Sono pure scadute le concessioni governative, ma l’amministratore Marco Ambrosini rassicura
Non si sblocca la trattativa che va avanti da oltre un mese fra Marco Ambrosini, amministratore delegato della Casinò Campione d’Italia, e i sindacati sul contratto collettivo di lavoro da applicare ai 174 dipendenti che formeranno il nuovo organico della casa da gioco. Il casinò di Campione dovrebbe riaprire entro la fine dell’anno, così come ‘imposto’ dai giudici fallimentari di Como, nel momento in cui hanno ammesso la società al concordato preventivo. Una trattativa che sembra essersi arenata (le parti mantengono uno stretto riserbo) sull’aspetto economico del nuovo contratto: lo stipendio mensile lordo proposto si aggira attorno a 3’600 euro lordi, che significa 3’000 euro netti. Ben lontano quindi rispetto agli stipendi percepiti prima della chiusura del Casinò che decretata il 27 luglio 2018 aveva portato al licenziamento di tutti i quasi 500 dipendenti.
Uno stipendio, quello proposto, in linea con quello dei tre casinò ticinesi e in parte allineato con quelli di Venezia, Sanremo e Saint-Vincent. «Non credo che per il mancato accordo sul nuovo contratto di lavoro sorgeranno ostacoli insormontabili, in grado di mettere in discussione la riapertura del casinò», assicura Marco Ambrosini che in questi giorni ha dovuto affrontare un’altra grana: le concessioni governative per il gioco online scadute il 31 ottobre. La Casinò Campione d’Italia si è tutelata presentando un ricorso al Tar del Lazio contro l’Agenzia delle dogane e dei monopoli che ha deciso la decadenza delle concessioni.