Un gruppo di cittadini ha presentato quattro proposte per il futuro culturale e sociale della città. ‘Usciamo dalla logica delle contrapposizioni’
Quattro proposte per migliorare Lugano e renderla “aperta, innovativa e accogliente”. È quanto ha realizzato un gruppo di cittadini che, dopo gli ultimi mesi segnati da tensioni e polemiche, vuole scendere in campo per portare un cambiamento al futuro della propria città. «Il nostro è un assist. Spetterà poi ad altri fare gol e regalare una vittoria a tutta la popolazione», ha usato una metafora calcistica Edo Carrasco per spiegare le intenzioni del gruppo di promotori. «Non è una provocazione, ma una serie d’idee interessanti che consideriamo anche ricevibili, in linea con l’apertura al dialogo dichiarata dal Municipio. Dobbiamo uscire dalla logica delle contrapposizioni e optare per un vero dialogo», ha proseguito il rettore dell’Università della Svizzera italiana (Usi) Boas Erez, tra i fautori dell’iniziativa. A far scoccare la scintilla, che ha portato a quattro proposte concrete basate su esempi virtuosi già presenti in Svizzera e all’estero, è stata la demolizione dell’ex Macello nel mese di maggio. «Personalmente è stato l’elemento scatenante. Sono sceso in piazza per protestare civilmente e ora sento il bisogno di fare qualcosa per la mia città», ha chiarito Carrasco.
«Come primo punto proponiamo di creare un’associazione che raggruppi diverse istanze culturali e parta dal basso, dai quartieri. Un’alternativa alla cultura tradizionale, apprezzata ma spesso elitaria», ha illustrato Erez. Un bisogno, a detta dei promotori, divenuto una necessità sempre più impellente visto che «dopo anni di movimento vivace la scena culturale alternativa si è un po’ spenta, con la demolizione del centro autogestito e la fine di altre esperienze», ha fatto notare l’operatore culturale Damiano Merzari. L’idea dei promotori è quella di coinvolgere il maggior numero possibile di persone, «non vogliamo parlare degli errori fatti in passato ma guardare avanti, senza puntare il dito contro qualcuno. Le nostre non sono proposte di sinistra o di destra ma un modo possibile per avanzare e creare qualcosa di nuovo», ha proseguito il rettore dell’Usi. Per raccogliere idee e spunti tra la popolazione è anche stato creato un indirizzo mail al quale rivolgersi: per.lugano@gmail.com. Un altro punto toccato durante la conferenza stampa di presentazione, tenutasi a Paradiso, è legato agli spazi abitativi. «L’abitabilità di Lugano va ripensata. Servono alloggi di utilità pubblica, che portino allo sviluppo di un’economia circolare e rendano attrattivi i quartieri dove il cittadino si senta responsabilizzato», hanno detto le architette Monique Bosco-von Allmen e Sophie Maffioli. «In questo senso le città della Svizzera interna, come Zurigo, offrono degli esempi molto interessanti».
Al momento ancora solo scritte su carta, i promotori sperano che le loro idee possano presto diventare realtà. «Non ci siamo dati una scadenza entro la quale ottenere dei risultati tangibili. Il limite è dato dalla quantità di energie disponibili», ha spiegato Erez. Proposte di questo tipo necessitano comunque di un sostegno finanziario e della collaborazione con le autorità cittadine. Gli altri due punti prevedono infatti l’organizzazione di eventi, per promuovere un’identificazione nella città di ampia parte della popolazione, e la creazione di un luogo di riflessione permanente e di dibattito su temi d’attualità. «La politica è importante ma non può fare tutto, è fondamentale che sia prima il cittadino ad agire. Per quanto riguarda i costi non stiamo parlando di cifre esorbitanti, con anche i privati che potrebbero essere interessati». Ma per un progetto che si vuole il più possibile inclusivo, perché si è deciso di limitarlo a Lugano e non estendere il discorso a tutto il cantone, magari nell’ottica della “città Ticino”? «Siamo cittadini luganesi e questa è la realtà che conosciamo meglio. Non è una questione di egoismo ma di conoscenza del territorio e delle sue dinamiche. Partendo da Lugano i progetti alternativi che proponiamo potrebbero espandersi nel resto del cantone creando una rete interconnessa e stimolante», hanno concluso i promotori.