Al Reparto di pedopsichiatria dell’Ospedale Civico di Lugano l’occupazione dei posti letto è del 100% fino anche al 120%
Dallo scorso dicembre è attivo all’Ospedale Civico di Lugano il reparto di pedopsichiatria. A un anno dall’avvio dell’attività abbiamo voluto porre al dottor Rafael Traber, direttore dei Settori dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale, una serie di interrogativi.
Quali sono i principali compiti di questa offerta sanitaria che nasce da una collaborazione fra l’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale e l’Istituto pediatrico della Svizzera italiana?
Il mandato primo del reparto è il ricovero di preadolescenti e adolescenti entro i 15 anni di età che afferiscono al Pronto soccorso dell’Ospedale Civico o ai Servizi medico-psicologici in uno stato di scompenso psichico tale da richiedere un contenimento immediato della situazione. A seguire vengono ricoverati pazienti della medesima fascia di età, in modalità programmata, a scopo di approfondimento diagnostico o nella necessità di ricevere la diagnosi in tempi più brevi o per i quali un’osservazione intensiva prolungata viene ritenuta necessaria per poter arrivare alla diagnosi; in questi casi l’invio avviene da parte dei curanti ambulatoriali sul territorio, dei servizi pubblici o di studi privati. La finalità ultima è in ogni caso diagnostica e di programmazione terapeutica relativa.
In che cosa consiste l’approccio multidisciplinare della presa a carico?
La presa a carico ospedaliera è da ritenersi multidisciplinare nel senso che l’équipe che lavora con il giovane paziente e i suoi genitori deve necessariamente comporsi di diverse figure in ragione delle diverse dimensioni da conoscere, per il perseguimento degli obiettivi diagnostici e terapeutici presenti e futuri (dimensione dei sintomi di scompenso o di disagio, dimensione relazionale, dimensione sociale/scolastica, dimensione familiare). Intorno a questo si è costituita l’équipe, a partire dall’istanza medico-pedopsichiatrica che accoglie il paziente e la sua famiglia sui sintomi che lo portano al ricovero in prima battuta e sul bisogno di contenimento della situazione, dalla psicoterapeuta che accompagna il ricovero del paziente nelle sue diverse finalità, con colloqui regolari per tutto il tempo della degenza e laddove necessario valutazione mediante test di sviluppo o di personalità, gli infermieri che diventano gli interlocutori del quotidiano del paziente, dei suoi ritmi, dei suoi comportamenti, dei suoi bisogni, la psicoeducatrice che integrandosi con le altre figure terapeutiche (arteterapeuta, ergoterapista) realizza dei contenitori sia individuali che gruppali, con finalità sia riabilitativa rispetto al momento acuto, sia diagnostica. Non da ultimo le figure del medico pediatra consulente del reparto e la dietista, interlocutori degli aspetti somatici e nutrizionali, aree spesso interessate da sintomi che sono a partenza psichica, ma che richiedono necessariamente di essere valutati anche dal punto di vista organico. Vi è altresì la presenza di una docente a supporto degli aspetti cognitivi e di apprendimento ma, soprattutto in caso di lungodegenze, come ponte con la scuola di provenienza (contatti con i docenti, preparazione del rientro del giovane in classe dopo il ricovero).
Quanti sono stati a oggi i giovani pazienti che ne hanno beneficiato?
Dall’apertura del reparto i ricoveri sono stati in totale 54 con una prevalenza femminile (33) rispetto a quella maschile (21). I posti letto sono quattro più uno sull’urgenza e l’occupazione letti è stata sempre del 100% o anche del 120%, chiedendo in alcune situazioni appoggio al reparto di pediatria od offrendo un monitoraggio intensivo giornaliero laddove non vi fosse un posto letto disponibile nell’immediato. Durante questo periodo è risultata infatti alta la richiesta di ricoveri a fronte di una disponibilità di accoglienza non proporzionale e limitata strutturalmente.
Quali particolari problematiche psicologiche e psichiatriche si sono sollevate? Per quali motivi?
Problematiche che giungono più frequentemente all’attenzione sono: tentativi di suicidio, autolesionismo, disturbi del comportamento alimentare, grave ritiro sociale, sintomi allucinatori di varia natura, crisi intense e ripetute d’ansia con somatizzazioni anche gravi. Difficile dire per quali motivi questi tipi di disagio in un’unica ipotesi, nella molteplicità delle dimensioni in gioco e di volta in volta diverse: certamente ci possono essere aspetti legati allo sviluppo psicobiologico dei pazienti che poi s’incontrano nel discorso delle prime relazioni con la famiglia e successivamente con il gruppo dei pari, con la scuola, con le richieste sociali.
Perché vi è la necessità di un’ala separata e non integrata al reparto di pediatria?
La piccola ala di pedopsichiatria, per quanto separata da una porta, è attualmente integrata con il reparto di pediatria, per cui la separazione è stata realizzata per definire piuttosto che una non integrazione, una differenziazione degli spazi e dei luoghi – gli stessi infatti danno appoggio alla risposta ai bisogni, bisogni che sono necessariamente diversificati: un paziente con problematiche psichiatriche usa la relazione medico-infermieristica in un modo necessariamente diverso dal paziente che viene ricoverato per problemi somatici. L’integrazione la si realizza maggiormente nell’attività di consulenza continua reciproca fra le due ali e nella condivisione possibile della presa a carico dei pazienti.
Si è parlato di una soluzione ‘transitoria’. Quali i prossimi passi?
Certamente questa non può che rappresentare una fase transitoria in considerazione degli spazi di degenza che a oggi sono da considerarsi assolutamente insufficienti e limitanti, sia per i degenti sia per il personale medico-infermieristico, anche nel senso delle attività terapeutiche che possono essere proposte, e in considerazione del numero dei posti letto, troppo scarsi rispetto al bisogno della popolazione. Prospettiva futura, su cui si sta già lavorando attivamente, relativa a un ampliamento della fascia d’età destinataria dell’intervento di ricovero specialistico mirato in ambito pedopsichiatrico, quindi fino ai 18 anni, oltre che a un ampliamento degli spazi preposti al ricovero, che creino possibilità di una presa a carico individualizzata sempre più efficace e modulata con approcci diversificati, presa a carico garantita da personale specializzato e con un rapporto paziente-operatori adeguato ai bisogni degli utenti pedopsichiatrici, personale al momento decisamente insufficiente.