A cinque mesi dall’abbattimento di un edificio dell’ex Macello, il Molino torna in piazza mentre è atteso a breve l’esito dell’inchiesta penale
La manifestazione in programma domani a Lugano è una sorta di ‘prova del nove’ per l’autogestione, orfana del centro sociale all’ex macello, dopo lo sgombero e la demolizione di un edificio nella notte fra il 29 e il 30 maggio scorsi. A cinque mesi dall’abbattimento su cui sta indagando il procuratore generale Andrea Pagani affiancato dal procuratore pubblico capo Arturo Garzoni, il numero di partecipanti sarà la cartina di tornasole per dimensionare l’entità del movimento e la sua capacità di mobilitare simpatizzanti e non. Difficilmente scenderanno in piazza così tante persone, oltre duemila, come successo il 5 giugno.
Intanto, emergono altri dettagli sulla notte delle ruspe. Il bisettimanale ‘Area’ ha pubblicato i contenuti di alcune mail che si sono scambiati i vertici della Polizia cantonale e delle forze dell’ordine della Città, risalenti al marzo scorso dopo la manifestazione con tafferugli alla stazione di Lugano ma prima della decisione del Municipio di inviare la disdetta della convenzione siglata a fine 2002 fra Municipio, Consiglio di Stato e associazione Alba. Nei messaggi, già allora si parlava esplicitamente di demolire uno degli stabili del sedime: “Si potrebbe chiamare l’impresa per farlo subito appena effettuato l’intervento??? Il vicecomandante della Polizia di Lugano conferma, aggiungendo però che una demolizione prevede una licenza per poter procedere. Non penso che in questo caso qualcuno sollevi la questione, comunque è bene informare chi di dovere”.
E proprio la comunicazione fra forze dell’ordine e Municipio è il mistero che l’inchiesta penale dovrà sviscerare per attribuire eventuali responsabilità. Un’inchiesta che dovrebbe concludersi fra poco (quasi sicuramente prima del voto sul referendum contro il Polo sportivo e degli eventi del 28 novembre) ma che, stando alle indiscrezioni pubblicate da tio.ch, starebbe faticando a dipanare le incomprensioni nella catena di comando che ha autorizzato lo sgombero e la demolizione di un edificio dell’ex Macello. “Il confuso intreccio di ordini e indicazioni” sarebbe tale che “potrebbe determinare un decreto di abbandono per il reato, quello politicamente più pesante, di abuso di autorità”. Le altre ipotesi di reato, prospettate contro ignoti, sono la violazione intenzionale, subordinatamente colposa, delle regole dell’arte edilizia e l’infrazione alla legge federale sulla protezione dell’ambiente. Risposte evasive sono peraltro state fornite anche ai media da parte dei politici interrogati.