Diverse centinaia di persone in visita alla camera ardente del sindaco di Lugano disposta a Palazzo civico. Quattro registri per omaggi e dediche
Stamattina, all'apertura della camera ardente e per almeno le prime due ore delle visite, la coda delle persone che hanno voluto tributare il proprio omaggio a Marco Borradori, morto mercoledì dopo un arresto cardiaco, arrivava oltre Piazza della Riforma, all'imbocco di via Nassa. Poi il flusso si è fatto più fluido ma sta proseguendo di ora in ora - c'è tempo ancora fino alle 22 e domani dalle 8 alle 22 per vedere per l'ultima volta il politico, scomparso prematuramente a 62 anni. Il cordoglio, silenziosamente e con compostezza, vede sfilare uomini, donne, giovani di ogni età; attendere il proprio turno e giungere davanti al feretro.
L'ultima immagine del sindaco, oltre il vetro della bara disposta sotto un gazebo bianco al centro del patio di Palazzo civico, restituisce il suo celebre volto, cravatta viola e un elegante completo scuro, le mani unite. Accanto al feretro una lunga rosa e davanti una corona di rose bianche e rosse. Dietro, a far da sentinella, un uomo del Corpo Volontari Luganesi, con la carabina messa di traverso e al suo fianco un ufficiale della Città. E poi tutt'attorno al recinto che delimita lo spazio allestito per la camera ardente, altre corone di rose con nastri sui quali sono indicati i mittenti dei rispettivi omaggi: la Lega dei Ticinesi, il Collegio degli esperti del Piano direttore della Nuova Lugano, i Taxi della Città di Lugano, "I tuoi City Angels", la Lega in Consiglio comunale, e altri ancora.
Patrick Bossola è uno dei rappresentanti del Corpo Volontari Luganesi in servizio. «Facciamo turni di due ore. Sono in molti ad entrare nel patio, arrivano a flusso continuo» - assicura, al suo quarto anno in seno all'organismo cittadino. «Se conoscevo Borradori? Certo, una persona che lascia un vuoto incolmabile. L'ultima volta l'ho visto per la festa del 1. agosto». Il nostro interlocutore osserva che i «fischi ricevuti durante la cerimonia devono avergli fatto parecchio male» e di aver visto quella sera un «sindaco insolitamente stanco. Sicuramente le pressioni ricevute in questi mesi hanno inciso». Uno dei due custodi di Palazzo civico, Paolo Medica, fa osservare dal canto suo quanto «quasi tutti coloro che hanno deciso di partecipare al momento di commiato hanno apposto una firma, una dedica e chi persino scritti di mezza pagina su uno dei quattro libri-registro disposti all'ingresso e all'uscita della camera ardente». Parole che resteranno impresse nella Storia.