Luganese

Primo agosto all'insegna dello scontro a Lugano

Come da previsione, la Festa nazionale si è tradotta di nuovo in una contrapposizione fra Municipio e autogestiti e collettivo ‘T'aspetto fuori’

La municipale (Ti-Press)
1 agosto 2021
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Lugano continua a vivere nello scontro politico più acceso, anche nel giorno della Festa nazionale. Durante la cerimonia per il Natale della Patria in piazza della Riforma, la breve introduzione del sindaco Marco Borradori prima e l'allocuzione della capodicastero Sicurezza Karin Valenzano Rossi poi sono stati subissati di fischi, proteste e slogan da parte dei detrattori del Municipio: gli autogestiti – rimasti orfani del centro sociale, dopo che a fine maggio l'ex Macello è stato inaspettatamente demolito – e gli aderenti all'appello del collettivo ‘T'aspetto fuori’, che alcuni giorni fa ha invitato a una protesta sotto forma di gara di fischi, ‘Cifola l'Aida’.

Mesi di tensione

La tensione in città è alta da diversi mesi, esacerbata da manifestazioni culminati in vandalismi e tafferugli e da una campagna elettorale particolarmente accesa sul tema. Il culmine è stato raggiunto la notte fra il 29 e il 30 maggio, con dapprima lo sgombero e poi la demolizione di parte dell'ex Macello. Atto, quest'ultimo, controverso in quanto non solo inatteso ma anche apparentemente eseguito senza la relativa autorizzazione. Quanto basta per causare critiche all'indirizzo dell'esecutivo luganese anche da fasce moderate della popolazione, oltre che avere come conseguenza una denuncia contro ignoti presentata dai Verdi. Il Ministero pubblico sta infatti indagando per abuso di autorità, violazione delle regole dell’arte edilizia e infrazione alla legge federale sulla protezione dell’ambiente. Cinque municipali – oltre a Borradori e Valenzano Rossi, anche il vicesindaco Michele Foletti, Lorenzo Quadri e Filippo Lombardi – sono stati interrogati come persone informate sui fatti, mentre il Municipio è stato anche segnalato alla Sezione enti locali del Dipartimento delle istituzioni. Da quasi due mesi, inoltre, si ripetono le manifestazioni – culturali e ricreative, ma anche di protesta – degli autogestiti, non senza arrecare talvolta disturbo alla quiete pubblica.

Borradori: ‘Applausi sono luce che sovrasta buio’

In questo contesto, l'esecutivo di Lugano ha deciso di far fare l'allocuzione anche quest'anno a un municipale, piuttosto che a un ospite esterno o – se l'intenzione era di optare per un politico locale – alla prima cittadina, come capitato altrove. Una scelta che a taluni è apparsa infelice, se non provocatoria, tant'è che fin da subito è stato espresso qualche malumore prevalentemente sui social e la tensione è cresciuta in particolare negli ultimi giorni, dopo che è stata annunciata la protesta a suon di fischi. Nulla di inatteso quindi: terminato l'intermezzo musicale della Civica Filarmonica di Castagnola, iniziato attorno alle 20.30 in un clima sereno e in una piazza popolata anche da turisti tranquilli, alle 21, quando ha preso parola il sindaco sono comparsi i manifestanti. «Il dissenso ha ragione di esistere» ha detto Borradori venendo già fischiato, prima di paragonare tuttavia il dissenso fischiato al buio: «Coi vostri applausi ci fate vedere che la luce sovrasta il buio».

Sì, in piazza della Riforma ci sono stati anche applausi. Diversi, in particolare, i rappresentanti della Lega dei ticinesi presenti in piazza: consiglieri comunali presenti e passati, e anche qualche volto noto non solo di Lugano. Non è mancato qualche momento di tensione fra le due tifoserie, presto rientrato anche grazie all'intervento della polizia che ha in breve tempo allontanato i manifestanti da piazza della Riforma a piazza Manzoni. Da lì tuttavia i fischi hanno continuato a imperversare, in particolare quando a prendere la parola è stata la municipale. Lungo e articolato il suo discorso, con numerosi riferimenti al dialogo, alla discussione, al confronto. Un confronto che tuttavia a Lugano, e questa sera si è purtroppo notato di nuovo, non c'è.

Numerosi riferimenti ai fischi nel discorso di Valenzano Rossi

Anche per Valenzano Rossi manifestare idee e posizioni diverse sarebbe legittimo, «soprattutto se dal confronto si vuole che nascano soluzioni. Diverso invece, se la contestazione e gli strali sono fini a sé stessi, ma allora significa che il fine perseguito non è affatto legittimo». Altro riferimento a chi l'ha fischiata, pochi istanti dopo, quando citando il mito nazionale ha detto: «Guglielmo Tell non fischiò, non lanciò strali, non inneggiò alla rivolta ma rimase libero di non riverire l’autorità». «Lugano è una Città accogliente – ha aggiunto poi la municipale –, che non vuole una cultura univoca. Lugano, malgrado le accuse di questi giorni, ha una visione culturale ‘al plurale’, come la definiva il sociologo Michel de Certeau. Lo spazio pubblico è forse il luogo più adatto nel quale coltivare il dialogo. Dialogare comporta la capacità di ascoltare, mettersi in gioco, sospendere il giudizio, superare i pregiudizi, mediare, trovare un punto di incontro o, anche, accettare di non essere d’accordo».

«Il nostro impegno è, e sarà anche in futuro, quello di aprire tutti i canali per evolvere e crescere nell’ampio e aperto spazio di democrazia a disposizione, nel rispetto ovviamente delle comuni regole di civiltà» ha aggiunto la municipale, alzando il braccio verso coloro che ancora la stavano fischiando. E il discorso di Valenzano Rossi ha citato ancora un paio di volte i critici: «Si votò (riferendosi alla nascita della Svizzera moderna nel 1848, ndr), non si fischiò coralmente e non si inneggiò alla rivolta»; «votarono, simbolicamente, non fischiarono e non inneggiarono alla rivolta» ha detto invece riferendosi alla simbolica azione di protesta delle donne luganesi nel 1957, contro l'imposizione del servizio civile obbligatorio per il gentil sesso. L'allocuzione è terminata ridando la parola alla Filarmonica di Lugano – che ha suonato senza fischi in sottofondo – che prima di eseguire l'inno svizzero si è cimentata nel ‘Tutto cangia il ciel s’abbella’: «Il meraviglioso finale dell’opera del Gugliemo Tell che descrive la fine della tempesta e celebra magistralmente l’indipendenza, la libertà e la bellezza del nostro Paese».

Un peccato che nella Lugano di oggi sia stata forse sprecata un'occasione, oggi, per avvicinarsi alla fine della contrapposizione e della «tempesta».

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