Un volume, curato da don Arturo Cattaneo, traccia la storia di ventinove alberi genealogici nel solco dei mutamenti del Ticino in circa un secolo
Non ci troviamo solo di fronte alla storia di un’importante famiglia, ma soprattutto a una preziosa testimonianza dei grandi progressi compiuti dal nostro cantone in circa cento anni. Il libro è quello dedicato ai Rusca della Cassina d’Agno, "un ramo illustre del casato – evidenzia il sottotitolo – che fece la storia moderna delle terre ticinesi". E sono proprio i ‘battistrada’ di questi mutamenti i protagonisti del volume a cura di don Arturo Cattaneo, architetto, sacerdote e docente alla Facoltà di teologia di Lugano, fra i moderni componenti dell’albero genealogico che si svela nelle 230 pagine di testo, infografiche e immagini.
«Questa mia ricerca ha preso corpo durante il lockdown – ci rivela don Arturo – quando, dopo il ritrovamento di un’abbondante documentazione relativa a questi miei antenati e ai loro parenti, ho trovato il tempo per ordinarlo e digitalizzarlo per poterlo condividere. All’inizio pensavo alla cerchia dei miei familiari più stretti, ma più procedevo nel lavoro, più scoprivo i numerosi collegamenti con tante altre note famiglie ticinesi e non solo, ben ventinove».
Fu proprio Cassina d’Agno, fino alla costruzione del ponte-diga di Melide nel 1847, un importante punto strategico in quanto posta sulla cosiddetta Via delle genti: «Qui ha radici la mia famiglia, quella famiglia, come ci ha ricordato papa Francesco, che è la storia da cui proveniamo: se tagliamo queste radici, la vita inaridisce».
Sfogliando il libro non vi si ritrovano solo castelli, beati o antichi signori, esso ci aiuta a ricostruire la storia di tutta una comunità, tutto un distretto, tutto un cantone: «Ho voluto aprire una finestra capace di far comprendere e conoscere gli immensi progressi fatti dal Ticino in poco più di un secolo. Porto un esempio: mia nonna Olga Rusca (che abitava alla Cassina all’inizio del 1900) quando frequentava la scuola elementare scendeva e risaliva a piedi ad Agno (circa un chilometro di strada) e d’inverno doveva (come tutti i bambini di quella scuola) portare con sé un bel pezzo di legno per la stufa che riscaldava l’aula per le lezioni!
Un libro quindi, scrive l’autore nella prefazione, «per ricordare, cioè dare il cuore a quello che i nostri antenati hanno rappresentato per noi, alle esperienze vissute, al bene ricevuto… e manifestare una riconoscenza che si traduce in senso di responsabilità per continuare su quel cammino che con tanti sacrifici ci hanno aperto».