Il Festival delle lingue allontana qualsiasi equivoco: ‘La cultura, l’arte, non certo quanto sta compiendo Putin, i valori che intendiamo proporre’
Non solo le più ricorrenti e obbligatorie – francese, tedesco e inglese – ma una moltitudine di lingue. È il Festival delle lingue rivolto agli allievi di quarta Media, alla sua tredicesima edizione – iniziato il 28 marzo, proseguirà fino a venerdì 8 aprile. Come sempre, anche la proposta di "lingue ospiti": quest’anno bosniaco, macedone, romancio, olandese e russo. La lingua di Dostoevskij, Tolstoj, Checov, assume in questo tragico periodo un particolare significato. «Il russo lo abbiamo scelto prima dello scoppio della guerra – spiega l’organizzatore dell’evento, Edoardo Baylender, professore di francese alla Commercio di Bellinzona. «È la lingua russa, la sua cultura, la sua arte, non certo quanto sta compiendo in questo momento Putin, il valore che intendiamo proporre. Per noi significa un’apertura su una lingua diversa dalla nostra, con un alfabeto diverso, il cirillico».
‘Alla scoperta della Russia’ è il titolo dell’atelier proposto dalla professoressa Helen Matthews. La proposta pone il focus sul viaggio della Transiberiana, addentrandosi nei luoghi, nelle tradizioni e nella scrittura. «È la prima volta che proponiamo il russo. Devo dire che quest’anno volevo proporre anche l’ucraino, avevo trovato qualcuno che però all’ultimo ha disdetto per impegni». In questi giorni stanno per essere accolti giovani ucraini in fuga dalla guerra nelle sedi delle scuole Medie. «Il problema non sussiste – assicura l’organizzatore del festival, che aggiunge: «Tra le lingue del festival abbiamo anche il cinese, non dovremmo proporlo perché la Cina non rispetta i diritti umani? Noi siamo per la lingua, per l’aspetto linguistico e culturale, non per quello politico».
"Le attività proposte contribuiscono a vivere il plurilinguismo in Svizzera, in Europa e nel mondo non come un ostacolo, ma come una forma di espressione e una fonte di ricchezza culturale e intellettuale, importanti per la costruzione della nostra identità e strumenti di apertura verso persone di altre nazionalità. Attraverso i tanti atelier proposti gli allievi di quarta media sono sollecitati al rispetto per l’altro, per il diverso, per lo straniero". Sono questi i principali obiettivi che il Festival, sostenuto dalla Sezione dell’insegnamento medio del Dipartimento educazione, cultura e sport, si prefigge di promuovere ai suoi destinatari. Quest’anno sono trentacinque le sedi partecipanti per un totale di centotrentadue classi. L’evento ha conquistato gradualmente la quasi totalità delle scuole Medie del Cantone e alcuni istituti privati. Spiega Edoardo Baylender, organizzatore dell’evento, unitamente a Maria Loglio: «Quello che chiediamo a tutti i nostri relatori è che ci sia interazione con gli allievi. Non vogliamo lezioni ex cathedra. Così negli atelier gli alunni diventano veri e propri protagonisti. Abbiamo video-dance in spagnolo, lezioni di tango – dalla sua storia fino a muovere i primi passi di danza. Abbiamo inoltre l’aramaico, per cui i ragazzi imparano come ci si saluta in questa lingua. È interessante paragonare le lingue più sconosciute con quelle che gli allievi imparano a scuola, scoprire delle affinità. Sperimentare i balli tipici di questa cultura, vincendo la propria timidezza».
Come è nata l’iniziativa? «Tutto è nato dagli esperti d’inglese che avevano proposto una giornata intera dedicata all’inglese. Poi, come esperti di lingua, abbiamo esteso la proposta alle tre lingue insegnate a scuola (francese, tedesco e inglese) e poi è sorta l’idea di ampliare l’evento agli altri idiomi, così è nato il Festival delle lingue che si è ingrandito guardando a un sempre maggior numero di lingue. All’inizio il Festival si svolgeva solo nel Luganese, alle Medie di Massagno, poi è approdato anche nel Locarnese, quindi nel Mendrisiotto e a Bellinzona e Tre Valli. Con la pandemia abbiamo convenuto che i relatori si spostassero nelle singole sedi». Diversi i relatori, anche qualche celebrità. Come Scott Twehues, allenatore ed esperto di basket che racconta (in inglese) alle classi come è possibile vivere un’esperienza di vita negli Stati Uniti. Poi ci sono persone del mondo dello spettacolo, attori di teatro, musicisti. «I feedback di questi primi giorni di festival sono molto positivi» – dichiara il nostro interlocutore. «Per gli allievi si tratta di vivere una giornata in un contesto diverso da quello che vivono quotidianamente a scuola». Tra le proposte c’è anche la lingua dei segni, come pure un atelier sulle origini della lingua. I relatori stimolano la curiosità intellettuale degli allievi attraverso i loro racconti, la loro arte, la loro cultura, la loro stessa vita.