Luganese

Dalla strada si alza la protesta contro ogni autorità

Oltre un centinaio di persone ha partecipato sabato alla manifestazione indetta a Lugano dal Soa e da altre realtà attive sul territorio

Il passaggio del corteo sul lungolago
(Ti-Press)
30 dicembre 2023
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È stata una manifestazione tranquilla quella andata in scena sabato lungo le vie del centro città. Oltre un centinaio di persone hanno partecipato al corteo partito da piazza Indipendenza di Lugano. Un corteo indetto dal Soa il Molino, ma organizzato anche da altre realtà attive sul territorio. Prima della partenza, i promotori hanno spiegato le ragioni della mobilitazione voluta a sostegno e in solidarietà ai popoli curdi e palestinese che stanno resistendo alla guerra e contro sgomberi e repressione. Il corteo è transitato attraverso il lungolago, via della Posta, Corso Pestalozzi, poi via Trevano per raggiungere piazza Molino Nuovo, destinazione finale.

‘Sono le nostre idee a far paura’

Le attività proposte simili a quelle andate in scena negli anni scorsi, dopo sei giorni, giungono al capolinea. Il corteo ha voluto anche raddrizzare la narrazione distorta dai media che hanno posto l’accento soprattutto su degrado e vandalismi, invece di soffermarsi maggiormente sui contenuti. Tra gli slogan urlati, oggi, “buttate giù le case, usate la censura, ma sono le nostre idee che ti fanno paura”. In piazza, si è puntato il dito contro la narrazione distorta e filo israeliana: «Ci si indigna davanti all’attacco di Hamas, ma non si muove un dito davanti ad anni di oppressione e apartheid, davanti a una Svizzera collaboratrice con lo stato di Israele e che esporta armi – ha sottolineato uno degli militanti –. A Lugano ci sono pure vari eventi promossi a favore dello Swiss Israel day, che coronano la collaborazione dello Stato svizzero con quello israeliano». In questo cantone, ha continuato il militante, «ci si lamenta delle persone migranti, che danno fastidio perché entrano illegalmente, ma non si parla di quelli che scappano da guerre e devastazioni, che gli stessi paesi europei e occidentali producono. Se in altre parti del mondo ci sono problemi grossi, come i conflitti, nel privilegiato Ticino, i problemi sono diversi, quasi inesistenti, ma generano uno scalpore allucinante. Ci si infastidisce per il rumore di una serata di festa, ma, allo stesso tempo, non si vede la violenza della sveglia che ci costringe ogni mattina ad alzarci e trasformare la nostra vita in una routine».

Quale illegalità, da parte di chi?

In Svizzera, è stato messo in evidenza, «suscitano i peggiori istinti quelle persone che bloccano le strade per denunciare i pericoli del cambiamento climatico, ma non ci indigna né ci si muove per un traffico insostenibile, un’aria di qualità pessima, le acque inquinate e l’elettrosmog. L’unico problema è arrivare al lavoro in tempo. Le pratiche liberatrici di resistenza e di lotta sono considerate illegali. Quelle di oppressione, di guerra di devastazione dei territori, di cultura patriarcale, di consumo e mercificazione di ogni aspetto della vita sono invece legali». L’attivista ha chiesto se fosse più illegale tracciare un confine, oppure varcarlo, se fosse più illegale resistere all’oppressione oppure esercitarla. C’è poi stato il riferimento all’occupazione e allo sgombero di Capo San Martino, luogo abbandonato da anni dalla proprietà.

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