Luganese

Accoltellatrice di Pura indagata per istigazione all'assassinio

La seconda inchiesta è emersa durante il processo in Appello per i fatti del marzo 2022. Chiesta la conferma della condanna

Era il 17 marzo 2022
(archivio Rescue Media)
12 settembre 2023
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«Non avevo intenzione di pugnalarlo o ferirlo, volevo fare il gesto impulsivo e stupido di farmi vedere col coltello in mano». Chiede di essere assolta la 37enne condannata in primo grado a 4 anni e 10 mesi di detenzione per il tentato omicidio dell’ex marito. I fatti risalgono alla sera del 17 marzo 2022 e si sono svolti a Pura al termine di un alterco tra i due ex coniugi. La donna compare da oggi davanti alla Corte d’appello e revisione penale (Carp) presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will (a latere Chiarella Rei-Ferrari e Federica Dell’Oro). La procuratrice pubblica Chiara Buzzi ha chiesto la conferma della condanna. Nel pomeriggio la parola passerà alla rappresentante dell'accusatore privato, l’avvocato Micaela Negro e alla difesa, l'avvocato Fabio Creazzo. La sentenza sarà emessa nei prossimi giorni.

Aperto un procedimento per istigazione all’assassinio

Durante l’interrogatorio è emerso che la 37enne è da poche settimane oggetto di un procedimento per istigazione all’assassinio aperto, e ancora in corso, dalla procuratrice pubblica a seguito di alcune segnalazioni. La donna, che respinge l’accusa («erano delle battute»), ha spiegato che «ci sono delle codetenute che sostengono che io abbia cercato tramite loro, in particolare per mezzo di una che è stata accusata di terrorismo e con la quale avevo un buon contatto umano, di assoldare mediante la mafia italiana e l’Isis, qualcuno che andasse a uccidere il mio ex marito». Dichiarazioni che, stando all’accusa, «sono state confermate da sei donne – ha sottolineato Buzzi –. Tutte confermano questa versione e che l’imputata non è pentita e ritiene l’ex marito responsabile per la sua carcerazione». La procuratrice ha infine chiesto alla donna quali siano i suoi attuali sentimenti verso l’ex marito. «Non lo odio, non cerco e non ho mai cercato di ucciderlo – ha risposto –. Non lo stimo, ma di sicuro non gli auguro del male». La giudice le ha però ricordato che agli atti ci sono dei messaggi in cui augura la morte all’uomo.

La sera dei fatti

Durante la prima parte del dibattimento sono stati ripercorsi i fatti del 17 marzo 2022. In quel periodo i rapporti tra i due ex coniugi «erano tranquilli». Dopo aver trascorso la giornata insieme, i due sono rientrati nell’abitazione della donna a Pura. «Non saprei se per onestà o provocazione, lui mi ha fatto ascoltare dei messaggi vocali della sua più recente ex compagna che usava parole offensive contro me e mio figlio – ha spiegato la donna –. Gli ho chiesto di fare qualcosa, di parlare con la polizia per calmare le acque, ma lui non sembrava particolarmente interessato. Probabilmente non voleva allontanare definitivamente questa ragazza». Da quel momento la situazione è degenerata. «Lui era molto nervoso, ha fatto in modo che il bambino sentisse che diceva che se ne stava andando perché la mamma è cattiva e lo stava cacciando da casa». Sempre secondo la versione della donna, l’ex l’avrebbe minacciata dicendole che non le avrebbe più fatto vedere il bambino, che durante la discussione sarebbe uscito dall’abitazione. «Cercando di raggiungere la porta, lui mi ha prima bloccato contro il muro, poi mi ha preso e stretto la mano sinistra. Avevo male al mignolo, cercando di allontanarmi da lui mi sono girata e ho visto il coltello». Quello che è successo «l’ho capito dopo». La ferita ha interessato il fegato, il diaframma e altre parti del corpo. Rientrata in casa dopo aver seguito il marito, che si era allontanato con il bambino, «ho notato il sangue sulla lama del coltello, che era per terra, e ho chiamato la polizia, dicendo che pensavo di avere ferito il mio ex marito e che lui era scappato col bambino».

‘È brava a incantare i serpenti’

Nel chiedere la conferma della condanna e dell’atto d’accusa, la rappresentante dell’accusa ha definito l’imputata «brava a incantare i serpenti, ma prima o poi la verità emerge. Verità – ha sostenuto Buzzi – che è descritta nell’atto d’accusa». L’unico dato certo, trattandosi di un processo indiziario, «è l’accesa discussione avvenuta a casa di lei, sfociata in una coltellata mentre l’ex marito stava andando via. Un gesto intenzionale o legittima difesa come sostenuto dall’imputata?». Per l’accusa non ci sono dubbi. «La vittima è stata costante e lineare fin dal primo verbale in ospedale: lei in ogni singolo interrogatorio è riuscita a fornire versioni differenti, minando la sua credibilità». Non si tratta quindi di «legittima difesa ma di un dolo eventuale vicino al dolo diretto».

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