L’ex membro del Consiglio di amministrazione della Posta svizzera è indagato dalla Procura federale anche per frode
Oltre a sei dirigenti d’Oltralpe spunta un nome ticinese nello scandalo di AutoPostale: Adriano Vassalli, membro del Consiglio di amministrazione della Posta svizzera sino a fine giugno 2018. Ne ha dato notizia ieri il quotidiano ‘Blick’. A carico del manager domiciliato nel Luganese l’Ufficio federale di polizia (Fedpol) ha avviato un’inchiesta penale amministrativa anche per frode. Nel 2018, ricordiamo, su incarico del Consiglio federale era stato avviato un procedimento penale amministrativo a carico dei vertici del gigante giallo per aver presentato all’Ufficio federale dei trasporti (Uft) fatture in odore di falsificazione allo scopo di evitare tagli ai sussidi.
Stando agli inquirenti, per anni AutoPostale avrebbe realizzato profitti illeciti sulle rotte sovvenzionate, per poi deviarli altrove. Così facendo avrebbe incassato parecchi milioni di franchi più del dovuto. Tutto confermato, tanto che ha poi dovuto restituire 205,3 milioni, indennizzando così i Cantoni. Tutto chiaro? Affatto. Come stabilito lo scorso maggio dal Tribunale federale, la Fedpol ha dovuto riaprire parte del procedimento visto che la nomina dei due consulenti esterni da essa designati per la ricostruzione dei fatti era priva di base giuridica. Adesso emerge che nelle verifiche risulta coinvolto anche l’ex vicepresidente della Posta, il quale che era a capo del Comitato di revisione, rischio e conformità. Coinvolgimento del quale Vassalli è stato informato lo scorso autunno e di cui però non si capacita: "Non so chi abbia fatto cosa. Ma so per certo di essere innocente". Questo quanto ha espresso a ‘Blick’.
Tuttavia, secondo il quotidiano svizzero tedesco, una nota del 21 agosto 2013 (resa pubblica dal Blick nel febbraio 2018) è stata oggetto di diverse discussioni poiché conterrebbe informazioni su trasferimenti di costi a spese del trasporto finanziato con fondi pubblici. Considerata l’esistenza di questa nota, Vassalli sarebbe stato – contrariamente a quanto da lui affermato – a conoscenza della frode. Quando il 10 giugno 2018 l’allora consigliera federale Doris Leuthard aveva annunciato le dimissioni di Vassalli dal Cda, lei stessa oltre alla Posta aveva affermato che il ticinese era riuscito a dimostrare di non aver mai ricevuto la nota in questione.
Come mai Vassalli sia stato preso di mira dagli investigatori della Fedpol, nonostante non fosse considerato un sospetto al primo tentativo, resta per lui un mistero, non essendo mai stato convocato per essere interrogato. "Non so quindi cosa mi renda esattamente un sospetto", dichiara oggi. Secondo il rapporto d’indagine, però, nell’autunno 2015 l’ex dirigente si è opposto a che l’Uft fosse messo al corrente dei rapporti di revisione approfonditi. "Non so esattamente di quale questione si trattasse. Contrariamente all’impressione data, ho voluto un rapido chiarimento con l’Uft perché non avevo nulla da nascondere". Vassali confida a ogni modo che il procedimento nei suoi confronti si concluda presto: "Allora sarà chiaro che non ho fatto nulla di male".