Lanciata la raccolta delle firme contro il messaggio municipale sulla cessione alle Aziende industriali di Lugano della gestione globale dell’acquedotto
L’acquedotto è il mio e me lo gestisco io. Parafrasando il noto slogan femminista, e sintetizzando un po’, possiamo così riassumere la contrarietà di un’importante fetta di consiglieri comunali di Collina d’Oro al messaggio municipale che stabilisce la cessione globale della gestione dell’acquedotto comunale alle Ail (Aziende industriali di Lugano). Messaggio che è stato approvato dal legislativo lo scorso 9 maggio, ma non all’unanimità: 17 i favorevoli, 10 i contrari e 2 gli astenuti. Il tema però è sentito e l’importante quota di oppositori ha creato dunque un comitato interpartitico (formato da rappresentanti di Ppd, Plr e Ps) lanciandosi nella raccolta di firme necessarie per lo svolgimento di un referendum.
«Noi non mettiamo in discussione Ail e la sua buona qualità aziendale, piuttosto l’iter del messaggio: proposto all’ultimo momento senza approfondire le alternative» evidenziano i membri del comitato referendario che abbiamo sentito. «Della questione si è discusso già durante la legislatura precedente, ma è rimasta sui banchi del Municipio fino a inizio aprile, quando il messaggio è arrivato al Consiglio comunale (Cc)». Inoltre «per noi è anche una questione di autonomia: per un Comune come Collina d’Oro, che ha le dimensioni e le risorse per mantenersi indipendente, concedere un servizio importante come l’acqua potabile senza interpellare la popolazione ci sembra un peccato oltre che un passo indietro rispetto all’autonomia comunale. Rimarremmo proprietari della struttura, ma senza poter decidere in autonomia né le tariffe né gli investimenti. Sulla carta l’ultima parola è garantita al Comune, ma nella realtà dei fatti le tariffe sarebbero indirettamente comunque determinate dalle Ail, come da Ail sarebbero indicate le aziende a cui rivolgersi per gli appalti in caso di investimenti. La gestione interna avrebbe invece come vantaggi la possibilità di decidere autonomamente a chi conferire eventuali appalti, quella di formare apprendisti sul territorio. Altri Comuni vicini, come Paradiso, gestiscono in proprio l’acquedotto. Perché noi no?».
Le Ail gestiscono già parzialmente l’acquedotto comunale per quanto riguarda i seguenti ambiti: sorveglianza, servizio di picchetto, pulizia dei serbatoi, gestione della banca dati. A causa di nuove e sempre più stringenti normative, il Municipio ha pensato di affidare la gestione totale alle Ail, che dal canto loro hanno dato la disdetta della propria gestione parziale al 31 dicembre. Il Comune ha dunque tempo fino alla fine dell’anno per decidere cosa fare. E stando al messaggio municipale, quantomeno due dei possibili scenari sono stati abbozzati. Qualora al Comune tornasse la gestione globale, sarebbe obbligato ad assumere quattro dipendenti nel 2023 (tre fontanieri e un ingegnere), sarebbe necessario inoltre effettuare altri investimenti sia materiali sia a livello di personale (potenziando ad esempio le percentuali di lavoro di alcuni dipendenti) e si avrebbero spesso complessive per 1,55 milioni di franchi l’anno prossimo. Il secondo scenario invece, quello della gestione globale affidata alle Ail, prevede spese per circa 1,26 milioni: un risparmio di circa 300’000 franchi. «Sì, ma gli 1,26 milioni non tengono conto del personale che già oggi lavora per l’acquedotto nell’Ufficio tecnico comunale e che ovviamente non uscirebbe dall’organico comunale – ribatte la controparte –. E poi, l’attuale gestione genera un utile di mezzo milione, che permetterebbe di assumere il personale qualificato per la gestione in proprio senza alzare le tariffe dell’acqua. In generale contestiamo il fatto di non aver potuto valutare in maniera ponderata le altre possibilità. Ci sarebbe ad esempio piaciuto che il Municipio avesse fatto fare uno studio più esaustivo della gestione in proprio. E poi, se Ail non è favorevole alla gestione parziale, non è possibile trovare altre aziende che lo siano? Inoltre, siccome il mandato di prestazione è previsto su tre anni, al termine di questi che garanzie di continuità ci sono?».
Domande sulle quali contrari e favorevoli potrebbero dibattere, qualora le 389 firme necessarie per il referendum dovessero venir raccolte entro il 9 luglio.