Luganese

Sottratti 30 milioni a un imprenditore di Lugano

Sotto inchiesta a Como un falso promotore finanziario piemontese che ha raggirato anche un ex poliziotto valtellinese

Un raggiro in contanti (Ti-Press)
21 febbraio 2021
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È all'esame della Procura di Como un complesso raggiro giocato sull'asse Lugano-Como-Sondrio-Milano, passando per Montecarlo, Sion e Barcellona, che a un imprenditore abruzzese residente da una ventina d'anni in riva al Ceresio sarebbe costato 30 milioni di euro estortigli dal 2012 al luglio 2019. Un intrigo internazionale al centro del quale c'è un 60enne promotore finanziario di Cuneo (Piemonte) che con raggiri vari commessi ai danni dell'imprenditore residente a Lugano – uscito dal carcere l'anno scorso dopo aver in parte scontato una condanna per bancarotta di un gruppo societario piemontese – è riuscito a farsi consegnare l'ingentissima somma. Il 60enne è accusato di truffa aggravata, oltre che di vari altri reati finanziari fra cui il traffico illegale di valuta.

L'hotel per disabili e le pizze

L'ingente somma nell'arco degli anni sarebbe stata trasferita da Lugano a Cuneo in contanti. Vittima anche un ex poliziotto valtellinese, rimasto paralizzato in seguito a un incidete stradale avvenuto una ventina d'anni fa a Erba. Ex poliziotto che sognava di realizzare in Valtellina un hotel per disabili. Ci ha rimesso un paio di milioni di euro, fagocitati dal 60enne piemontese che stando alla denuncia presentata dall'avvocato comasco Fabio Ansideri, nel 2012 ha convinto l'imprenditore abruzzese a finanziare un innovativo progetto per la preparazione rapida della pizza. Un'idea mai decollata, costosissima per la presunta vittima coinvolta anche nella costituzione di una fondazione svizzera a scopo solidaristico, alla quale avrebbe dovuto partecipare anche un filantropo piemontese disposto a finanziare l'iniziativa con un lascito di 7 milioni di euro.

Il telefonista si pente

Nell'incredibile storia irrompe anche una fantomatica segretaria del filantropo che all'imprenditore abruzzese ha raccontato di aver ricevuto minacce di morte. Minacce che avrebbero investito anche l'imprenditore di Lugano il quale, spaventato, ha installa telecamere di sorveglianza nella propria abitazione; impianto al quale avrebbe avuto accesso anche il promotore finanziario: in grado di conoscere i movimenti, stando all'accusa con l'aiuto di un complice avrebbe organizzato finte telefonate minatorie. Per tranquillizzare l'imprenditore abruzzese il promotore finanziario si è anche spacciato per un agente segreto di una fantomatica organizzazione internazionale composta dai servizi segreti italiani, svizzeri e spagnoli. Una castello di carta che sarebbe crollato dopo il pentimento del telefonista che ha raccontato tutto all'imprenditore abruzzese.