Ma soprattutto, quando ci si trova nell’acqua fredda, tutte le preoccupazioni spariscono e questo dà anche benessere psicologico. Dà pure una certa autostima perché se si riesce a nuotare nel lago in gennaio, i problemi da risolvere diventano più piccoli. Personalmente, lo pratico come un sistema curativo, meditazioni e bagni brevi da quattro o cinque minuti. E, un po’ come successo a Wim Hof, io non ho più avuto nessuna influenza».
Keystone
Il famoso Wim Hof
In generale, il nuoto in acque libere ha conosciuto una crescente diffusione (più d’estate...) sul Ceresio, sostenuta dal successo di alcune popolari traversate, a partire dalla Caprino-Lugano, e riscoperta di rive come la Foce del Cassarate, Villa Heleneum o il Piccolo parco di Castagnola, accesso quest’ultimo che verrà modificato per motivi di sicurezza.