Luganese

Polizia Malcantone Ovest, tre soluzioni senza la Cantonale

Orio Galli, presidente dell'associazione delle Comunali propone rimedi ai problemi gestionali e richiama l'esigenza di personale in loco per la prossimità

Orio Galli, in borghese, durante una recente assemblea dell’Apcti
(Ti-Press)
26 ottobre 2023
|

Ha fatto clamore la proposta di Caslano di cedere la gestione del Corpo a un altro dei Comuni convenzionati oppure di valutare di far subentrare la Polizia cantonale in analogia al progetto avviato nella Regione VIII. Dopo quella che può essere ritenuta una ‘disdetta unilaterale’ da parte del Comune sede, i Municipi hanno reagito chiedendo tempo per valutare tutte le possibili opzioni esistenti prima di determinarsi su come continuare con la polizia nella regione del Malcantone Ovest. I Comuni hanno inoltre chiesto al Dipartimento delle istituzioni di presentare il progetto pilota, che attualmente si sta svolgendo nelle Tre Valli a Biasca. L’incontro si terrà venerdì a Bellinzona.

Sulla questione, a Orio Galli, presidente dell’Associazione delle polizie comunali ticinesi (Apcti), abbiamo chiesto dapprima come mai, dal suo punto di vista, si è giunti a questo punto.

A mio parere, è una questione prettamente politica legata alla definizione di commissione consultiva, che non si traduce in un malcontento nell’operato del Corpo da parte dei comuni interessati, ma semplicemente in una necessaria rivalutazione dei rapporti politici tra vicini di casa. Sono certo che una soluzione sia percorribile, senza abbandonare il supporto di una propria polizia comunale, interpellabile e gestibile direttamente dalle autorità locali, che certamente hanno la capacità di gestire un corpo di polizia e le capacità diplomatiche per poter riconciliare i rapporti politici al momento un po’ rovinati.

Quale potrebbe essere il rimedio?

Di base, è necessario che nelle commissioni ci sia un clima di lavoro politico tale che si possa lavorare con un’uniformità di intenti generale nella gestione del Corpo, ma si deve necessariamente marciare nella medesima direzione. Senza che questo pregiudichi le necessità specifiche di ogni singola realtà comunale, perché si tratta di peculiarità importanti, alle quali il corpo di polizia dovrà adattarsi e amalgamarsi. Se emergessero pareri contrastanti, malgrado sia un organo consultivo, dovrebbe esserci sempre e comunque la democrazia nelle decisioni.

Se i Comuni della Malcantone Ovest non riuscissero a gestire democraticamente il Corpo, non sarebbe utile implementare un modello come quello che sarà proposto dalla Polizia cantonale?

Io sono certo e ho piena fiducia nei Municipi e nei capidicastero in generale, negli anni i Comuni hanno gestito le proprie polizie come del resto fanno con gli altri servizi, senza particolari problemi, come dissi in occasione di un’assemblea dell’Apcti. Continuo quindi a non capire come mai, da qualche decennio in Ticino, si propone la soluzione della polizia unica come la panacea per risolvere tutti i mali (negli altri cantoni in cui è stata applicata, non è proprio così). Non sono sicuro che un’unica grande piramide gestionale sia trasparente. Temo si rischi, invece, un sistema più complesso e più rinchiuso a comparti stagni, una copertura più impenetrabile di quanto è la realtà attuale.

A proposito di prossimità, perché è meglio che resti fra i compiti delle polizie comunali?

La prossimità è una filosofia metodologica di lavoro: non dico che la Polizia cantonale non sia in grado di applicarla. Ritengo invece che non debba farlo, perché l’approccio della Polizia cantonale deve essere diverso. I compiti di prossimità devono essere lasciati alle polizie comunali, in modo che si possano concentrare appieno su questo aspetto con la metodologia di lavoro compatibile a questa filosofia. Le due cose non sono scindibili a livello tecnico, ma sono complementari e viaggiano a braccetto, altrimenti creeremmo ancora doppioni di competenze, costi aggiuntivi e disservizio. Il concetto di prossimità è assolutamente diverso da quanto deve applicare la Polizia cantonale, ed è giusto sia così. La filosofia della prossimità implica che vi sia del personale stabile in loco proprio per permettere al cittadino di conoscere, di dare un volto al proprio agente nella propria zona. Un servizio al beneficio del cittadino e di supporto alla Polizia cantonale (raccolta di informazioni utili) e alle altre autorità.

Quali sono, secondo lei, le alternative per il futuro della Malcantone Ovest anche senza Polizia cantonale?

Sono fiducioso: i Comuni del comprensorio sapranno riassestare la situazione e continuare a gestire indipendentemente il corpo di polizia. L’associazione delle polizie comunali ticinesi ha già formalizzato la disponibilità di supportare l’attuale comune sede oppure, se si decidesse di cambiare, il futuro ente locale “gestore” nella gestione del Corpo. Il comandante sa che non è solo. Inoltre, anche il Comune Polo di Lugano, al quale spetta la gestione regionale delle polizie strutturate, ha già formalmente comunicato a Caslano la sua piena disponibilità a un supporto, una sorta di accompagnamento del Corpo per il futuro, sia esso per questioni tecniche di polizia sia a livello amministrativo, per il tempo e fino a quando fosse necessario. L’intento non è solo dichiarato dal comandante Roberto Torrente della Polizia Città di Lugano, ma anche dalla responsabile del Dicastero polizia di Lugano Karin Valenzano Rossi.

Quale potrebbe essere la soluzione per la Malcantone Ovest?

Mantenere uno status quo, lasciando il tempo al Comandante di insediarsi e poter instaurare il suo sistema di gestione, e contemporaneamente rinsaldare i rapporti e gli intenti a livello di Commissione consultiva ed eventualmente modificare la convenzione tra i comuni interessati. Si potrebbe anche cambiare comune sede, dando l’opportunità quindi di una sorta di colpo di spugna alle problematiche precedenti, instaurare una “nuova gestione” politica, con una nuova convenzione che tenga conto e risolva le questioni politiche emerse, e accompagnare il Corpo verso il futuro delle polizie comunali con il supporto del Polo e di Apcti. Come terza opzione, si potrebbe attivare o riattivare il progetto di aggregazione delle polizie comunali del Malcantone (fusione tra le due polizie di Malcantone Est e Ovest), dando l’opportunità quindi di un colpo di spugna e anche in questo caso si andrebbe necessariamente a instaurare una “nuova gestione” politica, con una nuova convenzione che tenga conto e risolva le questioni politiche emerse e accompagnare il Corpo verso il futuro dei due attuali territori giurisdizionali, anche in tale caso l’offerta del supporto del Polo e di Apcti rimarrebbe invariata.

A che punto è il progetto Polizia ticinese?

È praticamente pronto e mi permetto di dire che propone una soluzione più performante rispetto all’attuale assetto della polizia, sotto tutti gli aspetti (suddivisione dei compiti, aspetti finanziari). Nello specifico, conferma che i compiti di prossimità devono essere garantiti dalle polizie comunali, perché esse possono e devono direttamente investire nella conoscenza di situazioni, persone e luoghi del proprio comprensorio, con uno spirito di maggiore attaccamento al territorio dei propri comuni e dei rispettivi quartieri. Il lavoro fatto egregiamente dai colleghi della Polizia cantonale non è e non sarà il medesimo. La prossimità necessita di un fattore di attaccamento al territorio maggiore rispetto a quello delle attività di inchiesta, intervento o specialistiche che giustamente sono attribuite al Corpo cantonale.

Dal punto di vista economico, potrebbe essere una scelta interessante per i Comuni coinvolti, valutare la gestione assieme alla Polizia cantonale?

Capisco la situazione particolare a livello finanziario, ma la polizia che sia cantonale o comunale, direttamente o indirettamente è sovvenzionata anche dagli stessi Comuni. Comuni che si dovrebbero comunque sobbarcare costi, oltre a un ipotetico contributo alla Polizia cantonale, per assumere assistenti di polizia per compiti ritenuti secondari e non coperti dalla Polizia cantonale. Parlare di questioni finanziarie è molto pericoloso quando si parla di polizia, in particolare per regioni come il Malcantone, dove c’è la fascia di confine e quindi una potenziale via di fuga per furti o altro, che pone un ostacolo alla cattura di possibili malintenzionati, malgrado i buoni rapporti con le autorità vicine. Proprio in queste zone, appare fondamentale la presenza di una polizia di prossimità, che può farci avere quelle segnalazioni e quelle informazioni giuste al momento opportuno (sul territorio, sulle persone, eccetera) e facilitare il fermo di autori, ancora su territorio svizzero, grazie alla collaborazione con la Polizia cantonale e il personale dell’Amministrazione federale delle dogane. Togliere i Corpi locali e la conoscenza locale, è un errore da non fare: bisogna ammettere che anche la polizia ha bisogno del cittadino, deve conoscerlo direttamente, deve instaurare un rapporto di fiducia che permetta di ricevere sempre più informazioni “spontanee” per poter poi intervenire in tempo.

Leggi anche: