Luganese

‘È ora di trovare dieci, cento, mille spazi indipendenti’

Sabato il corteo per reclamare posti per la cultura alternativa. Badaracco: ‘Stiamo cercando uno o più luoghi adeguati’

Circa 500 manifestanti
(Ti-Press)
11 giugno 2023
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Sono circa 500 le persone che ieri, sabato 10 giugno, hanno manifestato, facendosi spazio, per le vie di Lugano, bloccando la circolazione – sotto lo sguardo vigile della polizia – con l’intento condiviso ed esplicito di rivendicare l’esigenza, ormai nota, di trovare spazi di aggregazione in cui accogliere la cultura indipendente alternativa. Un corteo che, attraverso musica, canti, striscioni e discorsi, ha toccato vari luoghi simbolo delle rivendicazioni, come il piazzale di Besso, da cui tutto ha preso avvio, alle ex scuole dell’infanzia di via Bottogno di Viganello, in cui il cammino dimostrante si è concluso, ma il cui eco continuerà ad avere risonanza.

Dieci, cento, mille spazi

Un primo atto dell’Assemblea popolare, costituitasi poche settimane fa a due anni dallo sgombero e dalla distruzione di parte dell'ex Macello, a cui hanno aderito circa un’ottantina di realtà, tra collettivi, associazioni e persone singole. Un ritrovo per reclamare “non solo uno, ma 10, 100, 1’000 spazi fuori dalle logiche commerciali, conquistati con 10, 100, 1’000 metodi che possano dar vita a un movimento più allargato, solidale e dal basso anche in Ticino”. Spazi che, secondo i manifestanti, esistono già e sono inutilmente vuoti. Metodi per trovare un antidoto al passato travagliato dell’autogestione, ma anche, più in generale, per lasciare fermentare la cultura alternativa anche in Ticino.

Nessuna località è stata scelta a caso. Besso, per esempio, è per i manifestanti un luogo un tempo popolare ora “legato alla speculazione e ai grandi investimenti di riqualifica”. Un quartiere “dagli stabili chiusi e abbandonati come l’ex posta e l’ex mensa”. E da lì, dove sono stati fatti i primi discorsi, questa pluralità di voci è partita, attraversando il tunnel di via Manzoni, la via San Gottardo, con i più svariati striscioni: ‘Immagina passione, amore, autogestione’, o ancora ‘compartido es mas rico’ (condiviso è più bello).

‘La democrazia dei signori vuole solo sgomberare’

Fino ad arrivare in Pensilina, sul corso Pestalozzi, dove a prendere la parola attraverso il megafono su un furgoncino è stato il gruppo Soa il Molino. “Prima dello sgombero, questa stessa democrazia dei signori voleva dialogare con l’autogestione, voleva ridare l’ex Macello alla popolazione attraverso un progetto speculativo di 26 milioni di franchi, il progetto Matrix. Sostenva che in città non ci fossero molte alternative e non ci fossero spazi adatti all’autogestione. Ieri come oggi la democrazia dei signori parlava di dialogo ma voleva solo definire, circoscrivere, imporre una visione, quella dei mercati immobiliari e finanziari e, in definitiva, sgomberare, abbattere, sventrare con pratiche da guerra civile. Ora pretende addirittura di poter stabilire quale forma di autogestione possa essere prevista negli spazi di questa città”. Un intervento che diverge dall’idea della Città che si tratti di autogestione apolitica. “Noi al contrario crediamo – scriveva l’Assemblea – che attraverso l’espressione di varie forme di autodeterminazione, di autogestione, di cittadinanza attiva e di associazionismo, la collettività si possa mettere in movimento dando una visione fortemente politica nell’immaginare una società altra”.

Si è poi fatta tappa all’incrocio di piazza Molino Nuovo, dove è in corso una riqualifica, passando dopo dall’Usi per giungere a Viganello, sul piazzale delle ex scuole, dove a unirsi alla manifestazione è stata la pioggia: un rinfresco dopo la lunga camminata.

Badaracco: ‘Un corteo che dà più forza alle proposte’

Un corteo che non è passato inosservato tra le pareti dell’esecutivo. Per comprenderne la risonanza e per fare il punto della situazione abbiamo interpellato il vicesindaco Roberto Badaracco, nonché capodicastero Cultura, sport ed eventi. «È stata una manifestazione veramente particolare in cui si sono unite tante persone e associazioni e questo è un dato non da poco che chiaramente dà più forza alle loro proposte, dimostrando che c’è molto dietro».

Ma a proposito degli immobili vuoti e inutilizzati? «Sono spazi che al momento sono oggetto di verifica ma non è che siano immediatamente utilizzabili. Ci sono delle valutazioni da fare e da vari profili». Eppure, indica il vicesindaco, «la ricerca può essere di spazi pubblici inutilizzati o disponibili ma anche di spazi privati disponibili, credo che si possano vagliare varie ipotesi».

Alla ricerca del luogo idoneo

Attualmente però non esiste ancora un luogo prediletto, nonostante il Municipio si sia chinato sulla questione. «È difficile definire quale sarebbe il luogo ideale. Tempo fa si pensava al Consorzio depurazione acque del Medio Cassarate, dove c’è il piano della Stampa e che ora però viene utilizzato momentaneamente dai pompieri (opzione però scartata dall’autogestione, ndr)». Le ricerche dunque proseguono. «Bisogna approfondire e soprattutto valutare anche quello che è l’impatto sul vicinato e il disturbo alla quiete pubblica». Questi gruppi, «farebbero o proporrebbero anche musica quindi deve essere un luogo che non disturbi i vicini, perché se abbiamo solo reclami diventa un bagno di sangue».

La Straordinaria come esempio concreto

Un’esperienza che tutte le forze politiche hanno definito come positiva e che ha fatto (ri)emergere la necessità di spazi per la cultura alternativa è stata la Straordinaria – La Tour Vagabonde alla Gerra, promossa dall’Associazione Idra (che non è mancata alla manifestazione) e con il sostegno della Città di Lugano e altri enti: 18, fra pubblici e privati, oltre al Municipio. Tre mesi di eventi alla torre itinerante, nata a Friborgo oltre 25 anni fa sul modello dei teatri elisabettiani, con oltre 30mila presenze, che hanno rappresentato una chiave di volta. Sì, perché da lì è emerso chiaramente il bisogno di trovare – anche da parte dell’esecutivo luganese – una maggiore disponibilità di spazi dedicati alla cultura indipendente.

‘Carta della Gerra’ in consultazione

Idra, al termine dell’esperienza alla Gerra ha messo nero su bianco, nella ‘Carta della Gerra’, alcune linee di sviluppo, per una maggiore disponibilità di spazi. Un documento, attualmente in consultazione, che verrà trasmesso ufficialmente alla Città e al Cantone. Questo definisce una base di discussione fissata in 11 punti. A cominciare dalla richiesta, rivolta alle autorità, di prendere finalmente coscienza e di riconoscere la cultura indipendente come una risorsa a beneficio della collettività e di darle diritto di cittadinanza. Il documento esprime la volontà di recuperare il ritardo decennale, in questo campo, rispetto agli altri centri urbani svizzeri. Pertanto, la Carta chiede un impegno concreto alle istituzioni, chiamate a trovare gli spazi aperti, inclusivi e intergenerazionali e il sostegno all’espressione di un’esigenza manifestata da una buona parte della popolazione. L’associazione è convinta inoltre che un unico spazio non basti, occorrerebbe invece immaginare una costellazione di luoghi diversi, messi in rete e integrati nei quartieri.

‘Faremo degli approfondimenti’

Quali sono dunque i prossimi passi? «Internamente, come Dicastero culturale – indica Badaracco –, stiamo già ragionando da quando c'è stata quest’esperienza della Straordinaria e aspettiamo questa Carta ufficiale e poi all'interno di tutti i servizi della Città, perché ne vengono coinvolti parecchi, faremo questi approfondimenti per identificare uno o più luoghi adeguati e idonei in cui poter ospitare queste realtà ed esperienze simili». Nel frattempo, la moltitudine di rappresentanti continuerà a ribadire l’esigenza di trovare posti “in cui le relazioni umane non siano mediate dal denaro o dalle autorità”, come affermato a gran voce attraverso l’altoparlante che ha dato libertà di parola a tutti coloro che sono voluti intervenire.

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