Lo svela il Municipio, rispondendo a un’interrogazione di Sara Beretta Piccoli. La Città non è invece sollecitata in seguito al sisma in Siria e Turchia.
Gli ucraini fuggiti dalla guerra e registrati con statuto S a Lugano sono 554. Questa quantomeno era la situazione al 20 marzo. Lo comunica il Municipio, rispondendo a un’interrogazione della consigliera comunale Sara Beretta Piccoli sul tema. L’esecutivo precisa che i rifugiati sono alloggiati in strutture di vario genere: appartamenti e case messi a disposizione da privati e agenzie, come anche all’ex convento dei Cappuccini gestito dalla Fondazione Convento Salita dei Frati. Alloggi, che in ogni caso sono assegnati dal Cantone, dall’Ufficio dei richiedenti l’asilo e dei rifugiati per la precisione, e data questa competenza si presume che per questo motivo il Municipio non risponda alla domanda se vi sia ancora o meno margine per l’accoglienza.
L’atto parlamentare è stato presentato poche settimane dopo il terribile terremoto capitato a febbraio in Siria e Turchia. Pertanto, la consigliera aveva chiesto a Palazzo Civico in che modo si intendeva affrontare un eventuale nuovo grande flusso di rifugiati proveniente stavolta dal Medio Oriente. Ebbene, il Comune premette di non aver attualmente ricevuto informazioni da Confederazione e Cantone, che si occupano dei flussi migratori, sull’argomento. Tuttavia, qualche richiesta di sostegno è pervenuta direttamente all’Ufficio dell’intervento sociale. Si aggiunge che, su indicazione della Segreteria di Stato della migrazione (Sem), le persone vittime del terremoto il cui alloggio è andato distrutto durante il sisma hanno la possibilità di essere alloggiate in Svizzera da parenti stretti: genitori, figli, coniugi, nonni o nipoti minorenni. A condizione però che questi ultimi abbiano la cittadinanza svizzera o siano in possesso di permessi B o C. Il visto per le persone che fanno questa richiesta ha una validità di 90 giorni e si gode di una procedura agevolata. Al momento non sono previsti aiuti finanziari diretti.
Sempre la Sem informa che, al 6 marzo, sono 223 le procedure avviate in tutta la Svizzera e quasi tutte (204) sono ancora pendenti. “Da informazioni non ufficiali – aggiunge la Città – sembrerebbe che i cittadini turchi farebbero comunque fatica a lasciare il loro Paese in quanto dovrebbero essere muniti di regolare documento/permesso, per questo motivo al momento non si prevedono grandi affluenze come quelle verificatesi in occasione dello scoppio della guerra in Ucraina”.
L’ultima domanda di Beretta Piccoli verteva infine sul delicato equilibrio sociale, fra accoglienza di persone in fuga e residenti in difficoltà a causa della crisi economica. In particolare, si domanda se il Municipio ha preso in considerazione un aumento della xenofobia. “La Città di Lugano regolarmente promuove attività di prevenzione, informazione e lotta alle discriminazioni quali per esempio la Settimana contro il razzismo – si replica sul tema –. Si segnala la collaborazione e il costante contatto con servizi e realtà specifiche presenti sul territorio, come per esempio il Centro per la Prevenzione delle Discriminazioni con sede a Lugano, con lo scopo di garantire il monitoraggio. Nel contempo sono assicurate le regolari prestazioni sociali comunali ai cittadini che presentano una situazione di particolare disagio economico temporaneo e che soddisfano i requisiti. Le misure adottate dalla Città intendono promuovere la coesione sociale, il rispetto e la partecipazione, fattori protettivi alla base dell’integrazione e della lotta alla xenofobia”.