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Anche alla Sant’Anna apre un Pronto soccorso

La clinica di Sorengo porta il totale a tre (e mezzo) nel distretto. ‘È un requisito della pianificazione ospedaliera cantonale per confermare i mandati’

I nuovi spazi
(Ti-Press)
21 ottobre 2024
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Si trova all’entrata, a sinistra della ricezione. Un day hospital con cinque posti letto ambulatoriali e altri spazi per l’urgenza. È il Pronto soccorso (Ps) della Clinica Sant’Anna di Sorengo, che apre ufficialmente i battenti da domani, martedì 22 ottobre, andandosi ad aggiungere a quelli dell’Ospedale Regionale di Lugano, della Clinica Luganese e di Oftalmologia all’Ospedale Italiano, restando solo nel distretto. «E al nostro Ps specialistico in ostetricia», precisa Michela Pfyffer.

C’era già un ambulatorio per visite urgenti

La direttrice della struttura ci spiega la genesi di questo nuovo centro sanitario d’urgenza. «I motivi che ci hanno portato a decidere di aprire un Ps sono fondamentalmente due. In primo luogo, da quattro anni abbiamo già in funzione in ambulatorio per visite urgenti, dove vengono visitati pazienti che si rivolgevano direttamente a noi o che vengono inviati dai medici di famiglia, per delle consultazioni di media e piccola intensità. Si tratta di un servizio di supporto agli altri Ps sul territorio. Negli anni, nonostante l’eccezionalità del periodo Covid, abbiamo appurato che il servizio ha preso piede. La clinica nel suo insieme si è evoluta, passando da una visione legata alla maternità e alla salute femminile si è ampliata alla chirurgia, alla medicina interna, alla geriatria e all’oncologia. Ora questo ambulatorio viene trasformato per motivi anche istituzionali».

Un requisito chiesto dal Cantone

Ovvero? «Avere un Ps è uno dei requisiti richiesti dalla Pianificazione ospedaliera cantonale non tanto per ottenere nuovi mandati, ma anche solo per confermare quelli esistenti, come ad esempio un pacchetto base non elettivo di medicina e chirurgia. Non è un requisito nuovo, ma ora, parrebbe, che sia ritenuto una conditio sine qua non per poter esercitare agli standard attuali. Si chiede pertanto di avere un Ps quantomeno aperto sull’arco della giornata. Il nostro, sarà un Ps di livello B secondo il Regolamento cantonale attuale, vale a dire con orari diurni di apertura almeno fino alle 17. Abbiamo deciso che il nostro Ps sarà aperto dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 18 e il sabato e la domenica dalle 9 alle 17. Il Ps di ostetrica invece rimarrà aperto ventiquattro su ventiquattro, sette giorni su sette». E se dovesse arrivare un paziente fuori orario al Ps generale? «Avremo comunque un medico sempre presente in sede e delle liste di reperibilità dei nostri specialisti che potranno supportarci in una prima presa a carico, per una stabilizzazione in vista del trasferimento in una struttura ricettiva aperta sul territorio».

La novità più grande? Il triage

Nome a parte, cambia qualcosa nell’operatività? «La differenza più grande rispetto all’ambulatorio è la presenza di un triage – ci spiega la dottoressa Laura Uccella, responsabile del nuovo Ps –. Per dirla con un linguaggio molto semplice: all’ambulatorio chi prima arriva, meglio alloggia. Il triage divide invece i pazienti per grado d’urgenza. Inoltre, l’equipaggiamento del Ps è più completo, il monitoraggio dei pazienti è più costante con un personale dedicato». Un team che è stato costruito tassello per tassello negli anni, come ci spiega la direttrice, a beneficio di pazienti anch’essi aumentati, fino ad arrivarne a curarne 2’500-3’000 all’anno. Tuttavia, considerata anche l’ennesima stangata relativa ai premi di cassa malati e alla costante crescita dei costi della salute, il Luganese e i suoi 150’000 abitanti necessitavano di un nuovo Ps?

Troppi nel Luganese? ‘Non è un’offerta ex novo’

«La domanda è legittima, ma forse andrebbe posta a chi stabilisce determinati requisiti. In ogni caso, è importante analizzare lo scenario nell’insieme – l’opinione di Pfyffer –. Partiamo dal presupposto che non si tratta di un’offerta ex novo: quei 2’500-3’000 pazienti all’anno che già frequentavano l’ambulatorio si sarebbero comunque rivolti a un’altra struttura sul territorio. La responsabilizzazione del paziente a non rivolgersi ai Ps – che questi siano uno, due o tre – dovrebbe essere una responsabilità collettiva. Inoltre, la dr.ssa Uccella fino a un mese fa è stata caposervizio delle urgenze all’Ospedale civico e sono convinta che lavorerà che con la stessa serietà, competenza, professionalità ed etica, riconosciutele in un ospedale pubblico». «Io mi faccio garante dell’eticità e della sostenibilità delle cure che richiedo ai miei pazienti – conferma la dottoressa –. Soprattutto della necessità delle cure. È un principio molto importante nei Ps, per evitare che vengano intasati. Chiedere cure non necessarie diventa controproduttivo per un Ps». «Inoltre – conclude la direttrice –, il fatto stesso che siamo promotori di una rete sanitaria orientata all’integrazione concreta delle cure, e non solo a parole, è la dimostrazione che il nostro obiettivo non è che le persone si rivolgano per qualsiasi ragione al Ps, ma piuttosto creare una rete di connessioni, che permetta di garantire la qualità della presa a carico, ma non di aprire porte supplementari per aumentare il numero di prestazioni».

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