Sarà indennizzata la dottoressa accusata di lesioni colpose gravi. Già annunciato il ricorso in Appello contro la sentenza
L’assenza di un nesso causale provato tra la diagnosi, risalente al gennaio 2019 alla clinica Moncucco, e l’insorgenza del tumore al seno un anno dopo, ha indotto Siro Quadri, presidente della Corte delle Assise Correzionali di Lugano a prosciogliere la radiologa 52enne accusata di lesioni colpose gravi.
È questo l’epilogo del processo iniziato, dopo il rinvio del 17 ottobre, lo scorso 9 novembre. Un epilogo che cancella il decreto d’accusa firmato dal procuratore pubblico Zaccaria Akbas, e la relativa condanna a 120 aliquote giornaliere, in pratica sei mesi sotto forma di pena pecuniaria di 61’200 franchi. Già annunciato il ricorso contro la sentenza, da parte di Renzo Galfetti, legale dell’accusatrice privata, la paziente che successivamente ha subito gravi danni alla salute, chemioterapia, radioterapia e mastectomia, con asportazione della massa tumorale, che sarebbero stati provocati dal mancato tempismo con cui si è intervenuti.
Hanno fatto breccia nella sentenza pronunciata dal giudice, le tesi sostenute da Filippo Ferrari, avvocato della 52enne e, soprattutto la testimonianza della perita, chiamata in aula lo scorso 12 dicembre. Perita che ha affermato che si sarebbe comportata allo stesso modo della dottoressa imputata di fronte ai risultati degli esami. Indizi di qualcosa di anormale sono emersi soltanto con l’esito degli esami di tomosintesi, che però la radiologa non aveva richiesto, per cui non li ha nemmeno guardati. La mammografia in 2D e la successiva ecografia non hanno mostrato quell’opacità anomala, visibile su due immagini, che avrebbe imposto un ulteriore approfondimento e un’altra visita della paziente dopo 4-6 mesi.