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Ricaricare l’auto elettrica nel condominio, istruzioni per l’uso

Collegare diversi veicoli alla corrente può sovraccaricare la rete. Le Ail: ‘un sistema unico è la soluzione, ma serve il permesso del proprietario’

Aumenta sempre di più la richiesta di veicoli elettrici
(Archivio Ti-Press)
26 dicembre 2021
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Rinunciare all’auto a benzina per passare alla propulsione elettrica. Una strada che sempre più persone decidono d’intraprendere per contribuire a migliorare la qualità dell’aria che respiriamo. Si calcola infatti che il 70% dell’inquinamento proviene dal traffico dei veicoli a benzina. Cambiare tipologia di veicolo, passando “all’opzione verde”, non è però così semplice come si pensa. Specialmente se si vive in un condominio con numerosi vicini di casa. Possedere un veicolo elettrico richiede infatti (più per comodità che per necessità) una colonnina di ricarica presso il proprio posteggio. Operazione che tuttavia non può essere effettuata in maniera immediata come invece avviene per chi vive in abitazioni singole. «In effetti sì, c’è bisogno del permesso da parte del proprietario o dell’assemblea dei condomini. A dipendenza se ci si trova in affitto o si possiede l’appartamento», spiega il product manager di Ail Milton Barella. Una procedura che ha creato differenze tra case singole e palazzine, con queste ultime che in proporzione sono meno fornite di colonnine di ricarica nei posteggi. «Nelle abitazioni private l’installazione è più veloce. Non sono infatti necessari particolari interventi». L’interesse per l’elettrico sta però crescendo da parte di chi vive in una palazzina, nonostante i passi da compiere siano diversi e non esista una legge che obbliga il locatore a offrire la possibilità d’installare una colonnina di ricarica, anche se nel contratto è prevista la possibilità di parcheggio all’interno.

‘Giocare d’anticipo’

«Quattro o cinque anni fa c’è stato il primo boom di vendite di automobili elettriche. Ora ci troviamo nella situazione dove c’è un nuovo aumento della richiesta. È un momento importante, perché le palazzine si devono ora dotare di un sistema di ricarica unico, in modo da evitare problemi». Quella a cui fa riferimento Barella è un sovraccarico del sistema. «Facciamo un esempio: se io carico la mia macchina con una colonnina Tesla, il mio vicino con una di Bmw e un altro inquilino con una Peugeot si crea un richiesta enorme che la rete non riesce a soddisfare. Le colonnine, essendo di marche diverse, non sono infatti programmate per ‘parlarsi’ tra loro. La soluzione è dotarsi di un sistema di ricarica unico che ottimizzi l’erogazione dell’energia, che poi in ogni caso funziona con tutti i tipi di veicoli, non bisogna pensare che si sia tutti obbligati ad avere la stessa automobile». A indicare la strada che porta a un sistema unico non sono solo le aziende municipalizzate luganesi, ma lo stesso quaderno tecnico ‘Sia 2060’ che ha valenza nazionale. «È importante che la scelta sia fatta da tutto il condominio e questo è il momento giusto per farlo. Il consiglio è di parlarne e interessarsi a questa tematica, anche se non si ha intenzione di prendere un veicolo elettrico nell’immediato». Un’altra decisione da adottare è quella legata a quale contatore legare la colonnina. «Collegare la ricarica al contatore dell’appartamento è la soluzione più semplice: io pago quello che consumo. Questa possibilità è però possibile, per ragioni logistiche, solo in palazzine che hanno al massimo tre o quattro appartamenti. Se gli inquilini sono di più allora bisogna creare un contatore apposta per la ricarica dei veicoli al quale si allacciano le varie colonnine, il conto finale viene poi diviso in base al suo utilizzo. Un’ultima opzione è quella di creare una sola stazione comune di ricarica, ma il rischio è di trovarla occupata e di non poter ricaricare il veicolo».

‘Manca una legge’

Ma cosa succede se un inquilino intende installare una colonnina di ricarica e il proprietario dell’immobile si oppone? «Un caso del genere fortunatamente non ci è ancora stato segnalato. Nell’ultimo anno abbiamo ricevuto una ventina di richieste di questo tipo e nessuno ci ha detto di aver avuto grossi problemi. Magari qualche discussioni legata alle guarnizioni o altri piccoli dettagli, ma nessuno si è opposto al principio. Meglio così. D’altra parte non esiste una legge che obbliga il locatore a concedere la possibilità all’inquilino d’installare un impianto per ricaricare la sua macchina elettrica». La soluzione alternativa comunque esiste, e si chiama ‘supercharger’. «È l’opzione più comoda e che meglio risponde alle necessità di tutti, anche di chi magari vive in città e non ha un posteggio coperto con una presa vicino. Si tratta di una ricarica che impiega meno di mezz’ora, a differenza di quella classica che dura diverse ore. In questo modo ricaricare il veicolo sarà come fare benzina, un’operazione da ripetere circa una volta alla settimana in un luogo pubblico. A Zurigo, ad esempio, questo sistema ha già preso piede».