Il consigliere federale Ignazio Cassis torna nella terra natia, a Sessa, e richiama la popolazione a far vivere e vibrare i tratti identitari elvetici
Ricordi d’infanzia, richiami ai valori fondamentali sui quali poggia la democrazia Svizzera e una sorta di bilancio dei primi sette anni in governo. Nel suo discorso pronunciato Tresa per la Festa nazionale, il consigliere federale ticinese Ignazio Cassis ha rievocato gli insegnamenti ricevuti quando era piccolo a Sessa: «È passato oltre mezzo secolo, ma quell’educazione che mi ha insegnato a risolvere i conflitti in modo pacifico, è una virtù senza la quale non sarei oggi consigliere federale. Una virtù indispensabile in tutto il mondo, perché dove ci sono esseri umani ci sono anche litigi. Una virtù che sembra però purtroppo farsi rara». Gli ultimi 7 anni, «sono volati via in un baleno, tra i nostri tormentati rapporti con l’Unione europea, una pandemia, nuove guerre e tante crisi tutt’attorno al nostro continente».
Cassis ha voluto condividere l’emozione di essere tornato in Malcantone con l’onore di rappresentare il governo svizzero nel giorno della Festa nazionale: «Che cos’è, in fondo, la patria, se non la nostra casa? Un posto dove sentirsi liberi e protetti al contempo. Un posto bello. Di cui prendersi cura. Come fate qui, a Sessa e in tutto il Comune di Tresa». Il consigliere federale ha detto di essere fiero di rappresentare la Svizzera essendo cresciuto in un piccola località vicino al confine con l’Italia e di avere la consapevolezza dell’unicità del Paese che vive grazie a una pluralità mai scontata, che richiede impegno, fatica, pazienza e resistenza: «Eppure, tutti noi possiamo essere protagonisti di questa pluralità, contribuendo così a definire l’identità svizzera (...) Oggi fatico a pensare che il Consiglio federale, specchio di tutta la Svizzera, sia stato privato per 18 anni di questa componente “genetica” che è l’italianità. Un’italianità che io oggi rappresento - e prima di me altri sette consiglieri federali ticinesi dal 1848. Con fierezza, senza complessi e consapevoli della nostra diversità».
Cassis, in veste di Ministro degli esteri, ha pure speso qualche parola su «un mondo irrequieto, che fatica a trovare la giusta via per vivere in pace e prosperità». A conclusione del suo discorso, ha rivoltolo sguardo al futuro e invitato tutta la popolazione a voler essere protagonista: «La nostra democrazia ce lo permette. Ed è un’incredibile ricchezza. Tutti noi possiamo fare qualcosa. Possiamo continuare a volere la Svizzera, da qui il nome in tedesco di Willensnation. Possiamo essere protagonisti e far vivere e vibrare i nostri tratti identitari: il senso civico, l’ascolto reciproco, l’arte del compromesso. Quando c’è una volontà comune, siamo capaci di grandi cose. La nostra storia ce lo insegna. In gioco, come sempre, c’è la nostra libertà. Che non è mai acquisita una volta per tutte. Il diritto alla libertà esiste solo se congiunto al dovere della responsabilità. La responsabilità di contribuire al bene comune. Questa è l’etica che deve guidare il nostro agire».