Dalla pandemia allo... scouting degli artisti. Chiacchierata con Ivan Knie in attesa della ‘prima’ in riva al Ceresio della tournée 2022
La pittoresca carovana di elefanti che dalla stazione si spostava verso il tendone, lemme lemme e in rigorosa... fila indiana, fa ormai parte dell’album dei ricordi. Così come la tigre, sempre guardata col dovuto rispetto sebbene custodita al sicuro in una solida gabbia. E anche le giraffe, che facevano parte del carrozzone, sono ormai uscite da qualche anno dall’inventario del Circo Knie. Ma non per questo la magia sotto il tendone viene meno. Perché il circo è sempre il circo, qualcosa che affascina sempre e comunque, a tutte le età. Una magia che anche il Ticino torna a vivere grazie alla tappa di Lugano, dove il circo nazionale per eccellenza tra venerdì e domenica 4 dicembre metterà in scena dieci spettacoli.
In attesa che si accendano le luci sulla prima ticinese della tournée 2022, a guidarci in una sorta di anteprima sotto il tendone, mentre tutt’attorno fervono i lavori per montare quello che diventerà un mini villaggio bianco-rosso-blu, è Ivan Knie, responsabile delle scuderie e dei cavalli (sì, a quelli proprio non si poteva rinunciare). La chiacchierata inizia allora dai preparativi: «Generalmente per allestire una piazza come quella di Lugano ci vogliono sei ore – illustra Ivan Knie, che rappresenta l’ottava generazione di una famiglia cresciuta a pane e circo –. Sei ore in cui la squadra di operai, un’abbondante ottantina, lavora alacremente. Il tendone in sé non è così impegnativo da alzare. Solitamente la sera prima si preparano già i montanti esterni, di modo che l’indomani, di buon mattino, si solleva la struttura e si completano tutte le operazioni annesse. Oltre al tendone, però, c’è tutto il resto da allestire: una sorta di piccolo villaggio, con due parti ben distinte, quella per il pubblico e quella per gli addetti ai lavori. È per questo che i preparativi richiedono praticamente un’intera giornata di lavoro». Un copione ormai collaudato, visto che quella in riva al Ceresio è la penultima delle 25 tappe che costituiscono la tournée 2022, «che si concluderà a Lucerna il 6 gennaio, dopo circa trecento spettacoli. Quasi dieci mesi dopo il primo show, nella ‘casa madre’ di Rapperswil».
Benché cresciuto nel mondo circense, e dunque particolarmente abile in tutto quel che comporta l’organizzazione di una tournée, Ivan Knie non lascia nulla al caso: ogni fase della preparazione è curata nel dettaglio, affinché all’atto pratico tutto vada per il verso giusto. «Le difficoltà maggiori nel mettere in piedi una tournée come questa derivano dalla logistica. Tutto deve essere pianificato con una griglia oraria ben definita: montaggio, smontaggio, arrivo del materiale, arrivo degli addetti ai lavori, degli artisti... Anche per le piazze dalle dimensioni più ridotte rispetto a quelle abituali, come qui a Lugano, tutto deve seguire una scaletta precisa. Non da ultimo dobbiamo coordinarci con i treni, visto che la metà del materiale che ci necessita viaggia su rotaia».
‘Il circo è la mia casa. È tutta la mia vita, avendoci trascorso l’intera infanzia’
Cosa rappresenta per Ivan il circo? «Per me è ‘casa’. È tutta la mia vita; tutto ciò che ho fatto l’ho fatto qui, sotto questo tendone o dietro le quinte. I cavalli sono sempre stati il fiore all’occhiello del Circo Knie, esserne il responsabile è dunque un grande onore, prima che un onere. Ma il mio lavoro non si limita alle scuderie: c’è sempre qualcosa da fare». Assieme a Ivan, a dare una mano dietro alle quinte c’è anche il patrigno Maycol Errani. Sulla scena, invece, ad affiancare il 21enne discendente diretto della storica dinastia ci sono la sorella Chanel e, ovviamente in forma ancora limitata, il piccolo Maycol junior, nato nel 2017. Sotto il tendone, il concetto di ‘famiglia’ non è però impersonato dalla sola dinastia Knie: «Qui siamo tutti una grande famiglia. Dagli artisti (una quarantina), al personale addetto al montaggio e allo smontaggio di tendone e villaggio: un totale di circa duecento persone che trascorrono assieme quasi un intero anno. Alcune viaggiano con noi da oltre vent’anni!».
Col tempo, come accennato in apertura, il circo ha ‘perso per strada’ molti animali: come mai? «Il circo, per sua natura, non è qualcosa di statico. È un continuo cantiere, alla costante ricerca di novità, di nuove attrazioni. In cento e più anni di storia del Knie, sono cambiate anche molte cose attorno a noi, così come le piazze che ci vengono messe a disposizione per allestire il nostro villaggio. Di conseguenza anche questo ha imposto un certo ridimensionamento per numero e tipologie di animali che possiamo portare con noi in giro per la Svizzera». E le proteste degli animalisti che talvolta accompagnavano gli spettacoli non hanno influenzato queste scelte? «No, almeno non direttamente. In fondo mi sento di poter affermare che siamo in pace con la nostra coscienza: per quanto possibile, abbiamo sempre dato il massimo rispetto ai nostri animali, trattandoli con la massima cura, come se facessero parte a tutti gli effetti della nostra famiglia. In spazi più angusti avrebbero sofferto; rinunciarvi è dunque stata una scelta d’amore nei loro confronti, non una dettata dalle proteste animaliste. Che, beninteso, comprendo, ma delle quali non mi sono mai sentito parte in causa, ma unicamente il pretesto per parlarne...».
Restano solo i cavalli dunque. Ma anche così, la magia che si sprigiona ogni volta sotto il tendone non ha perso il suo fascino... «Assolutamente no. E non lo dico io, ma i feedback del pubblico ogni volta che si riaccendono le luci al termine di uno spettacolo. Soprattutto da dopo la pandemia: si percepisce che la gente ha voglia di tornare a trascorrere un paio d’ore di spensieratezza, ed è quello che appunto cerchiamo di offrire loro».
Già, la pandemia... Come avete trascorso i due anni segnati dalla pandemia? «Nell’inverno del 2020, con i primi contagi, tutto si è fermato. In ottobre abbiamo provato una prima volta a riprendere, ma dopo sette settimane, a Zurigo, siamo stati costretti a un nuovo stop, da un giorno all’altro. Idealmente avremmo dovuto riprendere a marzo 2021, ma tutto è slittato a luglio di quell’anno: mesi lunghissimi per tutti. Mia madre Géraldine e il mio patrigno a livello organizzativo hanno cercato di fare del loro meglio, ma anche così l’attesa è stata lunga... Abbiamo cercato di occupare il tempo preparandoci, così da essere pronti al momento di riprendere. L’entusiasmo con cui siamo stati accolti dopo questo tribolato periodo è stata una gioia immensa, oltre che la conferma di esser riusciti nell’intento!».
Come si trovano gli artisti per comporre il ‘cast’ dello spettacolo? «È un po’ come nello sport: facciamo da ‘scout’ andando a vedere i vari spettacoli degli altri circhi. Il mondo dello spettacolo, ad ogni modo, non è così vasto: i nomi dei migliori li si conoscono già, e quando ce n’è uno sul ‘mercato’, gli addetti ai lavori lo vengono quasi subito a sapere. Poi internet e in particolare YouTube hanno accorciato le distanze, anche se di preferenza vogliamo vederli dal vivo per capirne le abilità». Qual è il numero che più entusiasma Ivan? «Adoro le acrobazie e poi, beh, ovviamente i miei cavalli. Anche perché da questa stagione sulla scena c’è pure mio fratellino, per cui è qualcosa di ancora più magico». Ma non è questa la sede per svelare i contenuti del suo numero che qui, appunto, resta top secret: per scoprirlo e applaudirlo l’appuntamento è sotto il tendone, da venerdì alle 19.30, orario della prima della tournée ticinese 2022.