Due arresti e nove indagati nella maxi inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza. Perquisizioni anche a Lugano, nella fiduciaria dove lavora il ticinese.
È svizzero uno dei due cittadini arrestati oggi in Italia per corruzione fra privati, frode fiscale e riciclaggio internazionale, da parte degli uomini della Guardia di finanza (Gdf) nell'ambito di una inchiesta denominata ‘Swift-My-Cash’. Lo riferiscono i media italiani. Le fiamme gialle hanno eseguito una ordinanza del gip del Tribunale di Milano nei confronti di due professionisti, un fiduciario ticinese per l'appunto e un consulente lombardo, accusati di aver riciclato in concorso con altre sette persone oltre 21 milioni di euro provenienti da frode fiscale, gestiti in paradisi fiscali su fondi cifrati off-shore. Soldi poi trasferiti attraverso operazioni simulate tra società statunitensi ed europee con conti correnti radicati tra in svariati Paesi, fra i quali: Svizzera, Austria, Cipro, Inghilterra, Canada, Ungheria, Germania, Slovacchia, Bahamas e Isole Mauritius. Oltre agli arresti sono stati effettuate diciotto perquisizioni nelle province di Como, Varese, Bergamo, Milano, Perugia, Genova e Torino. I due arrestati, secondo nostre informazioni, sono fratelli comaschi.
Ma perquisizioni non sono avvenute solo in Italia oggi. Stando alle informazioni fornite dalla Gdf una di queste, in collaborazione con la Polizia cantonale, è stata effettuata anche a Lugano, nella sede della fiduciaria il cui lavora il ticinese arrestato e nella sua abitazione. Ticinese che, stando sempre alla Gdf, sarebbe l'indagato principale nell'inchiesta. Il buon esito dell'inchiesta, sostiene la Procura di Milano, deriva dalla stretta collaborazione con le autorità ticinesi. Collaborazione che ha consentito di ottenere riscontri utili in Ticino. In particolare, le fiamme gialle hanno accertato anche l'emissione di fatture false per 1,7 milioni di euro messe a disposizione dal fiduciario ticinese. Globalmente, il gip di Milano ha emesso anche un decreto di sequestro preventivo su beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 14,7 milioni di euro.
Al centro dell'inchiesta una multinazionale milanese operante nel settore della fabbricazione e commercializzazione di valvole industriali, che per il tramite del consulente arrestato avrebbe creato fondi neri all'estero per avere risorse finanziarie utile per pagare tangenti. Stando all'accusa a gestire i fondi neri sarebbe stato il fiduciario ticinese al quale gli inquirenti milanesi addebitano il pagamento di due tangenti, entrambe versate su un conto corrente aperto in una banca di Lugano, intestato ad direttore acquisti di una importante impresa energetica francese attiva nell'estrazione e lavorazione di prodotti petroliferi. Le due tangenti di 740mila e 417mila euro avrebbero consentito alla multinazionale milanese di aggiudicarsi dall'impresa francese una commessa da oltre 20 milioni di euro con un vantaggio di oltre 11,5 milioni di euro. La gendarmeria francese ha eseguito perquisizioni nell'abitazione e nell'ufficio dell'impresa del dirigente transalpino accusato di aver intascato le due tangenti.