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Quando l’alpe ospita anche marmotte

L’alpeggio Pietrarossa della Val Colla, casa di moltissimi animali - da allevamento o selvaggi - per volontà del Patriziato verrà presto ristrutturato

Tra le possibili prede della caccia alta
(Depositphotos)
9 settembre 2024
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Partendo da Cozzo, passando per Barchi di Colla si raggiunge l’alpe Pietrarossa. Un nome che racchiude la sua principale caratteristica. Infatti, appena si giunge a 1’497 metri di altitudine, ad accogliere i passanti ci sono delle rocce rossastre, sulle quali, per i più fortunati, si possono scorgere delle marmotte, che, dopo il castoro, sono il secondo più grande roditore della Svizzera. Da una decina d’anni infatti, per volontà del Patriziato di Colla, la zona d’alpeggio viene chiamata anche ‘Parco delle marmotte’. «Uno dei nostri ruoli – ci illustra il presidente Joseph Moresi – è quello di cercare di salvaguardare questa specie, che da sempre popola questa parte della montagna e che vive in armonia con le altre. Dall’ultimo censimento effettuato dall’Ufficio caccia e pesca lo scorso maggio, oggi contiamo 10 esemplari. In totale, nel Sottoceneri sono presenti tra Val Colla, Capriasca e Val Serdena e ne sono state osservate in totale 70. Ventinove a Davrosio, 15 all’alpe Santa Maria, 4 a Serdena, 9 a Travorno Maggiore e 3 a Sotto Camoghè». La missione dei patrizi, per il prossimo anno, è quella di effettuare delle migliorie all’alpeggio in favore di animali, contadini e visitatori.

Questi roditori, prosegue il presidente, «adesso si sono un po’ allargati sopra l’alpe verso Cozzo, ma anche verso Piandanazzo. Durante la stagione estiva dell’alpeggio è tuttavia difficile vedere le marmotte, perché si nascondono, i periodi migliori per incontrarle sono l’autunno o la primavera, quando non ci sono animali al pascolo. A maggio ne ho viste alcune appoggiate su quei grossi massi. D’inverno, invece, vanno in letargo». Una presenza non inusuale nell’area. Infatti, ci spiega Tiziano Putelli capo dell’Ufficio caccia e pesca (Ucp), «la marmotta alpina vive nelle praterie non alberate al di sopra del limite del bosco, esattamente come all’alpe Pietrarossa. Addirittura, si possono incontrare individui fino a 2’800 metri».

Rischi e pericoli

Per marmotte e bestiame, le minacce non sono mancate. «Negli ultimi anni abbiamo temuto molto a causa della presenza del lupo, che arriva dalla Val Cavargna o dalla Val Morobbia. Data la sua natura di predatore, la nostra paura era che cacciasse, oltre agli animali da allevamento, anche le marmotte. Ma sono animali molto attenti, probabilmente se la caverebbero rintanandosi nelle loro gallerie e avvertendosi attraverso il loro fischio caratteristico in caso di pericolo. Per quanto riguarda il bestiame, ora fortunatamente, è stata ampliata la sorveglianza. Infatti – ci spiega Moresi –, da quest’anno c’è un pastore in più a tenere sotto controllo la situazione. Inoltre, le capre durante la notte vengono rinchiuse in un recinto munito di sensori che fanno scattare una luce intensa quando si avvicinano presenze esterne. Quest’anno ci sono 248 capre, 12 mucche da latte, 22 mucche nutrice con i vitellini, cinque cavalli e cinque maiali».

Ma il lupo non è l’unica minaccia per la specie fischiettante. La marmotta rientra infatti nelle possibili prede in caccia alta. La zona dell’alpe rimane appena fuori dalla bandita totale, ma pare che i roditori di Pietrarossa non siano target dei cacciatori. «La marmotta – afferma Putelli – non è il capo più ambito o prioritario per la caccia, in totale, lo scorso anno, in Ticino ne sono state catturate 326, rispetto ai cinghiali per esempio che sono dieci volte di più. Inoltre, la caccia a questa specie è limitata solo a tre giorni ed è fortemente influenzata dalle condizioni meteo». Stando a un rapporto dell’Upc, le maggiori catture avvengono in quattro zone del Ticino: il territorio dei comuni di Blenio (zona Lucomagno), Bosco Gurin, Fusio e Bedretto-Airolo.

A chi vuole visitare l’alpe o a chi percorre il sentiero di mountainbike, Moresi consiglia di «tenere i propri cani al guinzaglio e rispettare la natura tenendo presente che ci sono anche animali selvaggi». Infatti, se sottoposte a troppo stress, le marmotte non riescono a raccogliere sufficienti provviste per l’inverno. Un ulteriore rischio per la specie.

Attualmente il Patriziato di Colla, oltre all’alpe Pietrarossa che ospita il parco, è proprietario e si occupa delle seguenti strutture: Barchi di Colla, Rifugio San Nicola e Casa Patriziale. Dopo quello di Sonvico, è il secondo Patriziato più grande del Luganese, ed è proprietario di quasi 500 ettari di terra, a partire da dove nasce il fiume Cassarate, dall’alto del Gazzirola, la montagna più alta del Sottoceneri.

I prossimi passi

I progetti infatti non mancano. «Dopo aver portato a termine la creazione della nuova strada agricola per raggiungere l’alpe, un investimento di circa 800mila franchi, il nostro prossimo progetto è quello di ristrutturare l’alpe. Con una strada in ordine, sarà sicuramente più facile. L’investimento si aggirerà attorno a un milione e mezzo. Il costo più grosso è rappresentato dalla cisterna per il letame. Poi dovremo rifare anche il laboratorio per il formaggio e migliorare la struttura dell’ape offrendo magari anche un mini appartamento da affittare. Se tutto va bene, partiremo già l’anno prossimo con i lavori».