Un 48enne imprenditore danese ha falsificato i bilanci della sua società per attestare il diritto all'ingente somma. 'Risarcirò entro tre mesi'
«Perché l'ho fatto? Cercavo di salvare la società, cercavo soldi per sviluppare il mio progetto». Così un imprenditore danese 48enne ha giustificato il suo agire nel perpetrare una truffa di 465 mila franchi ai danni della cooperativa di fideiussione solidale che ha anticipato l'ingente somma per la Confederazione. L'uomo, nel marzo di un anno fa, dopo aver appreso della possibilità prevista dall'Ordinanza federale concernente la concessione di crediti e fideiussioni solidali in seguito al Coronavirus, ha falsificato i bilanci della sua società della quale è presidente del consiglio di amministrazione con diritto di firma individuale, facendo figurare sul documento di richiesta che la sua azienda raggiungeva una cifra d'affari di oltre 10 milioni di franchi. Niente di più falso. Per convincere gli erogatori del credito ha infatti manomesso il bilancio 2019 della sua società e così ha ottenuto l'importante somma.
Stamane la vicenda è approdata davanti alla Corte delle assise correzionali di Lugano. Il 48enne, reo confesso, arrestato lo scorso settembre e in carcere preventivo da sei mesi, è stato condannato con rito abbreviato a 24 mesi di detenzione posti al beneficio della sospensione condizionale e all'espulsione dalla Svizzera per 5 anni. «Dei soldi che ne è stato?» - ha chiesto il giudice Amos Pagnamenta all'imputato. «Abbiamo pagato fatture e investito in un progetto in Kenya, che sta andando bene. Conto di risarcire l'accusatore privato entro tre mesi» - ha promesso l'imprenditore, difeso dall'avvocato Diego Della Casa. L'atto d'accusa, stilato dalla procuratrice pubblica, Chiara Borelli, e la condanna contemplata dal magistrato, sono stati integralmente confermati dalla Corte.