Le immagini catturate dalla videosorveglianza mostrate in aula dalla Corte delle Assise correzionali. Pena pecuniaria per una 28enne
Il video vede un uomo atterrare una donna (la madre dei suoi figli) e strapparle il telefono da lei sottratto e l'imputata (nuova fidanzata del complice) partecipe sulla scena dell'aggressione. La vicenda, accaduta nel 2015 in pieno centro a Lugano, in via Bagutti, e in pieno giorno, è stata ricostruita stamane davanti alla Corte delle assise correzionali di Lugano. Accusata di rapina, una 28enne brasiliana, ospite di un centro di accoglienza, che ha respinto ogni accusa. «Io non ho rapinato né aggredito nessuno. Mi sono trovata in mezzo e il mio sbaglio è stato di intervenire in aiuto del mio fidanzato, al quale la donna aveva rubato un telefonino dall'auto» - ha dichiarato l'imputata. Gravi le conseguenze per la vittima: segni di strangolamento, lieve trauma cranico, e una contusione toracica.
La Corte, presieduta dal giudice Siro Quadri, non ha creduto alla versione dell'imputata e ha pronunciato una sentenza di condanna nei confronti della 28enne per il reato di rapina, accogliendo così integralmente il decreto d'accusa del procuratore pubblico, Nicola Respini: una pena pecuniaria di 120 aliquote giornaliere da 30 franchi l'una per un totale di 3 mila 600 franchi, posta al beneficio della sospensione condizionale per un periodo di prova di due anni. Il magistrato ha evidenziato come la donna abbia preso parte alla rapina, trattenendo le gambe della vittima durante la colluttazione e come la donna in aula oggi abbia raccontato «un sacco di frottole». La sentenza ha chiarito il movente della rapina del telefonino. La vittima aveva filmato con il cellulare il padre dei suoi figli con il quale era in lite alla guida dell'auto, per portare la prova che guidasse nonostante gli fosse stata tolta la patente. Di qui la violenta reazione dell'uomo - che sarà processato separatamente per questa stessa vicenda - alla quale ha preso parte anche la 28enne brasiliana. Vana l'arringa della difesa, sostenuta dagli avvocati Stefano Lappe e Nicolò Canova, che aveva chiesto il proscioglimento dal reato di rapina e una pena mite per quanto attiene ad alcuni soggiorni illegali in Svizzera compiuti dalla sua cliente, anch'essi confermati dal giudice.