Fermo da quattro anni, il progetto della Swiss Stem Cell Foundation riprenderà grazie all’interesse di Swiss Medical Network. E al rinnovo della convenzione
«Siamo molto contenti, finalmente il progetto vedrà la luce». Gianni Soldati non nasconde la soddisfazione: un progetto del quale si parla da ormai dodici anni, sfociato in un cantiere avviato nel 2014 e fermo dal 2017, presto si concretizzerà. Il primo centro di ricerca in medicina rigenerativa in Ticino, nonché uno dei pochi in Svizzera, sorgerà entro la fine del 2022 nei pressi dell’Ospedale Civico di Lugano. La Swiss Stem Cell Foundation (Sscf), fondata e presieduta dal dottor Soldati, ha infatti trovato un partner interessato a portare a termine il progetto: Swiss Medical Network, che in Ticino detiene Sant’Anna e Ars Medica. Prima di riavviare il cantiere è necessario però superare un ostacolo, che non appare insormontabile non essendoci grosse rimostranze all’orizzonte: il Consiglio comunale (Cc) di Lugano deve infatti modificare le condizioni della servitù di superficie per sé stante del terreno dove sorgerà l’istituto, di proprietà della Città.
«I lavori di costruzione dell’istituto sono stati avviati nel 2014 e fermati nel 2017 – ricorda il dottor Soldati –. Inizialmente avevamo avuto delle offerte per realizzare l’istituto di un certo tipo, e poi man mano che si proseguiva i costi hanno iniziato a lievitare, finché siamo arrivati a un punto al quale per noi non era più sostenibile completare l’istituto come fondazione, perché i nostri scopi sono legati alla ricerca non alla costruzione di immobili. Da una grossa donazione privata che avevamo ricevuto era stata allocata una determinata cifra per l’istituto, che però non è più bastata. Per questo abbiamo iniziato a cercare partner che potessero aiutare finanziariamente e concettualmente il progetto. Abbiamo avuto tanti contatti, dalla Cina agli Stati Uniti, dalla Svizzera all’Italia: tanti interessati, ma che alla fine per un motivo o per un altro non hanno investito. In Swiss Medical Network abbiamo trovato dei partner pronti non solo ad aiutarci ma anche a portare avanti il progetto originario».
Una volta costruito l’istituto, lì verrà trasferita tutta l’attività di medicina rigenerativa della Sscf. «Ci sono quasi 3’000 metri quadrati di spazi, che possono essere dedicati alla ricerca applicata in questo campo. A regime, potrebbero lavorarvi fra le 70 e le 80 persone» ancora il presidente. Il costo del progetto globale, compreso quanto già speso, è di poco inferiore ai 20 milioni di franchi. Una decina di milioni più o meno sono già stati investiti. Dei laboratori di ricerca in formato ridotto sono attualmente situati a Vacallo, negli spazi dove la Swiss Stem Cell Biotech custodisce le cellule staminali da cordone ombelicale e da tessuto adiposo. Attività che anche verrà trasferita a Lugano. E sono in previsione poi delle collaborazioni con l’Ente ospedaliero cantonale (Eoc). «Le cellule saranno bancate, espanse per terapie cellulari e cedute all’occorrenza agli ospedali che parteciperanno agli studi clinici per trattare i pazienti. Con diverse cliniche private (fra le quali con Sant’Anna, una delle prime in Svizzera, ndr) abbiamo già diverse convenzioni. Ci sono però numerosi medici dell’Eoc interessati a fare le proprie attività di ricerca nell’istituto. Abbiamo già dei contatti da sviluppare, una volta firmata la convenzione con Swiss Medical Network».
Con questi ultimi, sottolinea Soldati, al momento c’è una lettera d’intenti: «La convenzione la potremo sottoscrivere effettivamente solo una volta che il Cc avrà approvato il messaggio». Non siamo riusciti a trovare un interlocutore in Swiss Medical Network, ma gli estremi dell’operazione sono pubblici nel messaggio sottoposto al legislativo. Sostanzialmente, si conferma il primo accordo – iscritto a registro fondiario nel 2010 –, portando il diritto di superficie da 60 a 99 anni e fissando il canone annuo a 80’000 franchi (invece di 120’000), con adeguamento al rincaro ogni cinque anni. Modifiche richieste dalla Infracore Sa, società proprietaria di numerosi immobili che ospitano cliniche, prevalentemente del gruppo Swiss Medical Network. Infracore ha chiesto inoltre la costituzione di un diritto di compera per dieci anni e di un successivo diritto di prelazione per i successivi venticinque. Controparti nella trattativa con la Città saranno quindi la Sscf, che pur cedendo il diritto di superficie a Infracore Sa continuerà la propria attività occupando una parte dello stabile, e Infracore appunto.
A Soldati, infine, abbiamo chiesto di spiegarci in cosa consisterà il lavoro dell’istituto di ricerca. «La medicina rigenerativa utilizza le cellule staminali, del paziente stesso o di un altro donatore, per trattare patologie oggi poco trattabili o incurabili. Facciamo l’esempio dell’ortopedia, a livello del ginocchio spesso si fanno trapianti di cartilagine o si mettono impianti. Operazioni che potrebbero in parte essere evitate con delle terapie cellulari. Trattamenti che oggi sempre più abbracciano le malattie neurodegenerative, come la sclerosi multipla. È una nuova frontiera della medicina, nella quale si cerca di rigenerare i tessuti danneggiati con delle cellule staminali. Questo tipo di approccio è stato largamente dimostrato dalla letteratura scientifica negli ultimi trent’anni e oggi ci sono dei centri di medicina rigenerativa che fioriscono dappertutto nel mondo». In Svizzera come siamo messi? «C’è ancora poco. Si fa qualcosa a Zurigo, in ambito più che altro universitario. Questo sarà il primo centro di questo tipo in Ticino e anche a livello nazionale, per come lo abbiamo concepito, sarà un unicum».