L’aumento su base annua è del 3,2%, il dato più alto dopo Zurigo. Ma queste analisi non sempre convincono chi opera nel settore
"Di roba ce n’è, ma che prezzi!", commentano due ragazzi scrollando sui loro portatili le tante offerte di appartamenti e immobili in affitto a Lugano. Il loro sarà forse un giudizio figlio di un potere d’acquisto ancora limitato, ma rispecchia una tendenza confermata. Prendere un alloggio in affitto nel mese di marzo infatti è risultato essere più caro in Svizzera, come indicano i calcoli effettuati dal portale di annunci immobiliare Homegate in collaborazione con la Zkb, la banca cantonale di Zurigo. L’aumento è stato dello 0,2% a livello nazionale rispetto a febbraio, con un incremento dell’1,6% su base annua. Il dato che più stupisce, confermando che le impressioni dei due ragazzi non sono così errate, è quello riferito a Lugano. La città sottocenerina mostra infatti un aumento delle pigioni su base annua del 3,2% (rispetto allo stesso periodo). Un incremento che è secondo solo a quello di Zurigo (3,3%). «Quelle mensili sono istantanee che vanno prese un po’ con le pinze, fatte spesso da istituti che hanno degli interessi diretti. Sarei abbastanza cauto, ci possono essere delle fiammate a cortissimo termine come a Lugano, bisognerà valutare nei prossimi mesi», spiega Gianluigi Piazzini, presidente della camera ticinese dell’economia fondiaria (Catef). «Sarebbe interessante capire quanto è indicativo questo tipo d’indice e su quale campione si basa. Magari sono abbastanza un po’ di appartamenti nuovi e ben ubicati per alterare il dato». Sul piano ticinese in ogni caso il dato si mostra sostanzialmente in linea con la media nazionale (+0,4% mensile, +1,5% annuo). «Bisogna tener presente che stiamo parlando di quello che è offerto sul mercato, dove una parte abbastanza importante dell’offerta è costituita dalla nuova produzione. Non si parla di alloggi a buon mercato, perché quelli in genere passano di mano in mano». Il quadro che ne esce non allarma comunque il presidente della Catef: «ll mercato tutto sommato regge, anche se c’è il problema che la popolazione non cresce. È quindi più utile porsi domande sul lungo periodo».
Dello stesso parere è anche Amalia Mirante. «Effettivamente gli andamenti mensili ci dicono tutto e ci dicono niente». Ma quali possono essere quindi i fattori che portano a un aumento degli affitti? «Difficile dirlo con precisione, perché le risposte possono essere molteplici», afferma l’economista. Una spiegazione che si lega all’attualità è quella che riguarda i tassi d’interesse. Qualcuno potrebbe cominciare a ipotizzare un aumento e, di conseguenza, far lievitare il prezzo per garantirsi una sorta di ‘margine’. Effettuare a posteriori questa operazione sarebbe infatti più difficile». Un’ipotesi che non riguarda però esclusivamente la realtà luganese. «Un’altra spiegazione può essere data dai tanti interventi che si stanno facendo su immobili vecchi. Una volta ristrutturati questi tornano sul mercato con delle caratteristiche e dei prezzi decisamente più alti. A ciò si aggiunge il discorso degli standard energetici, che comportano un costo maggiore e di conseguenza si riflettono sull’affitto», spiega Mirante. «Non da ultimo va tenuto conto, ma è un’ipotesi da prendere con le pinze, la possibilità che i fondi proprietari d’immobili vogliano tutelarsi dagli andamenti imprevedibili del mercato in questo periodo». Il mattone, si sa, è sempre un investimento sicuro (per chi può permetterselo).