A causa della crisi dovuta alla pandemia, i dipendenti della nota ditta di moda sono passati da 110 a 79
Licenziamenti e fatturato in calo. Neanche la Philipp Plein – casa di moda dell'omonimo stilista con sede a Lugano – è passata indenne dalla pandemia e dalla relativa crisi economica. Come riferito in un'intervista apparsa su '20 Minuti' dallo stilista germanico stesso, in Ticino i licenziamenti sono stati una trentina. L'organico a Cassarate è passato infatti da 110 a marzo ai 79 odierni.
"Abbiamo dovuto ridurre l'organico del 20 per cento nei negozi – ha spiegato Plein –. Questo a fronte di un calo del fatturato molto maggiore, dell'80 per cento". In Ticino l'azienda ha potuto far capo al lavoro ridotto, ma questo non è bastato: "n assenza di prospettive, non licenziare è immorale. Tenere un dipendente a spese dei contribuenti, sapendo già che lo lascerò a casa una volta terminati gli aiuti? Altri lo fanno. Io non ho voluto".
Posizioni controverse, come lo sono stati diversi altri episodi negli scorsi anni che hanno interessato il marchio. In particolare, in Ticino, vi erano state polemiche con i sindacati dovute ai ritmi di lavoro forsennati – emerserso anche diverse testimonianze di ex dipendenti – e orari di lavoro al limite della legge.
Riguardo ai licenziamenti, già a inizio aprile ne erano stati annunciati 7, suscitando l'indignazione dell'Ocst che aveva sottolineato come gli aiuti pubblici fossero concepiti proprio per evitarli.