Pronto l’atto d’accusa della pp Lanzillo per i 5 indagati. Ma per ora l’esecutore materiale dell’incendio in carcere in Italia rifiuta l’estradizione
Un maxiprocesso – con tutt’e cinque gli indagati presenti davanti a una Corte delle Assise criminali di Lugano. È questa la sorte che riguarderà i presunti autori – qualcuno ha già confessato – del rogo ordito in pieno centro città il 12 febbraio scorso ai danni del negozio di abbigliamento White, l’emporio situato tra piazzetta San Carlo e via Nassa, al preciso scopo di denunciare l’evento come un accidentale incendio per poi riscattare la polizza assicurativa stipulata dal titolare, superiore a un milione di franchi.
La procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, titolare dell’inchiesta penale, ha praticamente chiuso l’indagine e stilato l’atto d’accusa che contempla nei confronti dei sospettati del disegno criminoso i reati d’incendio intenzionale e tentata truffa. Tra le figure principali del quintetto e di quello che, secondo i piani, avrebbe potuto tradursi in un raggiro a sei zeri, vi è l’amministratore unico della società, un noto commerciante di Lugano attivo da anni sulla piazza, che secondo quanto emerge dall’inchiesta avrebbe ideato tutto. In una parola, sarebbe il mandante. Il commerciante, sulla sessantina, ha già ammesso le proprie responsabilità, ciò che gli ha risparmiato l’arresto. Dietro alle sbarre – e nel frattempo rilasciati – sono invece finiti lo scorso febbraio i diversi complici: un 34enne cittadino italiano residente nel Luganese, un 43enne e una 47enne, entrambi italiani residenti nella vicina Penisola. La donna sarebbe stata sospinta dal commerciante a prendere parte alle fasi materiali dell’incendio intenzionale. Un compito affidato poi principalmente a un cittadino campano – il quinto uomo indagato nell’inchiesta e l’ultimo ad essere arrestato – che si trova tuttora in detenzione in Italia. L’esecutore materiale ha tuttavia finora rifiutato di essere estradato in Ticino, come richiesto dalla procuratrice pubblica Lanzillo. Un’udienza su questo tema, che dovrebbe sciogliere ogni nodo, è prevista il prossimo mese di ottobre. Resta il fatto che, dal momento che il cittadino campano si trova in stato di detenzione, dovrebbe poter in ogni modo prendere parte fisicamente al processo. Banali, quanto efficaci, le modalità messe in atto dal correo per incendiare il negozio, dopo aver ricevuto la richiesta direttamente dal mandante: un accendino e una tanica di benzina cosparsa nel locale e sui capi d’abbigliamento presenti al White.
Secondo i piani, l’incendio divampato nella via del centro cittadino – che fortunatamente non ha provocato feriti – avrebbe dovuto essere archiviato dai pompieri di Lugano prontamente intervenuti sul posto come un episodio accidentale o scatenatosi per un sospetto cortocircuito. E così chi lo ha ideato avrebbe denunciato il caso alla compagnia di assicurazione che avrebbe con tutta probabilità ripagato l’equivalente della merce presente nel negozio e i danni prodotti dalle fiamme per una somma da capogiro, il valore della polizza assicurativa. Il mandante si sarebbe così arricchito indebitamente. Ma qualcosa è andato storto. I sospetti che si fosse trattato di un incendio doloso – anzi, intenzionale – sono affiorati presto e così gli inquirenti si sono messi sulle tracce dei responsabili, scoperchiando un disegno articolato che ha coinvolto diverse persone, le quali saranno rinviate a giudizio e dovranno rispondere della vicenda, ognuna secondo le proprie responsabilità. Cruciale, per gli inquirenti, ai fini dell’identificazione dei protagonisti e della ricostruzione delle diverse fasi dell’incendio messo in atto lo scorso 12 febbraio, è stato il sistema di videosorveglianza presente in centro città, così pure le videocamere private dei vicini commerci che confinano con il White. Ebbene, le immagini hanno catturato persino l’esecutore materiale del rogo, contribuendo alla sua identificazione e all’arresto: i diversi fotogrammi sono stati presi in esame e analizzati attentamente dagli inquirenti, portando a risolvere definitivamente il ‘giallo’. Le immagini hanno potuto contribuire a fare luce sui movimenti che hanno preceduto il rogo.Tutti gli indagati finiti sotto inchiesta hanno già rilasciato le loro versioni nei diversi interrogatori disposti dalla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo. Il quadro della vicenda appare insomma chiaro agli investigatori. L’ultimo tassello ancora da completare riguarda la posizione del cittadino campano agli arresti in Italia. Il caso potrebbe approdare in aula penale nei prossimi mesi, più probabilmente a inizio 2022.