Luganese

La Città di Lugano e un rafforzato senso di prossimità

Un ciclo di incontri destinati alle persone over 65 evidenziano le fragilità di una generazione dove il Covid-19 ha colpito duro, non solo in termini epidemiologici.

Il Covid e una nuova normalità (Ti-Press)
29 settembre 2020
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C'è tanta voglia di tornare alla vita precoronavirus fra chi ha superato i canonici 65 anni. Stretta fra la paura della malattia e l'invito 'al letargo' un'intera generazione si è vista all'improvviso depauperata di libertà e sicurezza. Passa, dunque, anche dalla volontà di ricreare un rapporto fisico, di cui se ne è sentito tanto il bisogno durante il lockdown, il ciclo di incontri informativi promossi da Pro Senectute Ticino e Moesano in collaborazione con la Divisione socialità della Città di Lugano e con i partner Atte (Associazione ticinese terza età), GenerazionePiù e Acsi (Associazione consumatori e consumatrici della Svizzera italiana). «I nostri anziani – ha spiegato il direttore dell'ente nato cento anni fa, Gabriele Fattorini – hanno vissuto un periodo particolarmente difficile durante l'emergenza sanitaria. Tutti noi abbiamo lavorato per rendere questo periodo meno duro possibile, sostenendo concretamente chi si trovava nel bisogno, soprattutto nel periodo peggiore della crisi. Oggi abbiamo una situazione relativamente buona dal punto di vista del numero dei contagi, ma è molto importante tenere alta la guardia prestando attenzione a tutte le misure di protezione. Sappiamo però, perché lo sentiamo quotidianamente, che i nostri utenti hanno un gran bisogno di tornare a una certa normalità».

Attorno a Pro Senectute un pianeta anziani da 17mila persone

'Parliamone', è il titolo dell'iniziativa, si compone dunque di cinque incontri-conferenze che si terranno fra l'autunno e la primavera: «L'obiettivo – ha aggiunto Fattorini che ci spiega come attorno alla Pro Senectute gravitano circa 17mila persone (di cui il 65% donne) – è quello di fornire dei momenti informativi su temi interessanti che riguardano la propria salute, ma anche il proprio quotidiano e permettere alle persone di uscire di casa e confrontarsi con degli specialisti». Si comincerà, nei cinque quartiere interessati, il 7 ottobre con un tema fra i più caldi, la Posta di Besso. Per passare poi l'11 novembre a Cassarate al tema legato alla salute, e da qui all'alimentazione (19 gennaio a Molino Nuovo), alle emozioni (3 febbraio a Pregassona) e alle truffe (9 marzo a Breganzona). Eventi il cui numero, per le disposizioni vigenti in materia di protezione, è chiuso ed è quindi indispensabile l'iscrizione (sulla piattaforma www.prenota.lugano.ch oppure telefonicamente allo 091 912 17 17). «Siamo certi – ha voluto sottolineare il direttore che a breve passerà la mano – che questa 'prima' possa avere continuità nel tempo e magari suscitare anche l'interesse di altri Comuni».

Un Comune, Lugano, confrontato con una popolazione, facente parte della terza e quarta età, che tocca circa il 23% del totale: «Molti tra loro – ha evidenziato il capodicastero Formazione, sostegno e socialità, Lorenzo Quadri – sono attivi, perché in buona salute, e vivono il territorio, specialmente quello legato al contesto abitativo, contribuendo spesso alla comunità locale tramite il volontariato e il coinvolgimento nella vita associativa. Essere vicini ai cittadini, specie in un periodo particolarmente difficile impostoci dalla crisi sanitaria, è per noi una priorità. È proprio ora che vi è necessità di offrire un sostegno e un'attenzione particolare a chi ha risentito maggiormente delle misure del distanziamento sociale e ha avvertito lo spostamento delle relazioni sociali dal personale al virtuale durante la pandemia». Una situazione di isolamento forzato che ha compromesso rapporti e benessere, soprattutto psicologico. «Il senso di prossimità – è la strada indicata dal municipale – va quindi rinforzato anche tramite un lavoro nei quartieri, dove del resto si svolge la maggior parte della vita quotidiana degli anziani, affinché si possano ristabilire le relazioni interrotte e ripartire insieme con un'altra coscienza forte della solidarietà di chi ci sta attorno». Un percorso cominciato peraltro dalla Divisione socialità quattro anni fa tramite il progetto 'Quartieri inclusivi e partecipativi', «avviato sull'onda dell'esigenza di agire localmente e in prossimità della popolazione per stimolare la partecipazione dei cittadini alla vita del proprio quartiere e rafforzare il senso di appartenza e di comunità. L'evoluzione del progetto – ha concuso Quadri – da allora ha visto l'ideazione e il lancio di varie iniziative a favore della diverse fasce della popolazione e dello scambio intergenerazionale, allo scopo di attivare volontari, fare rete e creare momenti di socializzazione».