Luganese

Accoltellamento di Pura, la difesa chiede l'assoluzione

Davanti alla Corte d'appello il fatto di sangue del marzo 2022. Confermate le richieste formulate dalle parti in primo grado

(archivio Ti-Press)
12 settembre 2023
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Arriverà tra una decina di giorni la sentenza della Corte d'appello e revisione penale di Locarno chiamata oggi a esaminare l'accoltellamento di Pura. I fatti, ricordiamo, risalgono al 17 marzo 2022 e hanno portato a una condanna di 4 anni e 10 mesi per una 37enne. In primo grado la donna è stata riconosciuta colpevole del tentato omicidio dell'ex marito.

Dopo la conferma della condanna a 4 anni e 10 mesi proposta dalla procuratrice pubblica Chiara Buzzi, la parola è passata all'avvocato Micaela Negro, legale dell'ex marito dell'imputata. L'avvocato ha chiesto un risarcimento per torto morale di 15mila franchi (in primo grado ne sono stati riconosciuti 8mila) e ha parlato della nuova inchiesta, per istigazione all'assassinio, emersa in mattinata. «Mi faccio portavoce del profondo turbamento della vittima nell’aver scoperto che l'imputata, dal carcere, si sta impegnando per organizzare la sua uccisione». L'inchiesta, ha aggiunto la legale, «è ancora in corso e sarà compito di un’altra Corte valutare se dovrà essere condannata, ma simili comportamenti non possono essere tollerati o sottovalutati». Le dichiarazioni delle detenute che hanno portato al nuovo incarto «sono perfettamente coerenti con la personalità, in parte già emersa da perizia, della donna e perché il 17 marzo 2022 abbiamo già visto che è perfettamente capace di passare dal proposito all’atto».

La difesa chiede l'assoluzione

Così come nel primo processo, l'avvocato Fabio Creazzo si è battuto per l'assoluzione della 37enne dal reato di tentato omicidio. «L'Appello mira ad accertare i fatti in maniera diversa da quanto fatto dalle Assise criminali – detto l'avvocato. La Corte non ha creduto neanche parzialmente alle dichiarazioni e non ha considerato gli elementi emersi dall'inchiesta sposando ciecamente tesi dell’accusatore privato». Per questo «occorre fare un'analisi sulla credibilità per stabilire anche con un po’ di buonsenso come siano andati i fatti in realtà». Prima di addentrarsi nei fatti del marzo 2022, l'avvocato ha definito «strumentale» l'incarto per istigazione all'assassinio che coinvolge la sua assistita. «Un'inchiesta alla quale non ho potuto partecipare e sulla quale, in sede di Appello sono chiamato a fare una difesa. Un'inchiesta – ha aggiunto Creazzo – fatta di chiacchiere di corridoio, dichiarazioni sconclusionate di una detenuta rancorosa che fanno partire un'inchiesta intercantonale». Dichiarazioni in cui «viene detto tutto e il contrario di tutto. Si parla anche di rapporti con guardie carcerarie... È stata avviata un'inchiesta amministrativa in merito?». La difesa, ha precisato il legale, «non ce l’ha con le detenute perché di stupidate se ne dicono tante. Il problema si presenta se si verbalizzano le illazioni fornendo un senso di legittimità e sostanza a qualcosa che non ne ha». Tornando all'accoltellamento, per la difesa c’è stata «negligenza cosciente: c’è stato un unico affondo al fianco, nella parte bassa della schiena, fatta con la mano debole, la sinistra, e ferita e con la lama rientrante». Fatti che per la difesa indicano «la mancanza di intenzionalità». La donna non ha voluto aggiungere nulla agli interventi di accusa, accusatore privato e difesa.

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