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Simonetta Perucchi Borsa: emesso l’abbandono, parte il reclamo

Il pp Daniele Galliano scagiona l'avvocata luganese ma Emanuele Stauffer, legale dell'accusatore privato, contesta l'esito dell'inchiesta penale

In sintesi:
  • Il patrocinatore di una vittima di Svizzero chiede altri approfondimenti d'indagine sull'avvocata
  • Impugnato il decreto emesso dalla Procura: ‘Provento di truffa i soldi transitati da due studi legali’
L’avvocata Simonetta Perucchi Borsa e il procuratore pubblico Daniele Galliano
(Ti-Press/laRegione)
9 marzo 2024
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Il procuratore pubblico Daniele Galliano non ha ravvisato i presupposti per imputare i reati di riciclaggio di denaro, falsità in documenti, carente diligenza in operazioni finanziarie e omissione della contabilità nei confronti dell’avvocata Simonetta Perucchi Borsa. Non è d’accordo, però, Emanuele Stauffer, legale dell’accusatore privato, che contesta l’esito dell’inchiesta e ha presentato reclamo alla Corte dei reclami penali del Tribunale d’appello, chiedendo di ordinare al Ministero pubblico di procedere alla promozione dell’accusa nei confronti dell’avvocata. Perucchi Borsa, alla luce delle indagini avviate a suo carico, nell’ottobre scorso, si era ‘autosospesa’ temporaneamente dalla carica di membro del Consiglio della magistratura.

Vicenda emersa al processo sul truffatore

Il procedimento penale nei confronti di Simonetta Perucchi Borsa, lo ricordiamo, è cominciato dopo il processo di primo grado a carico del 45enne italiano Nicolò Svizzero, che è stato condannato a sei anni di carcere dalla Corte delle Assise criminali di Lugano lo scorso settembre per reati patrimoniali. Tra l’altro, la sentenza di primo grado è stata impugnata sia dal legale del condannato che dal procuratore pubblico Andrea Gianini. Ebbene, nell’ambito di quel procedimento, Amos Pagnamenta, il giudice presidente della Corte si era chiesto come mai il Ministero pubblico non avesse aperto un procedimento penale nei confronti dell’avvocata. Un procedimento penale attribuito in seguito al pp Galliano in merito alle ipotesi di reato emerse in sede di dibattimento. L’episodio riguarda il rimborso di una delle vittime del 45enne. Una vittima che è stata risarcita tramite il denaro prelevato da un’altra persona truffata da Svizzero. La transazione di 4,5 milioni di euro è avvenuta nel giugno di cinque anni fa attraverso il conto riconducibile all’avvocata, senza che, stando all’ipotesi, quest’ultima avesse verificato l’origine dei soldi.

Alcune ragioni a favore della legale

Ebbene, interrogate le parti, soppesati gli aspetti della vicenda e non ravvisando i presupposti dei reati di riciclaggio di denaro, falsità in documenti, carente diligenza in operazioni finanziarie e omissione della contabilità, il pp ha firmato un decreto di abbandono nei confronti dell’avvocata Perucchi Borsa. La transazione è in effetti avvenuta e 4,5 milioni di euro sono stati accreditati sul conto clienti della legale. Galliano ha però appurato che i soldi sono stati depositati all’insaputa di Perucchi Borsa e che l’accusatore privato è stato ingannato e convinto da Svizzero a bonificare i 4,5 milioni di euro sul conto clienti dello studio legale, affinché venisse investito. Il procuratore ha ricostruito la destinazione dei soldi, una gran parte dei quali è finita sul conto clienti di un altro studio legale, quale restituzione verso un’altra vittima del 45enne truffatore, in conformità con una convenzione stipulata e sottoscritta nel maggio del 2018. Dal canto suo, Perucchi Borsa ha respinto con forza le accuse, rimandando al mittente la richiesta di sequestro per 4,5 milioni e definendo teatrale questo “tentativo di recuperare presso terzi qualcosa del danno patito, ancorché a tutt’oggi non sia mai stata avanzata una richiesta risarcitoria esplicita nei miei confronti”. L’avvocata ha pure dichiarato, al procuratore, che era totalmente all’oscuro del fatto che il denaro versatole provenisse da una truffa ai danni dell’accusatore privato e di aver usato tutta la prudenza necessaria nell’operazione.

I conti non tornano

Secondo l’avvocato Emanuele Stauffer, invece, sono emerse circostanze oggettive che sono state affrontate solo parzialmente dal procuratore pubblico nel decreto di abbandono. Un decreto di abbandono nel quale, stando all’avvocato, non sono state approfondite adeguatamente molte discrepanze nell’accredito oggetto d’indagine. Stauffer richiama la convenzione quale retroscena economico dell’operazione di trasferimento fondi per 3,6 milioni di euro. Tuttavia, rileva l’avvocato, sul conto dello studio di Perucchi Borsa, ne sono confluiti 4,5 di milioni, provenienti dall’accusatore privato (non dalle parti che hanno siglato la convenzione). Non solo. Con questi soldi, vengono effettuati molteplici pagamenti privati nell’interesse di Svizzero, comprese le parcelle di Perucchi Borsa. A ciò si aggiunga che, sempre agli occhi del legale dell’accusatore privato, il tutto è avvenuto con la consapevolezza che Svizzero fosse un truffatore seriale, oggetto di indagini avviate dalla procura svizzera. Di conseguenza, secondo Stauffer, attraverso i trasferimenti dal suo conto clienti, l’avvocata ha totalmente disatteso le misure di prudenza minime da adottare in base alla normativa antiriciclaggio.

Quei soldi transitati da due studi

Nel reclamo, l’avvocato dell’accusatore privato ha sottolineato come il procuratore abbia considerato che “le operazioni bancarie messe in atto dall’avvocata non costituivano un atto suscettibile di vanificare l’accertamento dell’origine, il ritrovamento o la confisca del denaro”. Tuttavia, lo stesso procuratore constata l’assenza dell’elemento soggettivo del reato, non potendo Perucchi Borsa “oggettivamente sapere che il denaro giunto sul suo conto clienti fosse provento di truffa”. Secondo Galliano, “la legale, che agiva nella sua veste di avvocato, ha usato tutta la necessaria diligenza imposta dalle circostanze per rapporto agli elementi in suo possesso all’epoca dei fatti”. Stauffer, però, rileva che quanto versato dal suo assistito costituisca provento di reato e che i soldi sono transitati sui conti clienti di ben due studi legali: “Sono stati questi passaggi a impedire, una volta constatata la truffa, il sequestro e la confisca a favore della vittima dell’importo provento di reato. A costituire atto di riciclaggio, pertanto, sono proprio le caratteristiche dei flussi finanziari messi in atto da Svizzero e avallati dolosamente, quantomeno, dall’avvocata”. Il ricorso ai conti di due studi legali, “è stato l’espediente che ha consentito di mettere al sicuro il provento della truffa commessa ai danni dell’accusatore privato.

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