L'apicoltura dell'ex prete scatena malumore e divisioni tra i parrocchiani. La sentenza che dirime la vertenza bacchetta tutti
Ha lasciato un retrogusto amaro la controversia sorta in merito al progetto di apicoltura promosso da don Mario Pontarolo, ex prete del paese (e di Comano), per quarant’anni. Una controversia sfociata in un pasticcio. L’argomento, passato sottotraccia, non ha solo suscitato malumori e diviso la comunità, ma ha portato anche all’annullamento della risoluzione adottata dall’assemblea parrocchiale nel maggio scorso. Lo ha deciso la Commissione indipendente di ricorso contro le decisioni degli organi parrocchiali.
Nel frattempo, l’oggetto del contendere non c’è più da tempo e la vicenda assume pertanto un aspetto paradossale, anche se un privato ha presentato ricorso chiedendo al Tribunale amministrativo cantonale (Tram) di confermare la decisione dell’assemblea parrocchiale. Le arnie di don Mario, che da una ventina d’anni erano sul terreno del centro parrocchiale di Cureglia, sono in effetti state trasferite in un terreno a Sigirino, grazie alla benevolenza di un vicino. Intanto, perlomeno loro, gli insetti considerati nobili, non se ne sono nemmeno accorti. Per dirla con William Blake “l’ape indaffarata non ha tempo per rattristarsi”.
Prima di continuare, bisogna fare alcuni passi indietro. Don Mario Pontarolo, 89 anni, è stato per quattro decenni reverendo a Cureglia e a Comano. Da sempre appassionato di apicoltura, è stato un pioniere del settore in Ticino, tanto che ha insegnato il mestiere a diverse generazioni ed è stato anche il primo ispettore cantonale incaricato di controllare gli apiari. Una parte di quest’attività, promossa in favore della comunità, don Mario l’ha svolta a Cureglia, per un ventennio, in un terreno di proprietà della Parrocchia.
Riassumendo, circa tre anni fa, la società semplice, costituitasi nel maggio 2022 in Apicoltura Don Mario Sagl, presenta formale domanda, ma la risposta della Parrocchia tarda. Arriva però un progetto (dal costo di oltre 1,3 milioni di franchi) disegnato gratuitamente dal figlio del presidente del Consiglio parrocchiale che lo sottopone a don Mario e al suo socio, che lo rifiutano. Don Mario Pontarolo e Antonio Balieiro Da Silva (l’amministratore della società) ne presentano un altro nel luglio del 2021, allestito dall’architetto Georg Paglialunga. Venuto a conoscenza di questi retroscena, un parrocchiano promuove una raccolta di firme per convocare un’assemblea straordinaria, perché i vertici della Parrocchia hanno scartato l’idea di creare un centro didattico e di lavorazione del miele.
In estrema sintesi, il Consiglio parrocchiale decide di non entrare in materia sul progetto di don Mario, perché lo ritiene non sostenibile. L’assemblea ratifica, con una votazione risicata (42 voti favorevoli, 38 contrari e 3 astenuti) tale decisione, che è stata contestata con un ricorso alla Commissione indipendente di ricorso contro le decisioni degli organi parrocchiali. La sentenza, spiega il presidente del Consiglio parrocchiale Fulvio Pagnamenta, «mette in luce alcune irregolarità procedurali. È la prima volta che a Cureglia succede una controversia del genere. In base alla decisione dei giudici, se si volesse rilanciare il progetto o presentarne un altro dello stesso tipo, bisognerebbe rifare la procedura, con condizioni decisamente al di fuori della portata di un semplice Consiglio parrocchiale di sette membri attivi peraltro come volontari».
Questa storia ha comunque diviso la comunità? «In effetti, questa situazione ha creato dissapori e provocato in un modo del tutto inappropriato due fazioni, una a favore dell’ex parroco, l’altra contraria», ammette Pagnamenta. Né don Mario né l’amministratore della società dell’ex parroco vogliono commentare la questione. Dalla sentenza emerge un quadro imbarazzante e in contrasto con la celebre frase attribuita a Padre Pio: “Siate come piccole api spirituali, le quali non portano nel loro alveare altro che miele e cera. La vostra casa sia tutta piena di dolcezza, di pace, di concordia, di umiltà e di pietà per la vostra conversazione”.
In sostanza, i giudici hanno stabilito che, sia il ricorrente, che è anche la persona che ha promosso la raccolta di firme, sia il Consiglio parrocchiale non hanno seguito le procedure previste dalla Legge organica comunale, che regola il funzionamento del Consiglio parrocchiale (che è come un esecutivo) e dell’assemblea parrocchiale (considerata come un legislativo). Da una parte, i ricorrenti hanno contestato lo svolgimento dell’assemblea parrocchiale, rilevando che la presentazione dell’architetto Paglialunga sia stata scarsa e la proiezione a schermo poco nitida. Dall’altra parte, il Consiglio parrocchiale ha contestato aspramente le affermazioni dei ricorrenti.
Secondo i giudici, “l’annullamento della decisione presa dall’assemblea parrocchiale è la sola via per ristabilire la legalità”. Nella sentenza, si legge che “un membro del Consiglio parrocchiale non può assumere, né direttamente né indirettamente, lavori, forniture o mandati a favore della Parrocchia. Nella fattispecie, si può constatare che il presidente del Consiglio parrocchiale ha svolto opere come professionista tramite lo studio di architettura del figlio. Una situazione, essenzialmente irregolare, che lo pone ora in un conflitto di lealtà manifesto. Quando i promotori hanno presentato un progetto alternativo, elaborato da un suo collega, egli si è adoperato attivamente per avversarlo. Nel prosieguo della procedura l’attuale presidente del Consiglio parrocchiale deve quindi chiedersi se debba astenersi dal trattare la questione, essendo egli divenuto di parte, suo malgrado”.
Particolarmente problematica in questa vicenda, si legge nella sentenza, “è anche la figura del precedente parroco don Mario Pontarolo, che invece di ritirarsi “ha assunto impropriamente un ruolo attivo e in prima linea. (...) L’Apicoltura non ha nulla a che vedere (o quasi) con la funzione di insegnare e santificare. (...) Egli ha portato i parrocchiani di fronte a un ulteriore conflitto di lealtà e ha provocato nei fatti una netta spaccatura nella Parrocchia. L’atteggiamento in questa procedura, personalmente o tramite la Apicoltura Don Mario Sagl, ha peraltro peccato di incoerenza e poca linearità”.
Non solo. I giudici sottolineano inoltre che “i beni parrocchiali non possono essere impiegati in speculazione. Con questo principio, si vuole impedire agli Enti locali di mettere a repentaglio, senza alcuna garanzia, il loro patrimonio con operazioni sul mercato monetario o immobiliare. Il concetto di speculazione, però, non va inteso unicamente come assunzione di rischio, ma concerne anche quelle operazioni che implicano in via principale uno scopo di conseguimento di utili economici ottenuti in un contesto di economia di mercato”.