Luganese

Sorengo si rituffa nella Cisterna

Ratificato l’acquisto dell’ex centro sportivo del Credito Svizzero. Il toponimo risale al 1298. La storia travagliata dell’ultimo ventennio

Uno scorcio dell’ex centro risalente a dieci anni fa
(Ti-Press/Archivio)
14 dicembre 2022
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Torna di proprietà pubblica, dopo oltre cinquant’anni, il vasto terreno chiamato Cisterna. Sarà acquistato dal Comune di Sorengo il sedime che comprende l’ex centro sportivo del Credito Svizzero. La ratifica del passaggio di proprietà, per 1,6 milioni di franchi, è avvenuta, con un solo voto contrario, nella seduta di Consiglio comunale di martedì 13 dicembre. Una decisione storica per quella porzione di territorio situata ai piedi del pendio a nord-ovest del colle di Sorengo, il cui toponimo ‘Cisterna’ venne rilevato per la prima volta nel 1298. Resta ancora da valutare, da parte dell’autorità politica, come sfruttare il comparto.

A fine anni Sessanta passò alla banca

Una decisione storica, dicevamo, perché risale alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, l’acquisizione della proprietà da parte del Credito Svizzero, che trasformò il comparto in un centro sportivo a favore dei suoi dipendenti, con tanto di due piscine, una sala da ginnastica, un bocciodromo, campi da tennis e un grotto-bar. Come si legge in uno dei tanti messaggi municipali sull’argomento, negli anni Novanta, come altre strutture simili, cominciò a subire un declino. In quello stesso periodo, anche a causa della crisi economica, per l’istituto bancario il sedime diventò un fardello, anche perché si ridimensionò il ruolo di motivazione e di coesione che aveva per i dipendenti del Credito Svizzero. Sfumò inoltre un tentativo di aprire il centro ai residenti di Sorengo.

Struttura dismessa vent’anni fa

La Cisterna venne dismessa vent’anni fa, mentre nel 2003 la banca manifestò, tramite una lettera al Comune, l’intenzione di vendere il comparto. L’allora Municipio di Sorengo mostrò interesse e, assieme al Comune di Muzzano, condusse una trattativa che durò circa due anni e sfociò in una rinuncia confermata dal Consiglio comunale. Il Credito Svizzero tornò alla carica nel tentativo di disfarsi del comparto nel 2010 e tentò di donarlo all’allora ente turistico Lugano turismo. Il tentativo fece inalberare l’autorità politica locale che, con il via libera del legislativo, venne autorizzata a entrare in lite con Lugano turismo in relazione alla decisione dell’assemblea dell’ente di accettare la donazione. Nel febbraio dello stesso anno, venne pure lanciata una petizione a Sorengo che chiedeva al Municipio di aprire il centro ai residenti ed eventualmente agli abitanti dei comuni confinanti.

La lite, la pace e il niet del legislativo

La lite tra il Comune e Lugano turismo sfumò e si trasformò in una trattativa per accettare assieme la donazione del comparto. La banca fece allora un secondo tentativo di donare la Cisterna all’ente turistico, a condizione che il Comune accettasse una convenzione da sottoscrivere con Lugano turismo, per il ripristino, la manutenzione, la gestione e l’uso da parte del Comune del centro, con una richiesta di credito di 72’000 franchi necessari per modificare il Piano regolatore e aprire così la struttura al pubblico. Anche questa proposta venne bocciata dal legislativo nel dicembre 2011. Restarono così ancorate alla pianificazione in vigore le restrizioni e non venne approvato il cambiamento di destinazione da Centro sportivo privato a struttura ricreativa aperta al pubblico.

Altro tentativo di vendita sfumato

Due anni dopo, nel 2013, l’istituto bancario si orientò per la vendita al miglior offerente, richiedendo la presentazione di offerte in busta chiusa. L’allora Municipio, per mantenere aperta la trattativa, presentò un’offerta di 250’000 franchi e contattò i vertici dell’istituto, sia a Lugano che a Zurigo, per ottenere una sorta di ‘diritto di prelazione‘, nel tentativo di acquisire il bene al medesimo importo della migliore offerta. Anche questo tentativo non andò in porto, perché, sempre secondo un messaggio municipale ‘datato’, fu palese l’avversione della banca, probabilmente ‘colpevole’ di non averlo acquistato alle condizioni poste dalla banca dieci anni prima.

La società privata fallì due volte

Alla fine il comparto venne ceduto a una società anonima denominata Piancha de Citerna, lo stesso nome del toponimo che venne rilevato per la prima volta dal Capitolo della Cattedrale di Como nel 1298. In una delle ultime puntate della ‘telenovela’, nel maggio 2018, il Consiglio comunale approvò a maggioranza la variante di Piano regolatore, che delineò le premesse di una riconversione dell’area. Si prevedeva un investimento milionario per un centro di creatività e cultura (con una sala prove interrata, atelier per artisti, un esercizio pubblico e un parco verde). Tuttavia, qualche mese prima, tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018, il Tribunale amministrativo cantonale (Tram) accolse il ricorso presentato da due confinanti contro l’uso della struttura come esercizio pubblico. Questo contribuì al secondo fallimento della società. Al termine della procedura condotta dall’Ufficio esecuzione e fallimenti, il comparto è infine passato nelle mani del Comune.

Preventivo ok, moltiplicatore nel 2023

Nella seduta di martedì 13 dicembre, il legislativo ha pure approvato (con quattro voti contrari) il preventivo 2023 del Comune che indica un disavanzo d’esercizio di 822’000 franchi. Come l’anno scorso, la proposta di moltiplicatore d’imposta (oggi al 65%) da parte del Municipio, che si avvale dell’articolo 162 della Legge organica comunale (Loc), verrà proposta al Consiglio comunale nei primi mesi dell’anno prossimo, in modo da valutare gli investimenti, che rischiano di destabilizzare la situazione finanziaria.

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