Inviata una lettera, con copia al Dss, sottoscritta da una trentina fra soci e volontari dell’associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana
Sono già una trentina i soci di Unitas che, spalleggiati da volontari e utenti, hanno sottoscritto una lettera che chiede le dimissioni immediate non solo dell’intero comitato dell’associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana – con sede centrale a Tenero, dove c’è la casa anziani Tarcisio, e dotata di varie strutture sparse in Ticino, fra cui il centro diurno Andreina di Lugano – notizia anticipata dalla nostra testata, ma, ed è qui la novità, anche dei membri delle due fondazioni ‘Tarcisio Bisi e Anita Gaggini’ ed ‘Emma ed Ernesto Rulfo’ volte, secondo i rispettivi mandati, ad assistere, sostenere e garantire nel tempo le attività di Unitas nonché di fornire prestazioni a favore degli stessi soci in difficoltà.
Soci, volontari e utenti chiedono, dunque, quella che viene definita come una ‘reazione’. Nella lettera, dove si citano anche gli articoli pubblicati da ‘laRegione’, si ritorna sui casi di molestie e di mobbing di cui si sarebbe fatto autore negli anni un’importante figura ai vertici dell’associazione, persona che oggi riveste ancora cariche all’interno proprio di uno dei due enti paralleli. Alla missiva in particolare, preme sottolineare come "duole notare che buona parte di chi non ha commesso abusi, pur essendone a conoscenza, non ha fatto nulla per fermarli, agendo così per omissione". Comportamenti che vengono valutati "inaccettabili e compromettenti per l’integrità degli utenti e la credibilità degli enti stessi".
Per questo, è il succo importante della richiesta vergata da una corposa rappresentanza di persone che gravitano intorno all’associazione, "sulla base di queste informazioni e in seguito alla richiesta di presa di posizione del Consiglio di Stato per conto di una recente interrogazione del gruppo dei Verdi in Gran Consiglio, gli appellanti ritengono doverose le dimissioni dei membri dei comitati dell’associazione Unitas e delle fondazioni ‘Tarcisio Bisi e Anita Gaggini’ ed ’Emma ed Ernesto Rulfo’.
Con questa nuova presa di posizione, abbiamo girato nuovi interrogativi al consigliere di Stato Manuele Bertoli, già direttore di Unitas e oggi membro di uno dei consigli di fondazione. Tre, in particolare, gli interrogativi che abbiamo posto al direttore del Dipartimento educazione, cultura e sport che, anche recentemente, ha ricevuto in copia comunicazioni inviate internamente dal comitato. A Bertoli abbiamo voluto chiedere soprattutto se non intenda dare spontaneamente le dimissioni dopo la situazione venutasi a creare intorno a Unitas. In secondo luogo, se sia intervenuto in queste ultime settimane all’interno della sua carica nella fondazione per magari biasimare i comportamenti della persona che era vertici del comitato e che ora siede accanto a lui nella fondazione. E infine, avremmo voluto tornare sul non luogo a procedere scattato per prescrizione dei termini in merito a una segnalazione, avvenuta lo scorso ottobre, che aveva attivato alcune verifiche da parte della Polizia cantonale, in particolare su casi più recenti risalenti al periodo fra il 2017 e il 2019 (di molestie si parlava infatti ben prima, come riportato in queste ultime settimane da alcune testimonianze da noi raccolte e trasmesse anche alla Rsi). La domanda a Bertoli era semplicemente questa: come commenta questa decisione? La stringata risposta dell’ufficio del presidente del Governo ticinese è invece stata: "Il consigliere Bertoli su questa vicenda non ha più niente da aggiungere".
Sul fronte del Dipartimento sanità e socialità, diretto da Raffaele De Rossa, referente di Unitas, da nostre informazioni si starebbe valutando il da farsi. Nel frattempo, il comitato, che appare sempre più ‘sfiduciato’, e la direzione stessa di Unitas hanno aperto un’inchiesta interna. Come indicato in un’informativa inviata negli scorsi giorni ai soci dell’associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana. L’inchiesta sarà affidata all’avvocata Raffaella Martinelli Peter, che ha dunque il compito di accertare l’effettiva portata di quelli che nella lettera scritta dai vertici vengono definiti "comportamenti inappropriati attribuiti a un membro di Unitas". Comportamenti in relazione ai quali il comitato e la direzione "sono sicuramente a disposizione per fornire alle persone che fino ad ora non hanno voluto o potuto esprimersi un’occasione per essere ascoltate e sostenute. Desideriamo esprimere profondo rincrescimento e vicinanza alle persone che hanno subito quanto riferito – si legge ancora – e garantiamo che daremo tutto il sostegno necessario per i prossimi passi". Forse un po’ in ritardo, come del resto dice il proverbio ‘chiudere la stalla quando i buoi sono scappati’...