Condannato per coazione sessuale a 16 mesi sospesi e all'espulsione dalla Svizzera cittadino bosniaco di 69 anni
Tra loro c'era un solido legame di amicizia affettivo e familiare che durava da vent'anni. Eppure, un giorno dello scorso novembre quella fiducia è stata tradita: lui, 69 anni, cittadino bosniaco, ha abusato di una connazionale 32enne affetta da debilità mentale di tipo medio grave e incapace di determinarsi sessualmente. L'anziano, sulla via pubblica a Paradiso, ha sfruttato l'effetto sorpresa e il fatto che la donna fosse sola per trascinarla in un luogo più discosto, per poi toccarla nelle parti intime sopra i vestiti e baciarla sulla bocca contro la sua volontà.
Sedici mesi di detenzione sospesi con la condizionale per due anni e 5 anni di espulsione dalla Svizzera è la pena inflitta dalla Corte delle assise correzionali di Lugano nei confronti dell'imputato, reo confesso. La giudice, Francesca Verda Chiocchetti, ha riconosciuto colpevole l'uomo di coazione sessuale: «Vi è stato un modo costrittivo». La Corte non ha inoltre avvertito un pieno pentimento da parte dell'imputato, che «ha sfruttato la vittima come un oggetto». L'imputato dovrà versare 1000 franchi alla vittima per torto morale.
In mattinata, durante l'interrogatorio, la giudice ha chiesto al 69enne, in stato di detenzione preventiva da quattro mesi, se avesse capito dei problemi mentali della donna. «Avevo capito che aveva difficoltà, ma con me parlava». Ma aveva capito che aveva un ritardo mentale? «Vedevo che non era troppo a posto, ma non era al cento per cento ritardata. A lei piaceva la donna? «Potrei essere suo padre, è l'ultima cosa....». Cionondimeno ne ha approfittato. «Non so spiegarmi cosa mi è successo quel giorno. Non c'era premeditazione, è avvenuto così, sulla strada. Ho parlato con il padre e con la donna, per scusarmi. Sua madre invece non ha accettato di parlare».
Durante l'inchiesta, l'imputato ha cercato di screditare la vittima, asserendo che amava parlare di sesso e guardare film pornografici. Una tesi respinta dalla procuratrice pubblica, Margherita Lanzillo. Il magistrato ha evidenziato: «La donna ha un'età cognitiva di soli 4-5 anni. Ciononostante ha raccontato in modo coerente quanto ha subìto». Rivolgendosi all'imputato, la pp ha esclamato: «Mi piacerebbe che lei andasse ad approfondire i motivi che l'hanno spinta a compiere questi atti. Spero che chiederà aiuto, perché potrebbero ripetersi». Il magistrato ha richiesto una condanna di 16 mesi sospesi e l'espulsione dalla Svizzera per 5 anni per il reato di coazione sessuale, in subordine di atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere.
L'avvocato Marco Masoni, in rappresentanza dell'accusatrice privata, ha evidenziato dal canto suo: «l'imputato ha agito con bassezza, sfruttando la conoscenza di anni e sfruttando la sua età cognitiva prescolare. In pochi minuti ha tradito la fiducia della vittima e dei suoi genitori, amici di lunga data, solo per soddisfare i suoi impulsi sessuali. La donna soffre di gravi incapacità mentali». Ancora il legale: «Dalle dichiarazioni rilasciate oggi in aula, l'imputato non sembra aver capito la gravità dei suoi atti».
In difesa dell'imputato, l'avvocatessa Fabiola Malnati, si è battuta per la seconda e meno grave ipotesi accusatoria prospettata dalla procuratrice pubblica: atti sessuali e non coazione sessuale, «poiché non vi è stato un atto grave di violenza. La vittima non ha allontanato il pericolo principalmente per un suo limite cognitivo e non per un atto coercitivo particolarmente violento da parte dell'imputato». L'imputato, al termine del processo, ha dichiarato: «quel che è successo non lo dimenticherò. Mi dispiace dello choc vissuto dalla donna, uno choc che ho vissuto anch'io. Penso che lei mi perdonerà. Mi rivolgerò a specialisti per capire quel che ho fatto».