Procede a ritmo serrato l'inchiesta penale sulla demolizione della sede degli autogestiti. Presto saranno sentiti i municipali di Lugano
Primi interrogatori, dai quali prevarrebbe perlopiù un atteggiamento allo "scaricabarile". Sarebbe questa, una prima - e ancora parziale - risultanza dell'inchiesta condotta dal procuratore generale, Andrea Pagani e dal procuratore pubblico capo, Arturo Garzoni, avviata per far luce su eventuali responsabilità penali in seguito alla demolizione dell'ex Macello di Lugano, sede degli autogestiti, nella notte di sabato 29 maggio. All'indagine, il Pg starebbe dedicando massima priorità da una decina di giorni, ricostruendo passo a passo la cronologia e gli eventi sfociati nel clamoroso abbattimento dello stabile. Un'inchiesta che si preannuncia complessa, non da ultimo per gli apparati coinvolti nella vicenda: quello politico-istituzionale e quello giudiziario.
Il procedimento penale avviato dalla Magistratura, anche sulla scorta della denuncia sporta dai Verdi, è contro ignoti. Le ipotesi di reato riguardano la violazione intenzionale, subordinatamente colposa, delle regole dell'arte edilizia e infrazione alla legge federale sulla protezione dell'ambiente. Gli inquirenti non hanno escluso la possibilità di approfondire eventuali abusi di potere da parte delle autorità. Intanto, i municipali di Lugano, dovrebbero essere interrogati dagli inquirenti la prossima settimana. Rappresentante legale dell'autorità cittadina è l'avvocato Elio Brunetti, che abbiamo cercato di raggiungere senza esito. Intanto, il Corriere del Ticino ha riferito che, dopo aver interpellato alcune delle ditte intervenute la notte del 29 maggio all'ex Macello, l'ipotesi della demolizione del solo tetto - tesi, questa, sostenuta in estrema sintesi dal Municipio di Lugano - non è mai stata loro ventilata. Numerose rimangono le domande aperte alle quali l'inchiesta della Magistratura dovrà far luce.