Luganese

Furti sotto Natale, quattro condanne

Due pene sospese con la condizionale inflitte ai due imputati ventenni. Restano in prigione gli altri, ai quali è stata attribuita maggiore responsabilità

Il colpo nel Canton Zurigo è quello che ha fruttato di più
(Ti-Prss/archivio)
16 marzo 2023
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È la sera della vigilia di Natale dello scorso anno. Sono circa le 17.30 quando i ladri entrano in azione in una casa di lusso del Luganese. Scassinano la porta d’ingresso e rubano tutto quanto riescono a portare via. Non contenti, i quattro, due ore dopo, ci riprovano in un’abitazione pregiata in un altro comune. Stavolta, però, il colpo sfuma e i ladri tentano la fuga. Una fuga non riuscita. Gli inquilini avvertono la polizia che li arresta a Gentilino. Nell’auto, presa a noleggio in Italia, le forze dell’ordine trovano il bottino del primo furto, attrezzi e utensili per lo scasso.

Tutti ammettono e chiedono scusa

I quattro imputati sono comparsi stamane in aula penale, di fronte al presidente della Corte delle Assise criminali Amos Pagnamenta (giudici a latere Fabrizio Filippo Monaci e Aurelio Facchi). Tutti ammettono sostanzialmente di aver messo a segno un colpo e averne tentato un secondo in ville di lusso nel Luganese. Contestano invece, almeno in parte, l’entità del bottino e dei danni provocati. Uno dei quattro, un 21enne rumeno, è peraltro accusato di un precedente furto nel Canton Zurigo, effettuato con altre tre persone, delle quali non ha voluto fare il nome. Un furto grazie al quale i ladri hanno recuperato una refurtiva ingente, pari a oltre 1,2 milioni di franchi, stando all’atto d’accusa firmato dalla procuratrice pubblica Anna Fumagalli. Al termine dell’istruttoria, tutti gli imputati si sono detti dispiaciuti, hanno chiesto scusa e hanno accettato la prospettata espulsione dalla Svizzera.

Quartetto espulso dalla Svizzera

Due anni e tre mesi di reclusione (dei quali 18 mesi sospesi con la condizionale per due anni) sono stati inflitti al 21enne rumeno, che è pure stato espulso dalla Svizzera per sette anni, mentre il 30enne di nazionalità italiana è stato condannato a 14 mesi, di cui sei da espiare, il resto sospeso condizionalmente per tre anni ed è stato espulso dal Paese per cinque. Nei confronti di entrambi è stata ordinata la carcerazione di sicurezza per tre mesi. Gli altri due imputati se la sono cavata con una pena di 12 mesi sospesi con la condizionale per due anni, più l’espulsione dalla Svizzera per cinque. Nella breve motivazione delle sentenze, il giudice Pagnamenta ha detto che le pretese degli accusatori privati, sia per i furti che per i danneggiamenti, sono state riconosciute nel principio ma vengono rimandate al Foro civile.

Ridimensionate le richieste di pena

La Corte ha ridimensionato le richieste formulate dalla procuratrice pubblica Anna Fumagalli che, nella requisitoria pronunciata in tarda mattinata, aveva parlato di fatti chiari. Per questo, aveva chiesto la conferma delle accuse. Non ci sono dubbi sul fatto che i quattro imputati abbiano agito in banda e, secondo la pp, bisogna considerare l’aggravante dei furti per mestiere. I giovani adulti hanno deliberatamente scelto di delinquere. Il 30enne ha pure diversi precedenti penali specifici, è il capo, ha riunito gli altri tre, ha messo a disposizione la vettura e aveva i contatti con i ricettatori per monetizzare la refurtiva. Nei suoi confronti, Fumagalli ha chiesto una pena di 18 mesi di carcere da espiare e l’espulsione dalla Svizzera per 15 anni. La pp aveva inoltre chiesto pene superiori nei confronti degli altri tre imputati.

Aggravante per mestiere ‘solo’ al 21enne

Gli avvocati difensori, d’altro canto, hanno chiesto condanne più miti. Andrea Minesso, legale del 21enne rumeno, ha cercato di mettere in dubbio il valore stimato a oltre 1,2 milioni di franchi per il furto a cui ha partecipato il suo assistito, siccome, per gran parte dei gioielli, l’accusa si è basata sulle denunce degli accusatori privati, senza fornire prove. L’avvocato, come i suoi colleghi, ha contestato anche le aggravanti del furto in banda e per mestiere, riconosciuta tuttavia dal giudice, solo a carico del 21enne. L’avvocato Marco Masoni, legale del 19enne albanese, che fungeva da ‘palo’ restando in auto, ha evocato l’incensuratezza del suo assistito e ha ottenuto una pena ridotta a 12 mesi sospesi con la condizionale. Anche l’avvocata Alessia Minotti, legale del 30enne italiano, ha sostenuto l’assenza delle aggravanti e rifiutato il ruolo di ‘capo’ banda attribuito al suo assistito. Luisa Polli, legale del 20enne italiano, anch’esso incensurato, ha detto che il gruppo si è costituito spontaneamente. Dal suo punto di vista, le richieste della pp sono sproporzionate.