Secondo il Wall Street Journal la società sarebbe sotto inchiesta per crimini bancari. Per il fondatore sono voci senza fondamento
La società di criptovalute Tether sarebbe sotto indagine negli Stati Uniti. Ne ha dato notizia venerdì il Wall Street Journal (Wsj) citando fonti vicine alla Procura distrettuale di Manhattan. Secondo quanto emerso, le criptovalute sarebbero state utilizzate per finanziare attività illegali come traffico di droga, terrorismo e ciberattacchi. Il Ceo e fondatore della società Paolo Ardoino, su la Repubblica, ha smentito le accuse affermando che si tratta di “affermazioni avventate quando nessuna autorità è intervenuta per confermare queste voci”.
La notizia rimbalzata da oltre Atlantico sta suscitando interesse a Lugano, essendo la società partner della Città nel campo delle criptovalute. Da noi raggiunto, il sindaco Michele Foletti afferma di aver parlato con Tether della questione. «Da quello che ha potuto appurare, sia con il Dipartimento di Stato americano sia con i suoi legali negli Stati Uniti, non risulta che sia sotto inchiesta». Fra l'altro si è conclusa proprio ieri, 26 ottobre, la seconda giornata del forum Plan B, l'iniziativa congiunta tra la Città di Lugano e Tether per accelerare l'uso della tecnologia bitcoin.
Secondo le fonti sulle quali si basa l’articolo del giornale americano, il Dipartimento del tesoro starebbe pensando di imporre sanzioni contro la società a causa dell’uso diffuso della criptovaluta da parte di “individui e gruppi sottoposti a sanzioni da parte degli Stati Uniti”. Su la Repubblica, Ardoino ha dal canto suo affermato che l'articolo del Wsj “sorvola anche sui ben documentati ed estesi rapporti di Tether con le forze dell’ordine per reprimere i cattivi attori che cercano di abusare di Tether e di altre criptovalute”.