Caduta l’accusa a carico di un giovane richiedente l’asilo. Non sono ancora noti i motivi alla base della decisione della Corte presieduta da Mauro Ermani
Quella sera del maggio 2018, in quell’appartamento del Luganese, non c’è stata una violenza carnale. La Corte delle Assise criminali di Lugano – presieduta da Mauro Ermani e composta anche dai giudici a latere Aurelio Facchi e Renata Loss Campana – ha infatti prosciolto il 26enne dal capo d’accusa. Il dispositivo della sentenza, informa il Tribunale cantonale penale in una nota, è stato trasmesso oggi alle parti, ossia alla procuratrice pubblica Anna Fumagalli e all’avvocato difensore David Simoni. Non sono tuttavia ancora note le motivazioni della sentenza, che non sono state comunicate alle parti né alle redazioni nella nota né riferiteci a nostra successiva richiesta.
Il processo, svoltosi settimana scorsa, è stato d’altra parte indiziario. Il giovane, un richiedente l’asilo afghano che all’epoca dei fatti era 20enne, aveva trascorso la serata a casa sua, con la ragazza che all’epoca dei fatti stava frequentando. I due hanno mangiato una pizza e avrebbero dovuto trascorrere la serata con altri amici, che però non si sono visti. E da lì, la ricostruzione dell’accaduto prende due vie nettamente distinte. Dopo due rifiuti, è stato consumato un rapporto sessuale. Secondo il giovane consenziente, secondo la ragazza no. Tanto che il giorno dopo quest’ultima si è recata all’ospedale e ha sporto denuncia.
La pubblica accusa si è battuta per una condanna a 34 mesi di carcere, eventualmente sospesi in parte, e l’espulsione per cinque anni dalla Svizzera. Più contento della sentenza sarà stato certamente Simoni, che ha chiesto effettivamente l’avvenuto proscioglimento.