Parole chiave: sostenibilità, natura e osservazione del cielo. Ultima carrellata con i finalisti del concorso di idee per la riqualifica della vetta
Da materiali di costruzione sostenibili a percorsi innovativi nella natura e nel paesaggio circostanti. Dopo la prima puntata, presentiamo i restanti cinque finalisti della seconda edizione del concorso internazionale di idee di architettura ‘Play the future’. Al centro dei lavori dei team di giovani progettisti, tutti sotto i 30 anni, c’è la riqualifica del Monte Brè. Della funicolare e in particolar modo della vetta, di proprietà della Città. Comune denominatore è l’indicazione di inserire alloggi turistici, le cosiddette capsule, in modalità diffusa, un ristorante, una sky lounge room, uno spazio dedicato all’osservazione amatoriale del cielo e spazi condivisi all’esterno. Ma ciascun team ha portato il proprio tocco, in risultati anche significativamente diversi.
Tutti i progetti finalisti sono stati esposti durante il mese di agosto al Belvedere. Tra pochi giorni, la giuria – presieduta dal direttore della Divisione edilizia pubblica di Lugano, Gino Boila – svelerà il nome del vincitore del concorso organizzato da BeSpace Group e con il sostegno della Città. La gara non è vincolante per l’ente pubblico, ma gli spunti potrebbero servire per una riqualifica alla quale si sta pensando già da tempo. Vediamo dunque i cinque finalisti rimanenti.
E iniziamo dal progetto ‘Parc du Pom Rosé’ del team FGSXGroup, che prevede di utilizzare un’area priva di alberi e con un pendio naturale per installare gli alloggi. L’architettura delle capsule è stata concepita con forme triangolari che seguono il terreno, fondendosi con il paesaggio, minimizzando l’impatto sull’ambiente. Le capsule, realizzate con materiali sostenibili come il legno e il vetro offrono una sensazione di immersione nella natura e nel cielo stellato grazie alle ampie vetrate, progettate con un sistema di pellicole in Pet riciclabili e microcristalli fotosensibili per ridurre la dispersione di calore. Il ristorante riprende le forme delle capsule e dei sentieri esistenti. Il planetario, con i suoi spazi interni, è pensato per educare il pubblico alle tecniche di osservazione astronomica, con uno schermo centrale che mostra diversi video informativi. Durante le proiezioni le finestre possono essere completamente oscurate. L’area circostante verrebbe piantumata con alberi autoctoni. In particolare, la pom rosé: una mela famosa per crescere sul Monte Brè e simbolo della montagna. L’accessibilità è assicurata da percorsi pedonali realizzati con materiali naturali, insieme a un’illuminazione esterna altrettanto sostenibile.
Il team Guel ha ideato invece il progetto ‘Modular Brè’. Anch’esso si distingue per riservare un’attenzione particolare alla riduzione dell’impatto ambientale. Alcune delle principali valutazioni riguardano una scelta di materiali durevoli e senza necessità di manutenzione o trattamento come il corten ed ecologici come la fibra di canapa, altamente sostenibile. I processi di produzione dei materiali utilizzati sono progettati per minimizzare le emissioni di anidride carbonica. Inoltre, il ciclo di vita dei materiali è completamente sostenibile: al termine dell’uso, possono essere riciclati o compostati, riducendo drasticamente i rifiuti. Anche le soluzioni abitative proposte sono moderne in termini di isolamento termico e igrometrico, con dotazioni che migliorano la qualità del soggiorno degli ospiti. I moduli abitativi sono assemblabili e disassemblabili, collegati da sentieri pedonali realizzati con materiali ecologici. L’offerta ricreativa e culturale è data, naturalmente, da un planetario, da un ristorante, da aree di lavoro e studio all’aperto, e da una stazione di e-Bike.
Il team Jaccoon propone ‘The Cosmic Journey Hotel’: camere piccole o ampie su due piani, con percorsi rotanti, a scelta. Ogni alloggio ha una propria individualità e il design ruota attorno al concetto di ‘traiettoria’. Vi è poi un centro multifunzionale rivolto ai visitatori, circondato dalle otto case, che nella concezione dei progettisti rappresenta il sole. Il primo piano offre alloggio, forniture e intrattenimento, fungendo sia da check-in che da ristorante. Il secondo piano, collegato da un percorso a spirale interno, ospita sia un osservatorio astronomico che balconi esterni con viste panoramiche. Visto dall’alto, il complesso assomiglia a un occhio che guarda il cielo, sottolinea il team.
Si chiama ‘Nebula Nest’ il progetto del team Orion’s Outpost, che altrettanto prevede otto unità abitative, come pure un complesso che comprende un ristorante, una terrazza per osservare le stelle e una sala riunioni multifunzionale. Rifacendosi all’architettura classica e alla storia di Lugano, i progettisti hanno optato per uno stile ad archi a tutto sesto e mattoni gialli nel design. L’unità abitativa è elevata e sospesa, per preservare la forma originale della montagna. L’intero progetto è pianificato infatti come un parco, collegato da una passerella principale in legno, che è sollevata dal suolo e segue i contorni del pendio in maniera graduale, minimizzando la necessità di modifiche artificiali alla montagna.
Infine, abbiamo il progetto ‘A window on the starry night’ del team Stardesign. Anch’esso, come i precedenti, pone l’accento sulla sostenibilità e sull’inserimento paesaggistico. Le capsule sono dotate di un tetto panoramico. Il filo conduttore che unisce ogni edificio, spiegano i progettisti, è il concetto di cornice: il paesaggio e il cielo diventano la scena di un teatro costruito attraverso il progetto stesso. Questo, perché creare un teatro naturale incorniciando il paesaggio e massimizzando la vista del palcoscenico e della natura circostante migliora l’esperienza del visitatore. L’osservatore, attraversando l’architettura, è infatti diretto verso punti di osservazione obbligati che catturano scorci suggestivi del versante del Monte Brè e della sua valle.