Luganese

Ex direttore Arl assolto, l'azienda farà ricorso

Non ha per nulla convinto la motivazione verbale del giudice che ha scagionato il 69enne dall'accusa di ripetuta amministrazione infedele

Il capannone Arl a Tesserete (Ti-Press/Archivio)
28 ottobre 2020
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«Impugneremo la sentenza al Tribunale d'appello». Queste le parole di Gianmaria Frapolli, presidente del Consiglio di amministrazione delle Autolinee Regionali Luganesi Sa (Arl) al termine della seduta di stasera all'indomani della sentenza pronunciata lunedì da Marco Kraushaar, giudice della Pretura penale, che ha prosciolto Curzio Bernasconi, 69 anni, ex direttore dell'azienda di trasporto, dalle accuse di amministrazione infedele ripetuta e in parte aggravata. Una seduta in cui Il CdA ha quindi deciso di contestare la sentenza, la cui motivazione verbale aveva convinto nemmeno l'avvocato di parte civile Costantino Castelli. Il dibattimento si è tenuto lunedì in Pretura penale a Bellinzona. Il proscioglimento dell'imputato ha fatto parecchio discutere siccome era stato proprio il CdA a segnalare le 'stranezze' contabili al Ministero pubblico. Stranezze emerse dopo che Bernasconi era stato fortemente 'invitato' a rassegnare le dimissioni a seguito dei conflitti sorti con il Cantone, in particolare con il Dipartimento del territorio (Dt) e il Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport (Decs).

'Stranezze' contabili segnalate in Procura

Ma andiamo con ordine. Curzio Bernasconi, secondo il giudice, non ha commesso alcun reato nell’aver fatto lavorare tre dipendenti dell’azienda, per una decina di mesi, nella ristrutturazione di un rustico di proprietà della moglie, allo scopo di compensare le vacanze e le ore di straordinario, anche se non ha avvertito preventivamente il CdA. In sostanza, il giudice ha accolto la richiesta formulata in sede di arringa dall’avvocato difensore Marco Broggini. Ai vertici dell'azienda che avevano segnalato le stranezze contabili al Ministero pubblico la sentenza è però andata di traverso. Allo stesso modo non sono piaciute la spiegazioni del giudice, secondo cui era prassi consolidala all'interno della Arl Servizi Sa impiegare una parte del personale anche in interventi esterni a favore di terzi. Una prassi nota ai vertici dell'azienda che erano a conoscenza dei lavori effettuati dai dipendenti all'esterno. Nel caso concreto però, gli interventi richiesti hanno favorito l'ex direttore che ha scaricato le ore di lavoro degli impiegati sulle Arl.

Fanno breccia le tesi difensive

È stata una crassa violazione dei suoi doveri quella dell'imputato, stando alla tesi del procuratore pubblico Daniele Galliano, che lunedì nel corso del dibattimento a Bellinzona ha chiesto nei confronti di Bernasconi una pena pecuniaria sospesa per un periodo di prova di due anni. Un imputato che secondo l'accusa, ha privilegiato i propri interessi rispetto a quelli dell'azienda che aveva amministrato per oltre 30 anni. Non solo. Avrebbe pure abusato e approfittato dell'ampia autonomia che gli concedevano i vertici delle Arl, impiegando in maniera occulta il personale per scopi personali causando un danno economico di circa 130'000 franchi. Il legale dell'imputato ha invece replicato sottolineando l'incensuratezza del proprio assistito che ha sempre operato nel pieno dell'autonomia nella gestione del personale.  Bernasconi non doveva pertanto chiedere il permesso ai vertici delle Arl visto che tutti all'interno dell'azienda sapevano dell'impiego del personale della Arl Servizi Sa a favore della stessa Arl e per lavori esterni, ristrutturazione del rustico della moglie compresa. Gli argomenti proposti nell'arringa hanno convinto il giudice.

Quel bisticcio con il Cantone

C'è voluto qualche mese ma alla fine si è chiuso con un “Happy end” il braccio di ferro innescatosi verso la fine agosto del 2017 fra le Arl Sa e il Decs. Dalla ripresa delle attività scolastiche, nel gennaio successivo, gli allievi della Media di Pregassona sono tornati ad essere trasportati dall'azienda. Il motivo del contendere? L’assenza di un Contratto collettivo di lavoro (Ccl) in Arl. La richiesta esplicita di un Ccl era stata formulata dalla Confederazione e confermata dal tribunale che aveva accolto il ricorso di una concorrente che si era aggiudicata la linea contestata. L’altra questione era relativa al rifiuto dell’azienda di Viganello di rinegoziare al ribasso, come avevano fatto tutte altre ditte ticinesi, le condizioni della concessione federale decennale in scadenza alla fine del 2018. Tanto che il Dipartimento del territorio (Dt) aveva pubblicato in maggio sul Foglio ufficiale svizzero (Fus) l’intenzione di mettere a concorso le linee di Arl. La vertenza fra Decs e Dt, da una parte e Arl Sa, dall’altra, era sfociata, lo ricordiamo, con la prova di forza dell’azienda che, a fine agosto 2017 aveva inviato i bus presso le Medie di Pregassona, malgrado gli fosse stata revocata l’autorizzazione.