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C'era una volta il 'gipfel azzurro'

Ambizioni e declino del Ppd nei comuni di collina: risponde Ignazio Bonoli

Ti-press
14 maggio 2021
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Lo chiamavano "gipfel azzurro", con riferimento alla sua forma geografica a mezzaluna, proprio come il cornetto che si mangia col cappuccio, e al suo colore politico: l'azzurro del Ppd (nel frattempo virato sull'arancione). Una periferia collinare, sul lato nord-ovest dell'agglomerazione cittadina luganese, estesa da Sorengo a Porza grossomodo, piuttosto omogenea di cui una ventina d'anni fa si teorizzava l'aggregazione creando un nuovo Comune, alternativo e complementare alla 'Grande Lugano' che stava nascendo. Di questa idea, cestinata nel 2004 in seguito alla 'perdita' di Breganzona, che finì per aggregarsi con Lugano, oggi non resta praticamente nulla: il Ppd, è ancora saldo in alcune sue roccaforti, ma altre le ha perse e il 18 aprile ha lasciato sul terreno municipali, consiglieri e maggioranze assolute. Porza era già 'passata' ai liberali, a Vezia il Ppd non esiste più e il sindacato del cristiano-sociale Bruno Ongaro (Alternativa popolare-democratica, uscita sconfitta) è più che mai minacciato dai liberali che con Bruno Riva puntano dritti verso il ballottaggio forte della maggioranza assoluta in Municipio, conquistata proprio a spese del secondo municipale Apd. Seggio perso in Municipio per gli azzurri pure a Sorengo, assieme alla maggioranza assoluta (ora ci sono 2 Ppd, 2 Plr e 1 sinistra) mentre a Muzzano il Ppd è nel frattempo sparito, parzialmente sostituito da una lista civica. Tiene duro un pezzo di gipfel, sia pure tra qualche sofferenza. A Massagno il partito di ispirazione cristiana resta maggioranza assoluta in Municipio (ha perso solo un consigliere comunale) come pure a Savosa dove il Ppd ha invece 'guadagnato' un consigliere. 

Vicini ma distanti

Insomma i tempi del gipfel sono passati sulla collina ovest. Fu una occasione perduta? Abbiamo girato la domanda a un Ppd illustre: Ignazio Bonoli, economista, già primo cittadino del Canton Ticino (nel 2001 presiedette il Gran consiglio, di cui fu membro per 16 anni), per una ventina d'anni sindaco di Breganzona, prima della aggregazione de suo paese con Lugano. "In realtà il gipfel, come veniva chiamato, non venne mai stato preso sul serio, tant'è vero che prima della fusione con Lugano andai a chiedere a Massagno se si potesse fare un discorso del genere, però con i vicini non ci fu niente da fare". Perché? "Con Massagno non riuscivamo ad andare d'accordo, mai capito il perché, e dire che eravamo il miglior cliente della loro Azienda elettrica...  a mio avviso sono sempre stati chiusi su loro stessi, mai avuto una visione, parlo del Municipio di allora naturalmente. In seguito si rivolsero maggiormente verso Savosa. Forse Breganzona era troppo grossa, si temeva che potesse portare degli squilibri o qualcosa del genere. Anche quando costruirono il centro sportivo di Valgersa, con la piscina, che per un pezzo di terreno è Breganzona cercammo di inserirci nel discorso, proposi che il nostro Comune avrebbe potuto partecipare come finanziatore, ma non ci fu niente fare.

La 'perdita' di Breganzona fu gravida di conseguenze per gli equilibri sulla collina. "Chiaro, avremmo potuto 'tirare dentro' anche Muzzano, che... non sa più da che parte andare, e sicuramente sarebbe stata una buona cosa. Non necessariamente con una fusione dei comuni, ma almeno con una cooperazione più intensa su quell'arco territoriale. Bisogna dire che un tipo di aggregazione collinare, o almeno una pianificazione su scala più vasta nei nostri comuni non era 'vista' a Bellinzona, e qui voglio ricordare che l'allora capo della Sezione enti locali venne poi assunto dalla Città di Lugano...".

Gente nuova

Ci fu anche una perdita di consensi per il Ppd. "Quando il comune si fa più grande, diventa difficile. Per quanto riguarda Breganzona, ci fu uno sviluppo molto intenso e arrivò molta gente che non sapeva nulla del posto. Per dire, arrivarono di colpo 400 nuovi residenti in appartamenti sussidiati... il che cambiò un po' le cose in paese. Molti stranieri, molti neo-svizzeri, stava diventando tutto un altro tipo di comune e noi come Ppd non avevamo più una organizzazione di partito, a differenza di Massagno che ha resistito più a lungo... Anche se nel primo voto dopo la fusione il Ppd ebbe la maggioranza dei voti, sia pure di poco. Ma erano sempre elezioni combattute. Eravamo sempre lì: una volta noi, una volta i liberali, una volta la Lega. A un certo punto il 40% degli abitanti non pagava le imposte, e arrivammo col moltiplicatore vicino al 90%. Le finanze in seguito migliorarono, ma un certo punto il Municipio non funzionava più, c'era una opposizione interna. Alla fine l'aggregazione venne accettata con uno scarto di 60 voti su circa 2'000, io stesso ero un po' sfiduciato perché anche diversi Ppd erano favorevoli". Un bilancio 20 anni dopo? "Noto che un tremendo aumento della burocrazia, una scarsa vicinanza, uno scarso rispetto della legge, che l'ufficio tecnico della città non riesca ad applicare le i regolamenti a meno che non si faccia ricorso. Certo, avessero tabilito un po' meglio la funzione dei poli e dei comuni circostanti si sarebbe potuta evitare quella che considero una colonizzazione... le dico solo che il giorno dopo la votazione sulla nostra casa comunale c'era già la bandiera di Lugano".