Per due giorni, il Molino ha occupato e promosso attività nell'ex sede delle Elementari. L'assemblea decide di mantenere l'occupazione fino a domani.
Un'altra puntata della serie ‘l’autogestione resta in città’ è andata in scena questo fine settimana a Viganello, dove qualche decina di autonomi del Soa il Molino ha occupato da venerdì sera l’edificio che ospitava fino a un paio di anni fa le Scuole elementari del quartiere di Lugano. La storia ricomincia dunque da dov’era finita l’ultima volta. Nella stessa zona, infatti, si era conclusa la manifestazione denominata ‘Facciamoci spazio’ del Molino andata in scena sabato 10 giugno. Per il secondo giorno consecutivo, l’assemblea ha lungamente discusso l’opportunità di restare negli spazi anche nei prossimi giorni. Al termine, è stato deciso di mantenere l’occupazione fino a lunedì, poi si vedrà.
La decisione è stata adottata alla luce dell’apertura al dialogo mostrata dalle autorità cittadine. Il Municipio ne parlerà nella seduta di giovedì prossimo. Nella giornata di sabato, la municipale Karin Valenzano Rossi, ha voluto parlare con gli occupanti, tentando una mediazione e proponendo, a parole, un'altra collocazione temporanea, per svolgere le attività. La titolare del Dicastero sicurezza di Lugano ha poi lasciato l’area senza partecipare all’assemblea. Secondo quanto riportato dalla Rsi, l'esecutivo ha confermato che nei prossimi giorni, all’assemblea verranno proposti alcuni spazi disponibili. Vedremo. Intanto, registriamo che è emerso un cambiamento nell’atteggiamento di entrambe la parti. Un atteggiamento propositivo e aperto al dialogo che non capitava da anni.
Lo stabile è in disuso da un paio di anni, anche se l’anno scorso per qualche tempo è stato organizzato un asilo nido. In ogni caso resterà non utilizzato per ancora qualche anno. Potrebbe avere un senso organizzarvi attività sociali e culturali a favore della cittadinanza. Anche per questa ragione è stato occupato. Nelle tre serate sono stati proposti concerti, giochi, teatro. Due serate durante le quali non ci sono stati particolari problemi con il vicinato. Nel corso dell’assemblea pubblica di sabato, sono intervenuti anche alcuni residenti del quartiere che abitano proprio nella palazzina accanto alle ex scuole. Hanno chiesto e ottenuto rassicurazioni dall’assemblea sulle attività serali affinché non siano troppo rumorose e vengano promosse con musica a un volume tollerabile.
La titolare del Dicastero sicurezza e spazi urbani di Lugano, assieme alla polizia, si è spostata poco più in là, restando per qualche tempo accanto alla sede amministrativa di Lugano dove c'è l’Ufficio controllo abitanti. Le forze dell’ordine sono invece rimaste in zona a monitorare la situazione per tutto il fine settimana. Da quanto ci risulta, pare non ci siano stati problemi di ordine pubblico. In ogni caso, la polizia non è intervenuta.
Durante le assemblee di ieri e di oggi, gli spazi vuoti dell’ex scuola elementare sono stati considerati una soluzione praticabile per proporre attività, almeno per un periodo determinato. Nelle discussioni, sono emerse varie posizioni. Alcuni hanno proposto di approfondire la questione relativa al mantenimento dell'occupazione anche nei prossimi giorni, facendo appello a eventuali altri interessati. Per valutare se l’esperienza possa continuare, però, bisognerà sondare la possibilità di coinvolgimento dei vari gruppi e associazioni spontanee che hanno partecipato alle recenti iniziative promosse. Un’esperienza della durata di soli tre giorni, che è stata messa in atto senza destare particolari grattacapi alle autorità né proteste da parte del vicinato.
L’ex scuola potrebbe dunque rivelarsi uno spazio adeguato. La trasformazione del sedime avverrà soltanto tra diversi anni. Il messaggio, con la richiesta del credito, è stato votato dal Consiglio comunale di Lugano lo scorso 21 marzo, non senza polemiche relative al costo di poco meno di 28 milioni di franchi, ma il credito non è inserito tra quelli prioritari nel Piano degli investimenti, nel quale figura posticipato alla fine della prossima legislatura. La scuola, lo ricordiamo, era stata chiusa dall’autorità cittadina, perché lo stabile non assicurava la necessaria sicurezza e non garantiva di poter continuare il suo esercizio, come è stato riferito nella seduta di marzo del Consiglio comunale da Lorenzo Quadri, titolare del Dicastero formazione, sostegno e socialità di Lugano.