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Lugano, non solo rogo al White: danni anche al Cashmere Square

Si arricchisce di un filone l’inchiesta sull’incendio intenzionale dello scorso febbraio. Dichiarata fallita intanto la società dei due negozi di vestiti

Il White dopo l’incendio, lo scorso febbraio
(Rescue Media)
1 dicembre 2021
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Non solo il rogo intenzionale al White. Anche danneggiamenti, altrettanto deliberati, al Cashmere Square di Via Nassa: un altro negozio di abbigliamento, anch’esso riconducibile alla stessa società. Si arricchisce di un secondo filone l’inchiesta che vede il coinvolgimento di un noto commerciante di Lugano, indagato con altre quattro persone per essere il presunto mandante dell’incendio che lo scorso febbraio ha distrutto l’emporio fra piazzetta San Carlo e via Nassa in pieno centro. Fiamme appiccate, secondo l’accusa, con lo scopo di denunciare l’evento come accidentale, per riscattare poi la polizza assicurativa stipulata dal titolare, superiore a un milione di franchi.

I danni risalgono al 2020

Rispetto all’episodio del White, quello del Cashmere è precedente. Si parla dell’estate del 2020. Da nostre informazioni, all’origine dei danneggiamenti vi sarebbe una contesa con la proprietà a causa di pigioni scoperte. Tensioni sfociate, sembrerebbe, in uno sfratto. Da lì a breve, i vandalismi. E come già nel caso del White, ci sarebbe il coinvolgimento di chi il negozio lo gestiva. Nello specifico, ad ammettere sostanzialmente le proprie responsabilità, sarebbe stato il figlio del noto commerciante. L’avvocato Pascal Frischkopf, legale della proprietà dello stabile che ospitava il negozio, da noi contattato, ci ha confermato che a causa dell’accaduto è aperto un contenzioso civile da diverse decine di migliaia di franchi, fra affitti non pagati e danni, che la proprietà chiede agli ex inquilini. Importi che tuttavia, secondo nostre informazioni, la controparte contesterebbe parzialmente.

Dichiarata fallita la società

E a proposito di questa contesa civile, altra fresca notizia è il fallimento della Ancora Sa, che gestiva i due negozi. La società – fondata nel 1986 e, secondo il registro di commercio, con amministratore unico con diritto di firma individuale il noto commerciante in questione –, è stata dichiarata fallita dal pretore di Lugano giovedì 25 novembre. La decisione è stata pubblicata sull’edizione di ieri del ‘Foglio Ufficiale’, e per diventare definitiva occorre aspettare che passino i canonici dieci giorni di tempo per presentare reclamo al Tribunale d’appello. La questione che più di tutte interessava la proprietà era il recupero degli scoperti, che adesso verosimilmente non sarà più possibile, ci dice l’avvocato. Per quanto riguarda invece i danni procurati allo stabile del White, da nostre informazioni sarebbe ancora presto per pronunciarsi riguardo a una stima precisa.

Cinque imputati

Per quanto riguarda il fronte penale, invece, abbiamo avuto la conferma che anche i danneggiamenti al Cashmere Square sono oggetto dell’inchiesta coordinata dalla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo. La pp, come noto, ha individuato cinque imputati per il rogo intenzionale al White: il commerciante, il figlio, l’autore materiale dell’incendio che si trova in detenzione in Italia e per il quale è stata chiesta un’estradizione, e altre due persone: un 43enne e una 47enne entrambi residenti in Italia. Escluso il commerciante, che ha comunque ammesso sostanzialmente le proprie responsabilità, gli altri indagati sono tutti stati incarcerati e nel frattempo rilasciati. Per loro si prospettano, a diverso titolo, i reati di tentata truffa e incendio intenzionale. Ed è possibile che un’ulteriore ipotesi di reato si aggiunga all’atto d’accusa, qualora siano valutate delle responsabilità penali nei danneggiamenti al Cashmere, attualmente in fase di approfondimento da parte delle autorità giudiziarie.

Una data per il processo non c’è ancora. Si attende attualmente infatti l’esito di un accertamento importante sul quale il magistrato non ha facoltà. È ipotizzabile che si arrivi in aula nella prima parte del 2022.

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