Un rapporto della Statistica urbana prevede tempi duri per i cittadini di Lugano qualora l’attuale crisi perdurasse con la stessa intensità
Sperare nel meglio ma prepararsi al peggio. Ed è un peggio che si profila sostanzioso: se la crisi attuale dovesse perdurare, una famiglia luganese ‘media’ di quattro persone potrebbe veder il proprio importo finanziario mensile disponibile ridotto di oltre il 20%. Lo ha annunciato il 1° dicembre il municipale Tiziano Galeazzi, presentando le previsioni per l’andamento socioeconomico della Città per il 2023, contenute in un rapporto redatto dal Servizio di statistica urbana (Ssu). Previsioni tutt’altro che rosee. Ma necessarie, per Galeazzi, come strumento per un intervento rapido ed efficace qualora le cose non dovessero migliorare.
Uno strumento per un’emergenza che ancora non c’è, afferma Galeazzi, che rassicura: «Non vogliamo allarmare nessuno, ma vogliamo far sapere alla popolazione che la Città è pronta». Ed è proprio sulla popolazione che si concentra lo studio, confrontando la situazione socioeconomica di privati e aziende con quella nazionale, e cercando, secondo il responsabile dell’Ssu Giorgio Maric, di «osservare i dati raccolti, comprendere le origini e le cause della situazione attuale, e modellare le future misure per farvi fronte».
Il 2022 sembra essere stato un anno finito al centro di una tempesta perfetta: senza essersi ancora ripresi del tutto dalla batosta pandemica, la società e l’economia hanno anche dovuto confrontarsi con un forte aumento della spesa energetica, causato dal conflitto in Ucraina e dalle conseguenti sanzioni imposte alla Russia. Da non dimenticare poi: l’inflazione; la recessione; la diminuzione del valore del franco svizzero e l’aumento dei costi delle casse malati e del carburante. Il tutto inserito in un contesto, quello ticinese, dove il mercato del lavoro non versa certo nelle migliori condizioni. Con queste premesse è difficile immaginarsi un sereno 2023, almeno dal punto di vista economico, e viene da chiedersi come sia possibile leggere questi dati senza allarmarsi.
L’idea di fondo è appunto quella di prepararsi al peggio, in modo da poter agire il più tempestivamente possibile. «Questo rapporto è già stato inviato a tutti i servizi della Città e all’Ente regionale per lo sviluppo del Luganese, cosicché possano prepararsi e fare le loro riflessioni a riguardo» dichiara Galeazzi, mentre Maric aggiunge: «Viviamo in un tempo di esubero d’informazioni, dati, news e fake news. Quando si tratta di qualcosa di imprevisto, come questa crisi, è importante operare con dati corretti. È questo il fil rouge di questa strategia, che vuole monitorare i cambiamenti in atto e permettere alle Divisioni della Città di ottimizzare le misure senza dover aspettare tempi biblici. Lo abbiamo visto bene durante la crisi pandemica quanto sia importante essere rapidi e flessibili».
La penuria energetica è certamente uno dei temi più discussi di questi ultimi mesi, specialmente con il calo delle temperature. Anche in questo caso sembra di ritrovarsi in una congiunzione di sfortune: oltre al sopracitato conflitto ucraino, vanno considerate anche le scarse precipitazioni che hanno ridotto la produzione di energia idroelettrica, e molti Paesi europei (inclusa la Svizzera) stanno tornando o stanno pensando di tornare alle centrali a carbone, che di certo non miglioreranno le condizioni ambientali.
Nel rapporto viene indicato che la metà degli edifici di Lugano sono alimentati utilizzando l’olio da riscaldamento che, si legge nel testo, "diventerà relativamente più conveniente nel corso della prossima stagione invernale rispetto alle altre fonti energetiche", mentre quelli che subiranno maggiormente il rincaro saranno i proprietari di edifici e immobili ad alimentazione elettrica e a gas. Secondo queste previsioni i cittadini di Lugano arriveranno a pagare tra il 34% e il 36% in più per l’elettricità, e circa il 40% in più per il gas, e complessivamente tra il 30% e il 40% della popolazione risulterà particolarmente esposta a questi rincari.
Ma la situazione geopolitica non ha solo influito negativamente sul costo dell’energia, ma anche su quello delle materie prime. Questo si traduce, oltre che in un generale aumento dei prezzi dei prodotti, anche in un largo incremento delle spese delle imprese, che potrebbero essere forzate a ridurre le assunzioni, tagliare del personale o addirittura chiudere la propria attività. Particolarmente fragile è il settore dei servizi, che accusa ancora il colpo della pandemia.
Un contesto dunque difficile che, secondo il rapporto, impatterà significativamente sulle famiglie luganesi, che si vedranno ridurre l’importo finanziario disponibile fino al 21,2%. In soldoni, questo si traduce in una diminuzione di 184 franchi mensili – corrispondenti a oltre 2’200 franchi in meno all’anno – per una famiglia di quattro persone con un reddito complessivo di 7’500 franchi. Non che alle persone sole vada molto meglio, contando che per loro la riduzione prevista è di oltre il 6%, ossia 83 franchi in meno su un salario di 5’000 franchi. Una riduzione da attribuirsi, oltre al sopracitato rincaro energetico e all’aumento dei prezzi, anche al tanto discusso aumento dei premi di cassa malati, rivelatosi particolarmente feroce in Ticino, con un aumento del 9,2%. Da non dimenticare inoltre l’aumento dei tassi d’interesse per i crediti rilasciati dalle banche ai cittadini, passati in pochi anni dall’1% all’8%, rendendo più difficile la realizzazione di progetti per gli imprenditori.
Una riduzione che ha conseguenze anche sulla Città stessa, dato che potrebbe portare le famiglie con reddito medio-basso a migrare verso comuni dove il costo della vita è più basso, e in tal senso l’annuncio di qualche giorno fa del previsto aumento del moltiplicatore d’imposta non aiuta di certo. Inoltre, questo aumento delle spese potrebbe portare a un incremento delle richieste di assistenza, e quindi a un aumento della spesa pubblica.
Come detto, tutte queste sono solo previsioni statistiche, che disegnano un futuro dove non vi è stato alcun allentamento della crisi. E le statistiche, per citare Galeazzi, non sono una sfera di cristallo, quindi tutte queste cifre non vanno assolutamente prese come una certezza o peggio come una condanna. Sebbene, come sottolineato dal municipale, l’allarme per il momento non ci sia ancora, «questo strumento sarà aggiornato ed esteso», precisa Maric. Qualora la crisi non allentasse, i primi effetti concreti sui dati relativi agli aiuti sociali e al gettito fiscale sono attesi nella primavera-estate del 2023. La Città si dice pronta al peggio, a non resta che sperare per il meglio.