All’ex amministratore delegato Marco Ambrosini si reclamano i compensi ricevuti dal dicembre 2020 al marzo 2023
La via giudiziaria a Campione d’Italia per ritrovare una normalità perduta a seguito dello tsunami che nel 2018 si è abbattuto sull’enclave, non è ancora giunta al capolinea. Il Casinò chiede all’ex amministratore delegato Marco Ambrosini la restituzione di 218’582 euro. Compensi che lo stesso ha percepito dal dicembre 2020 al 2 marzo 2023, giorno in cui è stato sollevato dall'incarico.
L’ex amministratore delegato della società di gestione della casa da gioco campionese non aveva segnalato che era in quiescenza dal primo novembre 2018, per cui non avrebbe avuto diritto ad alcun compenso, così come previsto da una legge del 2012. Del fatto che Ambrosini fosse in pensione, per cui aveva diritto solo a un rimborso spese, la Casinò Campione d’Italia è venuta a conoscenza nel febbraio del 2023. Lo scorso 22 novembre la società ha citato in giudizio Marco Ambrosini davanti al Tribunale Civile di Sondrio, capoluogo della provincia in cui risiede l’ex amministratore delegato, che un ruolo importante lo ha avuto nella riapertura della casa da gioco. Ai giudici è chiesto di “accertare e dichiarare che i pagamenti non fossero dovuti a Marco Ambrosini in quanto privi di causa per l’ammontare complessivi di 218’582 euro”. Tutto ciò lo si apprende dalla relazione sull’andamento del Casinò nel secondo semestre dello scorso anno che nei giorni scorsi i commissari giudiziali hanno consegnato al giudice delegato Marco Mancini del Tribunale fallimentare di Como.
Oltre a questo, la Casinò Campione d’Italia lo scorso dicembre, nell’ambito dell’attività di accertamento e recupero dei danni patrimoniali a essa arrecati, ha inviato una lettera ai tre curatori fallimentari per la messa in mora del fallimento (poi revocato) della casa da gioco. Con la missiva il Casinò si è riservato di agire giudizialmente nei confronti dei curatori per ottenere il risarcimento del danno patrimoniale di un milione di euro. Danno causato a seguito della decisione di licenziare tutti i dipendenti del Casinò. La curatela si difende sostenendo di aver agito sulla base di indicazioni fornite da un consulente del lavoro accreditato al Tribunale di Como, nei confronti del quale i curatori fallimentari hanno chiesto il risarcimento dei danni. I curatori fallimentari hanno perciò invitato il Casinò a rivolgere le pretese risarcitorie direttamente al consulente del lavoro che a sua volta ha trasmesso la richiesta alla propria compagnia assicurativa.