Luganese

‘Ci vuole più controllo nei centri per richiedenti l’asilo’

Torna a chiederlo una parte politica, dopo il suicidio del 20enne Arash a Cadro settimana scorsa.

Il centro di Cadro, dove è avvenuto il suicidio settimana scorsa
(Ti-Press)
17 luglio 2023
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Udc e Lega dei Ticinesi, in assetto elettorale, soffiano sul fuoco del “caos dell’asilo” che renderebbe “sempre più ingestibile” la situazione a Chiasso e nel Mendrisiotto. La Deputazione ticinese alle Camere federali scrive una lettera alla consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, denunciando le difficoltà di convivenza con la popolazione e problemi di gestione all’interno e fuori dei centri federali. «C’è il timore che prima o poi succeda qualcosa di grave», dichiara il comandante della polizia comunale di Chiasso.

Qualcosa di grave? È successo una settimana fa. Non nel Mendrisiotto, ma al Centro per richiedenti asilo di Cadro. Lontano dal clamore mediatico. Arash, un ragazzo di 20 anni originario dell’Afghanistan, si è tolto la vita. Era arrivato in Svizzera nel 2019, come minorenne non accompagnato. Il suo è “un suicidio annunciato”, ha detto l’avvocata Immacolata Iglio Rezzonico. Annunciato, ma non isolato: è il terzo quest’anno nella comunità afghana in Ticino, hanno riferito a ‘laRegione’ alcuni connazionali di Arash.

I casi raramente emergono

Suicidi, tentativi di suicidio, atti di autolesionismo: i casi raramente emergono. Lo scorso dicembre si è saputo ad esempio che un richiedente asilo afghano di 18 anni, residente in un apposito istituto per minorenni a Ginevra, si è suicidato dopo aver appreso che sarebbe dovuto ritornare in Grecia, Paese ritenuto sicuro, da dove il giovane era arrivato. Il portavoce del Centre social protestante, che gestisce la struttura, ha deplorato il fatto che sia i giudici che la Segreteria di Stato della migrazione (Sem) fossero a conoscenza della grande fragilità psichica del giovane; nonostante questo, hanno omesso di prendere in considerazione il parere delle autorità mediche. La famiglia del ragazzo nel frattempo ha sporto denuncia penale.

Commissione nazionale preoccupata

Del tema si occupa a scadenze regolari la Commissione nazionale per la prevenzione della tortura (Cnpt). Nel suo ultimo rapporto sulla situazione nei centri federali d’asilo (Cfa) per il biennio 2021-2022, pubblicato lo scorso aprile, la Cnpt si dice “preoccupata del fatto che durante la maggior parte delle visite i richiedenti asilo le abbiano espresso pensieri suicidi”. La commissione è venuta a conoscenza di un suicidio, 16 casi di tentato suicidio, circa una dozzina di casi non chiari (tentato suicidio o autolesionismo) e diverse dozzine di casi di autolesionismo nel periodo preso in esame. Nel suo rapporto riporta anche “alcuni casi” in cui lo stesso richiedente asilo ha tentato più volte il suicidio nell’arco di alcuni giorni, a dimostrazione di come sia “possibile migliorare la gestione dei richiedenti l’asilo suicidi”.

‘Vademecum’ per la prevenzione del suicidio

La Cnpt rimanda alle 24 raccomandazioni formulate dagli psicologi e dai medici incaricati nel 2021 dalla Sem di valutare la prevenzione del suicidio nei Cfa. Ne formula però di aggiuntive, all’intenzione della stessa Sem e dei fornitori di servizi di assistenza e sicurezza. Ad esempio: definire una procedura chiara per i caso di rischio acuto e adottare misure affinché il personale coinvolto possa riconoscere meglio tali casi; in caso di rischio acuto, chiamare una/uno psichiatra d’urgenza o ricoverare la persona in un ospedale psichiatrico o in una struttura adeguata; oppure ancora, sensibilizzare e svolgere colloqui col personale interessato dopo episodi del genere.

‘L’assistenza non è sufficiente’

Più in generale, la Cnpt nel suo ultimo rapporto giunge alla conclusione che i richiedenti asilo minori non accompagnati ospitati nei Cfa non godono al momento di un’assistenza sufficiente. Tale situazione si spiega con i cambiamenti avvenuti nel 2022 a causa delle crisi internazionali: da un lato, sono arrivati in Svizzera numerosi rifugiati provenienti dall’Ucraina; dall’altro, vi è stato un forte incremento dei richiedenti asilo minori non accompagnati, soprattutto maschi, provenienti dall’Afghanistan. Questa situazione ha avuto ripercussioni negative soprattutto sull’assistenza e l’alloggio dei richiedenti asilo minori non accompagnati, si legge in una nota della Cnpt. Quest’ultima raccomanda alla Sem e ai fornitori di servizi di assistenza di attuare pienamente la Convenzione Onu sui diritti del fanciullo, di rivedere il sistema di assistenza dei richiedenti asilo minorenni non accompagnati e di adattarlo in modo da garantire un’assistenza professionale e continuativa a tutti i minorenni, anche in presenza di numeri elevati.

Critiche alla Sem per la situazione nei Cfa sono state rivolte la scorsa settimana a Ginevra anche dagli esperti indipendenti del Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura e da decine di organizzazioni non governative.

In Ticino manca una commissione di controllo per strutture cantonali

E in Ticino, qual è la situazione? Un organo come la Cnpt non esiste. E c’è chi chiede, da diversi anni, che venga costituito. Magari partendo da qualcosa di simile che esiste già. Ad esempio, c’è la Commissione di sorveglianza sulle condizioni di detenzione, presieduta dalla granconsigliera Maruska Ortelli (Lega). Tra chi ha chiesto di dotarla di ulteriori competenze, il deputato Matteo Quadranti (Plr), autore di un atto parlamentare alcuni anni fa ancora inevaso. «Questi giovani, soprattutto se minori non accompagnati, hanno un vissuto molto difficile – osserva Quadranti –. Ma quanto capitato settimana scorsa a Cadro non dovrebbe succedere. Ritengo che, soprattutto nei confronti dei minorenni e dei giovani adulti, ma in generale di tutti, sia corretto che ci sia un organo politico atto effettuare dei controlli per verificare le condizioni di vita nei centri di accoglienza di competenza cantonale. Verificare, come già si fa per i carcerati, se le loro richieste sono ascoltate». Una strada percorribile? «Attualmente questo non è di nostra competenza – replica Ortelli –. Per farlo bisognerebbe cambiare il regolamento commissionale. Se ne può discutere».

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